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19 aprile 2024

E ora anche il T.T.I.P.

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Alberta Bellussi | commenti |

E no il T.T.I.P. no!

Da molto tempo mio fratello, sempre molto preparato e attento, mi dice Alberta vedrai che dopo tutte le varie imposizioni che ci arrivano dall’Europa per frenare e “fregare” l’autenticità dei prodotti italiani ci butteranno lì anche il T.T.I.P.

 Io, sempre molto idealista e portata a credere che chi muove i fili della nostra vita operi per il nostro benessere e la nostra salute, rispondo ma no Enrico non avverrà mai.

Invece ecco appare in sordina questa sigla  T.T.P.I. e che sarà mai?

La sigla T.T.I.P. in questo periodo ha iniziata ad apparire in qualche articolo molto ma molto soft. Nessuno ci ha  informati che qualche associazione ambientalista ha protestato fuori del Parlamento.  Nessuno ne parla in modo approfondito. Ora gira un video di Crozza, anche se è un po’ triste che sia un comico a informare i cittadini  su un argomento così serio e drammatico per il nostro futuro, almeno c’è una qualche forma di informazione.

Ma cos’è il T.T.I.P.?

Con questa sigla si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti: T.T.I.P. è un acronimo del nome in inglese, “Transatlantic Trade and Investment Partnership”.

È un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. Il trattato è ancora in fase di discussione una cosa è certa che se il trattato verrà firmato saremo invasi senza vincoli dal cibo americano, alimenti che non sono sottoposti alle migliaia di norme antisofisticazione che ha imposto l’Europa. C’è il rischio che mangeremo pollo alla candeggina o vitelli pieni di antibiotici e estrogeni perché costano meno; c’è però un rischio ancor più grande che è quello della perdita del Patrimonio agroalimentare italiano che è unico al mondo. Solo qualche cifra per fare capire la portata di cosa rischiamo con la firma di questo trattato; il patrimonio agroalimentare e ambientale italiano conta 58 mila specie animali, 7500 specie vegetali , 1200 vitigni autoctoni, 1000 tipi di mele e 140 tipi di grano.

Qualche numero
Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. La somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45 per cento del PIL mondiale. Si tratta dunque, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica.

Di che si parla?
Nel documento diffuso dalla UE, che è comunque l’unico ufficiale, il TTIP viene definito «un accordo commerciale e per gli investimenti».

L’obiettivo dichiarato dell’accordo ,piuttosto generico,  è «aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti realizzando il potenziale inutilizzato di un mercato veramente transatlantico, generando nuove opportunità economiche di creazione di posti di lavoro e di crescita mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali». L’accordo dovrebbe agire quindi in tre principali direzioni: aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, uniformare e semplificare le normative tra le due parti abbattendo le differenze non legate ai dazi (le cosiddette Non-Tariff Barriers, o NTB), migliorare le normative stesse.

Il documento individua quindi tre principali aree di intervento:
1 – accesso al mercato
2 – ostacoli non tariffari
3 – questioni normative

 

Quali effetti potrà produrre l’accordo se verrà approvato nella sua forma attuale?

Tutti i settori di produzione e consumo come cibo, farmaci, energia, chimica, ma anche i nostri diritti connessi all’accesso a servizi essenziali di alto valore commerciale come la scuola, la sanità, l’acqua, previdenza e pensioni, sarebbero tutti esposti a ulteriori privatizzazioni e alla potenziale acquisizione da parte delle imprese e dei gruppi economico-finanziari più attrezzati, e dunque più competitivi. Senza pensare che misure protettive, come i contratti di lavoro, misure di salvaguardia o protezione sociale o ambientale, potrebbero essere spazzati via a patto di affidarsi allo studio legale giusto e ben accreditato.

 

Il TTIP produrrà dei rischi per i cittadini?

Tom Jenkins della Confederazione sindacale europea (ETUC), nell’incontro con la Commissione del 14 gennaio scorso, ha ricordato che gli Stati Uniti non hanno ratificato diverse convenzioni e impegni internazionali ILO e ONU in materia di diritti del lavoro, diritti umani e ambiente. Per fare un esempio nel  1988 l’UE ha vietato l’importazione di carni bovine trattate con certi ormoni della crescita cancerogeni. Per questo è stata obbligata a pagare a USA e Canada dal Tribunale delle dispute dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) oltre 250 milioni di dollari l’anno di sanzioni commerciali nonostante le evidenze scientifiche e le tante vittime.  Poi però la ritorsione è finita quando l’Europa si è impegnata ad acquistare dai due concorrenti carne di alta qualità fino a 48.200 tonnellate l’anno, alla faccia del libero commercio.

In questi anni molti movimenti, associazioni, reti sindacali ma anche istituzioni internazionali come FAO e UNCTAD, le agenzie ONU che lavorano su Agricoltura, Commercio e Sviluppo, richiamano l’attenzione sul fatto che rafforzare i mercati locali è fondamentale.  E’ importante fare questo attraverso  programmazioni territoriali regionali e locali basate su quanto ci resta delle risorse essenziali alla vita e quanti bisogni essenziali dobbiamo soddisfare per far vivere dignitosamente più abitanti della terra possibili.

Stiamo facendo finta di niente, continuando a percorrere strade, come quella del T.T.I.P., che fanno male non solo al pianeta e alle comunità umane, ma allo stesso commercio che è in contrazione dal 2009 e non si sta più espandendo. I poveri, che crescono a vista d’occhio e devono lavorare oltre le 10 ore al giorno per un pugno di spiccioli, consumano prodotti poveri e sempre meno; i ricchi, che sono sempre più ricchi ma anche sempre meno, consumano tanto e malissimo, e non creano benessere diffuso.

Abbiamo la grande opportunità di voltare pagina, e di tentare di dare a questo pianeta ancora un po’ di futuro, rimettendo al centro della politica i beni comuni e i diritti dei cittadini e la salvaguardia della Terra.

 

Il link del video di Crozza

http://www.la7.it/crozza/rivedila7/crozza-nel-paese-delle-meraviglie-puntata-del-13-maggio-13-05-2016-184051



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