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29 marzo 2024

Treviso

Quando le Istituzioni favoriscono comunità e coesione

Dibattito ad ampio spettro al Palazzo dei Trecento

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Quando le Istituzioni favoriscono comunità e coesione

TREVISO - "Comunità Sociale, Donne e Legalità". È stato il titolo del convegno, che questa mattina è stato organizzato dalla prefettura di Treviso al Palazzo dei Trecento, davanti ad una platea che per diverse ore ha seguito con grande interesse un dibattito articolato in tre parti.

In prima battuta si è svolta una tavola rotonda, introdotta dal Prefetto Laura Lega.

Dopo i saluti di rito alle moltissime autorità presenti, il Prefetto ha sottolineato la sua costante e crescente attenzione al consolidamento della legalità, inquadrandola in un ambito complessivo, in cui i conflitti personali e sociali sono una cifra costante del presente, caratterizzato, comunque, dal grande interesse per valorizzare la parità sociale.

E il suo primo pensiero è andato a Tina Anselmi, madre della Repubblica, salutando le sorelle dell'illustre parlamentare.

È seguito il ricordo della prima guerra mondiale, di cui si celebra il centenario quest'anno, alla quale diedero un contributo notevole, per la prima volta "le donne in guerra".

Venendo al presente, la dr. Lega ha ricordato come "oggi ai vertici delle imprese, dei sindacati, delle amministrazioni pubbliche e comunali, le donne eccellono in tante situazioni, compreso lo sport".

 

Ma questo quadro non è assolutamente edulcorato, perché la questione femminile continua a venire alla ribalta "per drammatiche storie, odiose e terribili, che spesso si mescolano a fatti di sangue... Non è assolutamente sufficiente indignarsi, ma bisogna agire concretamente, perché, ormai, non si tratta più di fatti privati, ma di una esigenza sociale".

Proprio per questo è stato istituito un tavolo interistituzionale, "che ha provveduto alla stesura, tra l'altro, di un vademecum operativo, nella logica di fare sistema, senza però voler esaurire lo sviluppo, che andrà avanti, con la volontà di istituire una struttura protetta, la casa-rifugio".

Ma il rovescio della medaglia ha messo in luce anche l'opportunità, anzi la necessità di istituire un centro per gli uomini, come quello avviato a Montebelluna, che vada oltre il loro allontanamento da casa, perché certe misure possono generare ulteriore rabbia.

Ma nel delineare queste nuove prassi, il Prefetto ha sottolineato che non è ora di "girarsi dall'altra parte, affidandosi solamente alle istituzioni".

 

 

Quindi hanno portato i saluti istituzionali il sindaco Giovanni Manildo, il presidente della provincia Stefano Marcon e l'assessore regionale Manuela Lazzarin.

E' seguita una tavola rotonda, moderata dalla giornalista del Corriere della Sera, Giusi Fasano, che ha dialogato con i vari relatori: Mara De Donà, sostituto procuratore, Patrizia Marzano dell'Università di Padova, Maria Cristina Piovesana, Presidente degli Industriali, Mario Pozza, Presidente della Camera di Commercio, rara avis..., fra tante signore, la sindacalista Cinzia Bonan, la presidente dell'ANCI del Veneto e Tiziana Stefanel.

Quindi si sono confrontati Carlo Nordio e Vera Slepoj.

Le conclusioni sono state affidate al capo della polizia Franco Gabrielli, che ha subito sottolineato di "voler chiudere in bellezza, ringraziando la padrona di casa, il Prefetto Lega".

La riflessione sull'8 marzo, prolungatasi oggi 9 marzo "deve farci riflettere, il dibattito deve essere sviluppato e approfondito" e ha messo in luce come l'amministrazione della polizia può contare su 100.000 dipendenti, 16.000 dei quali sono donne: tra queste una percentuale più alta ricopre ruoli dirigenziali non per quota rosa, ma per la grande professionalità guadagnata così sul campo.

Molto accattivante poi l'immagine della visione strabica ossia con l'utilizzo di un occhio che guardi lontano e l'altro da vicino sul mondo che ci circonda.

Gabrielli ha messo la necessità di affrontare sul piano culturale l'esistenza della misoginia di genere e nel genere.

"Si tratta di un percorso lungo, ma sono state acquisite tappe significative, si è fatto un tratto di strada importante".

Quindi si è soffermato sul tema della giustizia, sulla complessità nell'esame dei fatti quotidiani, visti dalla magistratura.

Si è complimentato con il vademecum predisposto dalla prefettura di Treviso, certo che questa best practice, può, anzi deve superare il territorio trevigiano, per diventare esemplare nel Paese.

Infine affidandosi al vecchio motto latino "uniquique suum", ha invitato ciascuno a fare il proprio dovere, secondo quello che gli impone il proprio ruolo professionale.

L'ultima citazione, l'ha riservata ad Aldo Moro, di cui ha rievocato un passaggio storico: "Questo è il tempo che ci è dato di vivere!", che, tradotto all' oggi, significa che ciascuno compia il proprio dovere.

La conclusione della mattinata è stata affidata al tenore Francesco Grollo con l'inno nazionale "Fratelli d'Italia", accompagnato dalla platea in piedi.

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 


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