Quando nel Lia vivevano i gamberi

Ecco la storia di un grande piatto e di un celebre ristorante trevigiano

| Giampiero Rorato |

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Giampiero Rorato | commenti |

SAN POLO DI PIAVE - Per capire il piatto più importante del Parco Ristorante Gambrinus di San Polo di Piave bisogna ricorrere alla storia.

Si era in pieno Risorgimento italiano, un anno prima che scoppiasse la Prima Guerra d’Indipendenza, dichiarata da Carlo Alberto di Savoia, su pressione di molti patrioti italiani.

Si era dunque nel 1847 e c’era anche nel Veneto, sottoposto all’impero d’Austria, un grande fervore nella speranza di riconquistare la libertà perduta con la caduta, nel 1797 della Repubblica di Venezia.

L’ultimo Doge, Ludovico Giovanni Manin, il 15 maggio di quel fatidico 1797 aveva infatti dichiarato lui stesso la fine della Repubblica, avendo le casse dello Stato completamente vuote, con molti patrizi scappati per timore dell’arrivo di Napoleone. Esattamente cinquant’anni dopo, proprio dove ci sono le sorgenti di risorgiva del fiume Lia, un intraprendente cittadino di San Polo di Piave, il signoir Zanotto, decise di aprire una stanza a pianterreno della sua casa per farne un posto di ristoro per chi andava o tornava dai mercati di Oderzo e Conegliano, per coloro che trasportavano merci sui loro carri trainati da cavalli e poi anche per i patrizi di passaggio che sopraintendevano alle loro proprietà agricole.

Il marito era al banco, la moglie in cucina a preparare minestre di fagioli, piatti di trippe, musetti da servire col cren e quei bei gamberi d’acqua dolce che un frescante che aveva decorato la vicina chiesa di San Giorgio aveva immaginato fossero sulla tavola dell’Ultima Cena di Gesù

. I gamberi erano un piatto speciale, e i signori accorrevano anche da lontano per gustarlo e così il signor Zanotto fu costretto a ristrutturare la sua casa e liberare la parte alle spalle dell’edificio perché c’era chi voleva vedere i gamberi muoversi lenti nelle acque del Lia.

Il tempo si srotolava veloce, ci fu la prima guerra di indipendenza nel 1848, poi la seconda nel 1859, poi la terza nel 1866 e dal dominio austriaco San Polo con tutto il Veneto passò al regno d’Italia.

Seguirono anni di grande povertà, metà degli abitanti della zona emigrò verso il sud del Brasile e verso altri Paesi, poi ci furono altre guerre, più tragiche delle precedenti, la prima e la seconda guerra mondiale.

Il locale alle sorgenti del Lia s’era via via rinnovato e, per onorare il piatto più celebre, venne chiamato Gambrinus.

L’ultimo importante rinnovamento ci fu dopo l’ultima guerra e il Gambrinus fu ancor più meta di buongustai dall’Italia e dall’estero, sempre accolto dai discendenti del fondatore.

Alla guida sempre la stessa famiglia Zanotto. Bisnonni, nonni, quindi Adriano e Rosa e da alcuni anni in cucina c’è il loro figlio Pierchristian, cuoco molto bravo e ammirato, che ha seguito il suo bravo percorso: scuola alberghiera a Vittorio Veneto e poi ricche esperienze in Italia e all’estero, in cucine molto importanti Il filo conduttore di tutta questa bella storia sono i “Gamberi alla Gambrinus” che ci sono ancora, per la gioia dei gourmet italiani ed esteri che continuano a sedere alle tavole di questo bel ristorante. Ed ecco la ricetta.


I Gamberi alla Gambrinus
Ingredienti per 4 persone: 20 gamberi d’acqua dolce, prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, farina bianca, vino bianco secco, olio extravergine di oliva, paprika, polenta bianca abbrustolita.

Sciacquate accuratamente i gamberi e passateli in un ampio tegame nel quale avrete riscaldato un velo d’olio. Avviate la cottura a fuoco moderato e dopo qualche minuto bagnate con un bicchiere di vino bianco; aggiungete una presa di sale grosso e il trito di un bel ciuffo di prezzemolo appena colto con uno spicchio d’aglio; aiutandovi con un passino fine fate scendere un paio di cucchiaiate di farina bianca e un cucchiaino di paprika, dell’intensità che vi è più gradita.

Coprite il tutto per 7-8 minuti e dopo aver tolto i gamberi, se necessario, fate addensare rapidamente il fondo di cottura. Impiattate i gamberi, cinque a testa, disponendoli a ventaglio e bagnandoli con la salsa; accompagnate con fettine di polenta bianca abbrustolita e guarnite con una presa di prezzemolo tritato.

Non sapete come affrontare i gamberi? Nessun problema, basta seguire alla lettera i 10 comandamenti del Gambrinus, che incitano all’uso delle dita e di un grande tovagliolo, altrimenti detto ‘bavariol’.

Vino consigliato: Pinot Bianco del Piave Doc

 



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Giampiero Rorato

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