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20 aprile 2024

Piero Garbellotto

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Pietro Panzarino - Vicedirettore | commenti | (3)

Piero Garbellotto 34 anni, dopo il diploma di enotecnico, a 20 anni entra nell'azienda di famiglia G. & P. Garbellotto SPA, attiva fin dal 1775 nella produzione di botti di legno. Ne assume la direzione commerciale a 23 anni e la dirigenza a 24 diventando consigliere delegato. A 33 anni è Amministratore Delegato del Gruppo che comprende anche una sede estera, recentemente acquisita ed impiega più di 80 persone. In questi anni insieme ai Fratelli Piergregorio e Pieremilio, opera una crescita aziendale che la porta ad essere leader mondiale del settore. Dal 2008 e' consigliere delegato della Marina Verde del Piave S.r.l., che si occupa dello sviluppo turistico e dal 2012 diviene Presidente del C.d.A. Dal 2008 e' consigliere delegato dell’immobiliare Edilrest srl, rivestendo anche la carica di Presidente del C.d.A. dal 2009 al 2012. Nel 2011 fa pubblicare insieme ai Fratelli, il libro "La Storia della Botte", scritto dal Dr. Mario Orefice - Unione Italiana Vini editore. Dal 2011 al 2013 è stato nel Consiglio Direttivo del Gruppo Giovani Imprenditori di Treviso Nel 2012 fonda insieme ai soci Maschio – Polo, l’Imoco Volley Conegliano, della quale e’ Presidente che nel primo anno di esordio raggiunge la finale scudetto, diventando Vice-Campione d’Italia. E’ la società di volley femminile con maggior pubblico della Serie A1, con 52.000 annuali presenze al Palaverde. Nel 2013 e’ eletto Vice Presidente della Lega Volley Serie A Femminile.

1. La tua esperienza professionale nell'azienda di famiglia: un pò di storia e soprattutto come è cambiata la sua attività nell'ultimo decennio, da quando ventitreenne sei entrato nei gangli vitali?
La mia esperienza professionale è accresciuta notevolmente negl’ultimi 14 anni. Mi ricordo ancora il primo giorno di lavoro il 27 agosto del 2000, mi misero alla registrazione fatture, lavoro che ho sempre odiato, alle 10.00 ero già al terzo caffè per non prendere sonno. Poi c’è stato il trasferimento all’ufficio commerciale, dov’ero più portato. Dopo solo tre anni ero già direttore commerciale, dirigente nel 2004 e Amministratore Delegato da quest’anno . Prima avevo una visione molto ristretta al mio ramo d’azienda, ora una visione molto più a 360°.
In questi anni ho imparato che la differenza la fanno i particolari, perché la linea generale è vista da tutti, quindi mi sforzo giorno per giorno di essere il più attento e preciso possibile.
Allora l’azienda era una fabbrica con un mercato principalmente italiano e poco incline ai cambiamenti, oggi siamo un’industria internazionale, cresciuti del 70% grazie ai diversi brevetti ed innovazioni.
Nonostante facciamo uno dei mestieri più vecchi del mondo, io ed i miei Fratelli (Pieremilio e Piergregorio) non smettiamo mai di investire nella ricerca.

2. Quanto ha inciso lo sviluppo del Prosecco nella vitalità della tua azienda?
Le botti in legno si costruiscono principalmente per l’affinamento dei grandi vini rossi e dei bianchi da invecchiamento. Il Prosecco non è tra questi, ma lo sviluppo di un territorio è sempre benefico per tutta la filiera industriale. Poi il consorzio Prosecco Doc è sponsor della squadra, che sostengo l’IMOCO VOLLEY, quindi se non ha inciso direttamente nella mia azienda, ha inciso comunque nella mi vita.

3. Dopo l'ultimo vinitaly, sembra che tutto vada a gonfie vele.... ma c'è qualche timore che come tanti fenomeni di moda possa crescere tanto da diventare una bolla?
L’ultimo vinitaly segna ancora una crescita del mondo del vino, un mondo concreto e legato alle tradizioni, che difficilmente è frutto di speculazioni. La natura ogni anno produce l’uva che i vignaioli trasformeranno in vino, questo è la più grande garanzia del nostro mondo, l’uva non sono titoli finanziari duplicabili sulla carta. Inoltre l’azione dei consorzi è sempre più incisiva e vigile, quindi sono fiducioso per il futuro.

4. La tua presenza nell'associazionismo: come vedi il rinnovo dei vertici trevigiani? Ci si lamenta della gerontocrazia della classe politica, ma anche nelle altre strutture i vecchi fanno fatica a lasciare lo spazio ai più giovani. Emblematico che proprio a Treviso i responsabili delle due maggiori associazioni produttive, Unindustria e Confartigianato, mandando in soffitta la sana abitudine della non candidabilità dopo due mandati, sono stati modificati i regolamenti, per permettere la prosecuzione a Vardanega e Pozza.
Io credo che il tutto non debba essere legato solamente all'età. Di fatto, dopo certi traguardi, si fa fatica a lasciarli, anche perché ci sono certi equilibri di potere. Personalmente, per esempio, nella mia carriera non ho incontrato difficoltà a entrare, ho trovato sempre gli spazi necessari sia a livello di azienda, ma anche a livello di associazionismo di categoria.

5. Mi pare che tu abbia fatto parte del direttivo dei giovani industriali trevigiani, come valuti questa esperienza?
Sono stato membro del direttivo nel triennio precedente, ma al rinnovo non mi sono candidato. È stata eletta presidente Alessia Forte, con la quale ho collaborato nel direttivo precedente, in cui mi sono occupato della lean factoring (corso sulla produzione snella) e dello sport.

6. Sentendo l'aria che tira a livello nazionale, il Presidente del Consiglio ha messo in luce che entro breve anche le Camere di Commercio potranno subire dei cambiamenti... Che te ne pare?
Sicuramente si possono snellire, però ci sono anche altri segmenti della pubblica amministrazione, che meritano di essere presi subito per mano: uno su tutti, sulla base della mia esperienza, è l' ICE, l'Istituto Commercio Estero, un ufficio costosissimo, che non serve assolutamente a niente!

7. Tu hai notevole esperienza nei rapporti con l'estero. Cosa puoi dirci in merito?
All'estero mi ha colpito subito la certezza delle esecuzioni dei tempi per un qualsiasi provvedimento. Per esempio in Austria dove recentemente abbiamo aperto un azienda, abbiamo fatto tutte le documentazioni in due ore; se c'è una causa in pendenza giudiziaria, in quattro settimane sia ha il verdetto esecutivo; c'è la certezza dell'incasso, oltre ad avere una fiscalità che è la metà di quella italiana. Lo stato e' al servizio del cliente e non esiste una burocrazia farraginosa auto-conservativa. Più in generale, in tutto il nord Europa c'è un approccio più logico e snello alle istituzioni.

8. Puoi esemplificare quello che si potrebbe e/o dovrebbe fare in Italia, in merito al cosiddetto "made in Italy"?
Noi italiani abbiamo una vena artistica che ben si coniuga alla capacità manifatturiera, matrimonio più unico che raro.

9. La provincia di Treviso fin dagli anni 80 aveva una percentuale di manifatturiero che superava il 50% e sin da allora a molti osservatori sembrava eccessiva. Come vedi la situazione da questo punto di vista?
Credo che il futuro dell'Italia oltre al comparto agro-alimentare e del turismo possa e debba essere il manifatturiero. Abbiamo visto nell'ultimo decennio i danni della crisi finanziaria, specialmente per noi, che non siamo strutturati come la Gran Bretagna per poter vivere di speculazioni finanziarie. Dobbiamo puntare al manifatturiero glocale, prodotti legati ad un territorio, ma con un mercato mondiale. Tanto per esemplificare, qui da noi il vino, meglio, il prosecco è una realtà che ben si sposa con la vocazione del nostro territorio, il Prosecco si può produrre solo da noi, ma ha un mercato che tocca i 5 continenti. Tutto ciò viene confermato anche dai dati degli ultimi tre mesi sul prosecco DOC, ancora in crescita sull'anno precedente.

10. Imoco: gioia e delusione... di quest'anno: come sta la realtà? E' necessario andare al Palaverde? si può tornare a Conegliano?
La mi avventura nella Pallavolo e' iniziata sette anni fa quando sponsorizzavo la squadra locale, poi alla chiusura di questa due anni fa insieme ai nostri Patron Maschio e Polo decidemmo di scendere a bordo campo e di fare la squadra, loro misero a disposizone tramite l'Imoco Group (etichette per il vino) le risorse necessarie per partire nella serie A.
Acquisimmo il Parma Volley e lo trasferimmo a Conegliano, completando la rosa con giocatrici locali ed internazionali, in modo da rinvigorire l'entusiasmo della piazza. Questo giusto mix ci ha portato ai massimi livelli europei con l'accesso alla Champions League.
Quest'anno ci siamo confermati la seconda forza del campionato, ci e' mancato vincere qualcosa, ma terremo l'appetito da parte per il prossimo anno.

11. Cosa puoi dirci della squadra di oggi?
La squadra conta 12 giocatrici, per lo più Italiane, molte delle quali venete, con qualche straniera, poi tra staff e collaboratori arriviamo ad un totale di 20 persone circa. Una delle cose che comunque ci rende più orgogliosi di questi 2 anni e' avere già un vivaio floridissimo con 500 piccole grandi atlete.

12. Si può tornare a giocare a Conegliano?
Purtroppo la situazione di Conegliano è ancora complicata, a causa della precedente società che faceva la pallavolo e gestisce ancora la struttura. Senza contare che siamo legati con un contratto biennale al Palaverde ed i numeri di pubblico non ci permetterebbero di tornare indietro.
La Zoppas Arena ha solo 3300 posti e noi come IMOCO VOLLEY abbiamo una media di oltre 3500 spettatori, con punte fino a 5500, con un pizzico d'orgoglio io e il co-presidente Pietro Maschio, diciamo che abbiamo la prima squadra d'Italia come pubblico con 60.000 presenze annue al PalaVerde.
C'è una passione di fondo e tutto questo ha portato quel clima di grande famiglia tra tifosi e giocatrici, che lascia veramente ben sperare, anche per il futuro.

13. La tua valutazione della Città di Conegliano: ha perduto un certo appeal? la classe dirigente politico-amministrativa ha perduto smalto? È cambiato tutto rispetto ai tempi di Lino Innocenti?
Ai tempi di Lino Innocenti, che io ricordo con grande affetto, anche perché era stato mio padrino al battesimo, la situazione era molto diversa e ha dato ottimi risultati a tutta la società coneglianese.
Oggi la classe politica locale rispecchia la classe politica nazionale. Sicuramente ha perso smalto, lucidità rispetto a quella che governava Conegliano negli anni 80-90.
Ha perduto la dinamicità che la caratterizzava e che ha permesso lo sviluppo del comune, da paese di provincia a città di rilievo a livello nazionale.

14. Visto che ci siamo introdotti in politica, cosa puoi dirci della Lega e del leghismo?
A me piace notare i corsi e ri-corsi storici, in Italia sembra ci siano cicli ventennali, l'era Giolittiana duro' 20 anni, così come il fascismo, il compromesso storico, il socialismo, il Berlusconismo, ora sembra che anche la lega abbia perso la sua spinta propulsiva,a seguito degli scandali che hanno colpito parte della sua classe dirigente.
La Lega affondava le radici in un sentimento popolare, specie in Veneto, che vuole maggiore autonomia per il proprio territorio, in modo legittimo chiede una equa ri-distribuzione fiscale. Oggi paghiamo troppo per mantenere caste, burocrazie e parassitismi vari, e riceviamo. in cambio solo una minima parte per lo sviluppo locale.
Questo sentimento ha stufato la piazza, che esasperata dalla crisi arriva a pensare a indipendentismi, forse un po' antistorici, come si e' visto negl'ultimi mesi.
Credo che se la lega si saprà re-inventare in tal senso, potrà ritrovare quell'entusiasmo iniziale, altrimenti e' destinata a spegnersi lentamente. 15. Tutto questo mi lascia pensare che un pensierino per la politica ha cominciato ad approfondirlo. La tentazione c'e', la politica mi e' sempre piaciuta e credo non ci si può lamentare che le istituzioni non funzioni, se non si fa nulla per cambiarle. Nel mio piccolo ho sempre avuto quest'ambizione, ma oggi con questi "chiari di Luna" e' meglio dare al proprio lavoro tutte le energie.



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"Personalmente, per esempio, nella mia carriera non ho incontrato difficoltà a entrare, ho trovato sempre gli spazi necessari a livello di azienda ......"

Lo credo bene!!!! Sei il figlio del padrone!!!!!!

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Hai ragione, mi sono spiegato male, permettimi di chiarire, nel mondo delle associazioni non ho mai avuto difficoltà a trovare i miei spazi personamente o in rappresentanza dell' azienda famiglia, per questioni di età.

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Io ho conosciuto il nonno Garbellotto e il papà di Piero che se poteva ma sempre guardingo, aiutava la cultura e la politica.
Ma non è questo che importa ma la affermazione, anche corretta che la politica coneglianese ha perso smalto. Ma non solo la classe politica ma anche la classe imprenditoriale non è più quella dei Dal Vera, Zoppas e Vazzoler in particolare che si sono impegnati a far crescere anche culturalmente Conegliano. Innocenti è stato, alla fine, il braccio politico e mente di quell’impegno.
Gli imprenditori di allora riuscivano a catalizzare le varie categorie economiche e a formulare, concordare un indirizzo allo sviluppo della Città. E la politica faceva il suo dovere.
Oggi penso, e ce ne sarebbe bisogno, che giovani come Piero, il giovane di adesso, si impegnassero di più nella “parapolitica”e prendessero in mano, per quanto di loro competenza, questa Conegliano che si è adagiata e sfrutta la coda del passato e si rifiuta di alzare lo sguardo oltre le colline.
Ci sarebbe bisogno della loro esperienza e rapporti per rimettere in marcia la città dando obiettivi di sviluppo più ampi, più europei portando i territori coneglianese e vittoriese verso collaborazioni più moderne ed efficienti tirandoli fuori dal localismo che la politica attualmente predilige coltivare forse per inesperienza.
Comunque avanti con lo sport che risente, anche qui, di passate leggerezze politiche.

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