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25 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Oggi la giornata del ricordo delle vittime del terrorismo: la lettera della figlia di Aldo Moro

Giovedì 18 maggio a Pieve di Soligo un convegno dedicato al presidente DC

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Oggi la giornata del ricordo delle vittime del terrorismo: la lettera della figlia di Aldo Moro

PIEVE DI SOLIGO - Oggi, 9 maggio, ricorre l'anniversario del ritrovamento del corpo di Aldo Moro: una legge dello Stato ha fissato per questa data il ricordo delle vittime del terrorismo. Sul sito www.gerograssi.it è stata pubblicata la lettera che riportiamo qui, con l'assenso dell'onorevole Gero Grassi, che, insieme a Maria Fida Moro, sarà relatore al convegno che si terrà giovedì 18 maggio Pieve di Soligo, all’auditorium Battistella Moccia a partire dalle 20.30, con il titolo “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”.

 

IL DOLORE E L'OBLIO

La vera condanna del caso Moro per mio figlio e per me è non poter mal metabolizzare Il dolore: accantonarlo, metterlo da parte, dimenticarlo per qualche attimo. Soltanto perché c'è sempre qualcuno pronto a fare o a dire qualcosa di inopportuno e di ingiusto. Dal professore che sostiene che Aldo Moro fosse allievo di De Gasperi, che è il contrario di quanto afferma la storia, ed in questa notizia non ci sarebbe niente di male se solo fosse vera; ma ci dà dolore che venga di continuo mistificata e cambiata la vita di una persona che non può difendersi e rettificare.

 

E queste trasformazioni indebite della verità servono a compiacere per le ragioni più varie chi le scrive o le pronuncia. In genere è per darsi importanza, portare l'acqua al proprio mulino, farsi belli, ecc ecc. Così mio padre diventa una marionetta nelle mani "adunche" di miriadi di speculatori che proprio non hanno a cuore la verità, ma solo Il proprio tornaconto. So bene che papà è In salvo nell'eternità ma mi addolora ugualmente.

 

Comunque la cosa che mi ferisce più di ogni altra è il modo in cui alcuni ex brigatisti sfruttano la morte di un uomo mite e buono per apparire ed avere ulteriore visibilità, come se non bastasse quella data loro dai media. Il titolo di una trasmissione televisiva, che non guarderò mai, suona così: "Uccidere mi ha reso famoso" e non è riferita - per quanto ho capito - ad ex terroristi ma ad assassini comuni.

 

È evidente che in uno Stato serio questo non potrebbe accadere perché, se è vero come è vero che tutti hanno diritto di espressione (diritto sancito dalla Costituzione), è anche vero che, ove le persone non fossero in grado di valutare quanto possa essere diseducativo quel che dicono, sarebbe compito dello Stato tenere fuori da questi pronunciamenti alcuni luoghi.

 

Esternare nel salotti televisivi è una cosa, nelle aule scolastiche ed universitarie un'altra. Le BR degli anni di Piombo dichiaravano di voler parlare attraverso le armi e lo hanno fatto, adesso è tardi per crearsi una verginità e trasformare Il proprio passato. Certo che hanno il diritto di parlare, ma perché non dire finalmente la verità?l Alcuni sostengono di non sapere, ma come è possibile?

 

O ancora, sostengono che alcuni fatti non sono veri, affermando però di non conoscerli. Se non Ii conoscono - il che non è credibile -come fanno a sapere che sono falsi? Tali fatti sono ormai comprovati da centinaia, anzi migliaia di documenti agli atti (solo per restare all'ultima fase) del lavori preziosi della seconda Commissione Parlamentare di Inchiesta sull'omicidio Moro. Sto parlando di 5 milioni di carte (comprensive del processi e di tutte le commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono occupate specificatamente del Caso Moro).

 

Delle due, l'una: chi non sa taccia e chi sa, se non intende "chiarire", taccia ugualmente. Lo dico lo che per quasi quarant'anni non ho pronunciato una sola parola cattiva nel loro confronti e che, con ingenuità assoluta, ho creduto alloro pentimento ed al loro dispiacere. Mia madre diceva che non bisogna mai pentirsi delle proprie buone azioni, ma lo mi sento davvero un po' sciocca. Per Il mio perdono, che a dispetto di tutto vale ancora, ho pagato un prezzo altissimo.

 

Sono stata minacciata, irrisa e calunniata. La cosa che mi veniva scritta più di frequente era "Gli assassini devono morire. Chi perdona gli assassini è un assassino. Tu devi morire". Mi arrivavano buste contenenti carta igienica sporca. Ma io ero in buona fede e mi sono sorbita il disprezzo e l'ostracismo della mia famiglia (quando ne avevo ancora una parvenza) a causa di questo gesto di perdono.

 

Ribadisco che il perdono rimane, perché ha una valenza etica. Ma purtroppo rimane anche il dolore di assistere all'uso strumentale e pubblicitario della "riconciliazione"- virtuale non reale -che mi ferisce e mi offende. Vorrei segnalare che sempre nell'ipotetico Paese serio, nei quale noi evidentemente non viviamo, chi uccide non diventa famoso.

 

Gli ex terroristi, se non hanno niente di utile da dire, facciano silenzio. Non sono degli eroi nazionali, non hanno vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi, non hanno da mostrare onorificenze che testimonino atti di eroismo degni di nota. Non si sono sacrificati per salvare delle vite, anzi hanno fatto esattamente il contrario cancellando delle vite innocenti.

 

Dunque, anche se si recano nelle aule scolastiche con un seguito di fotografi, giornalisti, televisioni e forse accompagnatori conniventi, cosa possono insegnare a delle giovani menti? Possono insegnare come provocare una spirale di dolore senza fine e senza rimedio. Ma il mondo è già troppo pieno di dolore e non serve insegnare come crearne dell'altro.

 

Il dolore andrebbe sanato e le persone consolate. Il pentimento avviene nel silenzio del cuore e non è uno spettacolo di varietà. La redenzione deve portare con sé la trasformazione in meglio. Ho un consiglio non richiesto da dare e prendo atto che alcuni tra gli ex brigatisti lo hanno già messo in pratica. A costoro va il mio apprezzamento.

 

Invece al rimanenti ecco il mio consiglio: se ne aveste Il coraggio, potreste incamminarvi sul sentiero dell'oblio, anche perché tra poco la gente capirà qual è stato effettivamente il vostro ruolo nella stagione insanguinata degli Anni di Piombo e non avrà più tanta voglia di ascoltarvi. Visto che le parole suonano stonate, io vorrei per mio padre un grande e rispettoso silenzio.

 

A voi auguro l'oblio, almeno smettereste di creare ulteriore gratuito ed esponenziale dolore. Se sceglieste l'essere invece dell'apparire, aiutereste chi è stato ferito dalle vostre scelte a respirare un po' di pace e farebbe bene anche a voi smettere di arrampicarvi sugli specchi per essere cattedratici della sofferenza. Il dolore si perpetua da sé, non ha bisogno di alcun aiuto.

 

Al bambini, ai ragazzi, al giovani sarebbe bello dare un esempio amorevole di gentilezza, garbo, amicizia, solidarietà, fiducia, affetto, comprensione e coraggio morale, pazienza, rettitudine ed armonia. Tutte cose che insegnava al massimo grado mio padre Aldo Moro che voi, e non solo voi, avete voluto morto, tanto da ucciderlo, o almeno questa sembra essere la soia ragione della vostra davvero Indebita ed effimera fama.

 

Al vostro posto, ed anche al mio, preferirei essere dimenticata.

 

Maria Fida Moro

 



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