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29 marzo 2024

Per non dimenticare

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Alberta Bellussi | commenti |

chernobyl


PER NON DIMENTICARE….


30 anni fa si verificava l’incidente nucleare più disastroso della storia, che il mondo conobbe solo due giorni dopo.


Io ricordo le scuole chiuse; il pericolo delle piogge; l'aver girato con la mascherina.


E poi ancora i bambini di Chernobyl ospitati nelle case del Comune per dar loro sollievo alla radioattività.


Ricordo l'aumento di malattie gravi e patologie devastanti.


Che cosa successe 30 anni fa a Chernobyl in realtà?


Cento volte Hiroshima. Fu questo il risultato del test in programma il 26 aprile 1986. Approfittando di un parziale funzionamento del reattore 4, i tecnici volevano capire se in caso di blackout elettrico, le turbine della centrale avessero avuto abbastanza energia per far funzionare il sistema di raffreddamento fino a quando non fossero entrati in funzione i generatori di emergenza. Dopo qualche ora di ritardo rispetto a quella prevista, l’esperimento alla centrale di Chernobyl, sulle rive del Pripyat Rive, ebbe inizio. Ma una dannata combinazione di errori, di progettazione, di gestione, e di controllo (i sistemi di sicurezza erano infatti fuori uso), pose fine al test e diede inizio al disastro nucleare più grande che la storia abbia mai conosciuto. Fino a Fukushima. All’1:23 del mattino di quel 26 aprile 1986 il reattore numero quattro dell’impianto nucleare di Chernobyl esplose. Il nocciolo cominciò a fondersi e tonnellate di radiazioni a disperdersi. La centrale continuò a bruciare per dieci giorni, la lista delle conseguenze di quel disastro invece deve ancora chiudersi. 


Ma l’allarme e la notizia di quella catastrofe venne dato solo dopo, e non dall’Unione sovietica, di cui allora faceva parte l’Ucraina. I primi a rilevare delle anomalie furono i sensori della centrale di Forsmark in Svezia, che il 28 aprile registrarono insoliti ed elevatissimi livelli di radioattività. 


Subito scattarono i controlli, che diedero però un risultato che lasciò tutti sorpresi: quelle radiazioni non venivano dalla centrale, tantomeno dal suolo scandinavo, né da altri paesi europei che pure registravano alti livelli di radiazioni. Bisognava guardare oltre, verso l’Unione sovietica, suggerirono gli esperti svedesi. Non si concluse neanche la giornata che la conferma ai sospetti scandinavi arrivò direttamente dalla Tass, l’agenzia di stampa sovietica: “Il danneggiamento di un reattore ha provocato oggi un incidente nella centrale nucleare di Chernobyl, nella regione di Kiev, in Ucraina. Si sta dando aiuto a coloro che sono stati colpiti”.


Mentre l’Unione sovietica cercava di mantenere il segreto, in Ucraina però la paura aveva già innescato la corsa ai ripari. Nelle ore e nei giorni successivi più di 330.000 persone vennero evacuate e la nube radioattiva raggiunse rapidamente tutti i paesi europei e l'America del Nord. Il primo passo fu l’evacuazione del vicino villaggio di Pripyat, costruito per dare alloggio proprio ai lavoratori della centrale. Giochi, foto, ricordi di famiglia  furono abbandonati nelle case, nel disperato tentativo degli abitanti di mettersi in fuga, anche se all’inizio la portata del disastro non fu chiara per tutti. Si racconta infatti che alcuni si attardarono a lasciare le proprie case, soffermandosi ad ammirare quel rogo da cui si innalzava la nube radioattiva. E ancora più lenta ancora fu l’evacuazione di Chernobyl, che prese il via solo il 2 maggio.


Nei mesi successivi fu messo in atto un progetto disperato e inevitabile, e freneticamente fu costruito il sarcofago, come è stata fin da subito battezzata la volta in cemento che ha ricoperto l'edificio che ospita il reattore esploso. Il vecchio sarcofago fu costruito a tempo di record e in condizioni estreme per cercare di contenere le emissioni di radioattività all'interno della struttura. Ha funzionato, ma fin da subito ha anche iniziato a deteriorarsi, dall'interno, attaccato da calore e radiazioni: i quasi trenta anni di esposizione trascorsi hanno modificato la composizione del cemento, e lo sfaldamento e la progressione delle fessure che procedono dall'interno verso l'esterno hanno infine reso indispensabile un nuovo progetto di contenimento. 


L'edificio è così radioattivo che un uomo, all'interno, ne morirebbe in pochi minuti. Perfino i robot che lavorano all'interno del vecchio sarcofago per rimuovere i detriti non possono rimanere esposti troppo a lungo, perché l'elettronica non regge.


Oggi, la radioattività è tale da uccidere anche i robot. 


È pronto il nuovo sarcofago che è enorme ; è una gigantesca "coperta", per ora costruita accanto alla centrale, ma che verrà poi spostata per nascondere il reattore distrutto dall'esplosione.


Ci proteggerà "solo" per 100 anni per cercare ancora una volta di tamponare i danni fatti all’intera umanità dalla superficialità di alcuni uomini. Chernobyl ha avuto effetti devastanti sul Pianeta e sulla salute di bambini e adulti.


 



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