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19 marzo 2024

Nord-Est

Il Paese non può reggere gli 8.000 comuni attuali

Basta con Comuni di 100 abitanti

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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Il Piano di Riordino Territoriale è stato approvato il 6 agosto 2013 - dalla Giunta Regionale ed è il più importante adempimento attuativo della lr n. 18 del 2012 “Disciplina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali”, che avvia il processo di riordino territoriale della Regione Veneto. Il processo è articolato in più fasi. In primo luogo, la legge regionale ha provveduto all'individuazione di quattro aree: la quarta area del Veneto centrale interessa tutta la Provincia di Treviso. Il Piano ha lo scopo di definire la dimensione ottimale con riferimento ad ambiti territoriali adeguati per l'esercizio di funzioni e servizi da parte dei Comuni.

 

Una parte importante del piano di riordino è dedicata alla incentivazione finanziaria delle forme associative, che a decorrere dall’ 1 gennaio 2014, saranno titolo necessario per accedere ai finanziamenti della L.R. 18/2012 di € 1.800.000,00. Sono destinatari delle risorse regionali le forme associative individuate dalla L.R. n. 18/2012 e, in particolare: a) le Unioni di Comuni; b) le Convenzioni; c) le altre forme di esercizio associato riconosciute con legge regionale.

 

Tipologia dei contributi I contributi destinati a promuovere l’avvio e il sostegno delle gestioni associate si articolano in:

- contributi di natura corrente, ( a sostengo delle spese di funzionamento);

- contributi in conto capitale, (per investimenti a sostengo dell’avvio e primo impianto);

 

4) Fusioni: Il Piano di riordino prevede che siano incentivate attraverso contribuzioni finanziarie anche le fusioni dei comuni.

I vantaggi della fusione sono costituiti da un aumento dei trasferimenti statali del 20 % per dieci anni, dalla possibilità di beneficiare dei criteri di preferenza che la normativa regionale in materia assicura in sede di ripartizione delle risorse finanziarie. A questi vantaggi si aggiungono quelli del contenimento dei costi conseguenti alla realizzazione di economie di scala, dell’utilizzo più efficiente del personale e delle risorse disponibili e ell’esenzione dai vincoli del patto di stabilità per un periodo di tre anni in quanto Comune di nuova istituzione.

 

La Giunta Regionale stabilisce l’entità del contributo straordinario calcolato sulla base dei seguenti parametri: 1) numero comuni; 2) popolazione dei Comuni interessati (ultimo dato ISTAT disponibile); 3) spese correnti degli Enti (bilancio consuntivo esercizio precedente la fusione). Tale contributo concorre alla copertura delle spese che il Comune di nuova istituzione deve sostenere per la riorganizzazione delle preesistenti strutture amministrative comunali.

 

Le unioni dei comuni saranno quindi le seguenti: a) Unioni per lo svolgimento di specifiche funzioni ex art. 32 Tuel (unioni volontarie); b) Unioni per l’esercizio obbligatorio delle funzioni fondamentali (unioni obbligate); c) Unioni per l’esercizio facoltativo di tutte le competenze (unioni speciali). Il terzo modello, che va a sostituire le cosiddette “piccole unioni”, potrà essere adottato da parte tutti i comuni fino a 5000 abitanti, (3000 nelle comunità montane) e non più solo fino ai 1.000 attuali.

 

Tenuto conto che sono in atto in materia riforme in ambito nazionale bisognerà raccordarsi con i provvedimenti, attualmente in discussione al Parlamento. Tenuto conto del ruolo di parlamentare e sindaco di Roncade, abbiamo chiesto una dichiarazione all' On.le Simonetta Rubinato. "Tutto ciò che serve a semplificare e razionalizzare il coacervo di enti oggi esistenti sul territorio al fine di rendere più efficienti i servizi resi ai cittadini, mi trova assolutamente d’accordo. In questa logica ben vengano anche le fusioni dei Comuni. Ma a due condizioni: primo, che esse si facciano dopo aver valutato che dall'operazione derivino effettivi benefici (non solo finanziari, ma anche economici e sociali) per le comunità locali interessate e dentro un disegno istituzionale complessivo di riordino a livello regionale; secondo, che siano coinvolti nella decisione i cittadini, perché si tratta di una questione di democrazia locale.

 

Sotto il primo profilo, non mi convince del tutto la riforma delle Amministrazioni locali, disegnata dal ministro Del Rio, in quanto rischia di creare una ancor maggiore frammentazione di enti, mentre non c’è chiarezza sulle funzioni attribuite a ciascuno. Sotto il secondo profilo, va assolutamente evitata l’imposizione di scelte tecnocratiche dall’alto, tanto più in un'epoca di spending review in cui il senso di appartenenza civica al proprio comune sta diventando sempre più uno strumento fondamentale, attraverso il volontariato e l'impegno civico dei cittadini, per assicurare i livelli dei servizi, la gestione dei beni comuni e la promozione dello sviluppo locale. Insomma, oggi serve più partecipazione democratica dei cittadini nelle decisioni e non meno. Per questo credo sia un grave errore quanto da poco deciso dalla Prima Commissione consiliare regionale, anche su impulso del Pd, ovvero la cancellazione di ogni quorum per la validità del referendum consultivo delle popolazioni interessate. Mi auguro che vi ponga rimedio il Consiglio Regionale".

 



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