29/03/2024pioggia debole

30/03/2024pioggia debole

31/03/2024pioggia debole e schiarite

29 marzo 2024

Non mi chiamo novello!

Categoria: Altro - Tags: vino, novello, macerazione carbonica, Michela Pierallini

Michela Pierallini | commenti | (10)

Novembre, mese di castagne e vino nuovo.

O vino novello?

 

 

Attenzione, il vino novello non è il vino nuovo

 

 

 

Attenzione, il vino novello non indica il vino nuovo bensì il vino ottenuto con una particolare tecnica di vinificazione. 

Il vino nuovo è quello prodotto con l’uva dell’ultima vendemmia, con metodo di vinificazione classico.

Di solito nel mese di novembre si può spillare direttamente dalla vasca in cantina, io lo faccio, ma è ancora troppo giovane perché sia imbottigliato.

Può essere leggermente frizzante, direi che la parola giusta è petillant, se non ha completato la fermentazione.

 

Il vino novello, invece, si fa così:

i grappoli di uva interi, graspo e acini, sono chiusi in una vasca ermetica saturata con anidride carbonica.

In questa condizione si sviluppa una fermentazione intracellulare.

 

Vi è mai capitato di sentire il borbottio del mosto che fermenta in una vasca grande?

 

 

la fermentazione è dentro al chicco d'uva

 

 

 

 

Quando si tratta di vino novello, la fermentazione avviene all’interno di ogni chicco d’uva.

E’ tutto accelerato perciò in poco tempo la fermentazione finisce e il vino è pronto da bere.

 

Il 6 novembre è la data di uscita dalle cantine del vino novello, imbottigliato e pronto per accompagnare le caldarroste.

 

E’ un vino che si beve con facilità, è fruttato, piacevole, e fa cantare!

 



Commenta questo articolo


Mi scusi, Gent.ma Michela, "petillant" che etimologia ha? ha consimili in italiano?

segnala commento inopportuno

mi ha preso in castagna, restando in tema. Di solito uso parole italiane ma questa volta mi sono rivolta al francese poiché è l'unica che esprime, a mio parere, quel frizzante delicato e appena percettibile sulla lingua. Non penso che ci siano parole simili in italiano, chissà se può venire in nostro aiuto la cara Emanuela Da Ros :-D

segnala commento inopportuno

Ah, però...

non lo sapevo.

Pensavo semplicemente che con il tempo, si fosse "modernizzato" il nome, per rispondere a strategie di marketing (novello evoca visioni ..poetiche!).

"i grappoli di uva interi, graspo e acini, sono chiusi in una vasca ermetica saturata con anidride carbonica"

quindi deduco che sia una tecnica relativamente recente?

La ringrazio,
Francesca

segnala commento inopportuno

è paradossale, ma, come molte delle cose che sembrano inventate oggi, sono soltanto proposte in modo più fresco, anche la macerazione carbonica si può attribuire a Pasteur nel periodo di fine 1800.
La poesia c'è comunque, poiché sembra che la scoperta sia stata fatta grazie alla pigiatura con i piedi.
In quegli anni, infatti, si pestava ancora l'uva con i piedi e molti acini restavano interi. Ecco che nel contenitore dove il mosto era posto a fermentare, si sviluppava una parziale macerazione carbonica.
Il succo degli acini che erano rimasti interi, una volta che fuoriusciva dalla bacca, fermentava più lentamente e questo faceva sì che anche la temperatura non aumentasse eccessivamente. Questo era un vantaggio che faceva comodo soprattutto in paesi a clima molto caldo.
Si parla di temperatura in quanto la fermentazione alcolica è un processo di trasformazione che comporta anche lo sviluppo di calore.
Oggi comunque il novello esiste in poche realtà vinicole e sono pochi quello che lo chiedono. O meglio, chiedono il novello, ma pensando al vino nuovo dell'ultima vendemmia!

segnala commento inopportuno

Grazie! :)

mi sovviene, dopo tanti anni, la scena della pigliatura ne " il profumo del mosto selvatico" con la splendida nonna che si rivolgeva ai quattro punti cardinali durante il rito propiziatorio...
cordiali saluti,
Francesca

segnala commento inopportuno

La ringrazio, quella splendida scena piace molto anche a me. Anche infilare i piedi nell'uva mi piace e, fortunatamente, me lo posso concedere durante la vendemmia nel piccolo vigneto di famiglia. Grazie ancora per il suo interessamento e per aver regalato una scena ricca di profumi e musica e piacevole atmosfera!

segnala commento inopportuno

Cara Michela, sei troppo petillant a chiamarmi in causa. Lo sai che mi piacciono un mosto i giochini lessicali, i neologismi, le onomatopee e tutte quelle delizie linguistiche/retoriche lì, per cui m'intrufulo nella conversazione novella.
M'intrufolo, tanto per salutarti, sia chiaro.
Perché l'aggettivo (?) petillant non mi è familiare: non so se è una tua creazione (crea pure, Michela!) o se esiste già in quell'idiomino francese così charmant (chissà se l'ho scritto giusto visto che non so il francese).
In ogni caso, Michela & Michele, il significante di petillant si fa lappare volentieri. Quindi, proporrei di coniare senz'altro l'aggettivo, di estenderlo ad altre materie che non siano quelle prettamente enoimbottigliate, di renderlo traslato o figurato (potrebbero essere petillant quell'uomo, quel libro, quel disco, quel film) e di far derivare dall'aggettivo il verbo corrispondente: io petillo, tu petilli, egli petilla. Ma solo se è novello di spirito.
Un abbraccione petilloso, cioè leggermente frizzantino eccetera.

segnala commento inopportuno

Mi consenta, Direttora: "petillare" no. Non mi suona bene. Pare avere la stessa radice di "peteggiare" anche se, noblesse obilge, una sonorità più aristocratica.

segnala commento inopportuno

Sarebbe, inoltre, una nota stonata, nel bouquet floreale e fruttato di questo novello così musicale..

segnala commento inopportuno

Cara Emanuela, io ti chiamo in causa perchè muoio dalla voglia di leggere quello che scriverai. Comunque tranquilla, non sono morta, non ancora, e la voglia è stata soddisfatta.
E' molto charmant il tuo uso della parola charmant in un contesto frizzante e petillant dove si parla di un vino che stavolta non è prodotto con metodo charmat :-)
Il francese non lo conosco e non lo parlo, se non per quelle tre o quattro parole che, chissà perchè, mi sono entrate in testa.
Petillant è una di queste. Credo che mi sia arrivata attraverso un bicchier d'acqua (scrivo bicchier per mantenere quel frizzantino di poesia) in quel di Bordeaux e questo è meraviglioso, un po' come la trasformazione di acqua in vino.
Pensa! Una bollicina nell'acqua francese, bevuta in Francia, mi si insinua nella mente per arrivare in Italia. Ovviamente le probabilità di tornare in acqua sono talmente limitate, contati i bicchieri di acqua che bevo, rispetto a quelli di vino, che si è dovuta avvinare, avvinazzare, petilvinare. Povera piccola petillant!
Catalogo, perciò, il vino in: spumante, quando spumeggia di bollicine, frizzante, quando ne ha un po' di meno, e petillant, quando ti dà quel leggero pizzicore sulla lingua, quando petilla, titilla, saltella, e sta bene con la mortadella. Rilancio il tuo moderno io petillo con il vecchio e ormai accantonato, poverino, io titillo

segnala commento inopportuno

vedi tutti i blog

Grazie per averci inviato la tua notizia

×