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28 marzo 2024

Treviso

Quindici profughi della Serena trasferiti ad Aosta, scoppia la polemica

Chaibi:"L'ennesima dimostrazione di voler rovinare tutte le esperienze che dimostrano che un'accoglienza migliore sia possibile"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Quindici profughi della Serena trasferiti ad Aosta, scoppia la polemica

TREVISO - Doveva essere un trasferimento fuori porta, poco lontano da Treviso, per 15 profughi ospiti dell’ex caserma Serena da più di un anno e mezzo. Invece mercoledì scorso, il gruppetto di migranti è stato trasferito a Donnas, in provincia di Aosta. Ed è scoppiata la protesta. Il gruppo dei migranti prima si è rifiutato di scendere dalla corriera, poi ha chiesto di tornare a Treviso. La notizia ha sollevato le proteste in città.

Due dei profughi trasferiti, sono stati tra i fondatori dell’opificio autogestito “Talking Hands” del Centro sociale Django: “ Yaya e Lamin sono stati “deportati” ad Aosta - tuona il capogruppo di Sinistra unita e delegato Sprar, Said Chaibi - Uso questo termine perché ritengo sia il più appropriato quando ti spostano forzosamente, senza che nessuno ti dica la vera destinazione, da una città dopo che hai vissuto circa 1 anno e mezzo della tua vita a cercare di inserirti, di abbattere i pregiudizi, di costruire una rete sociale, di implementare le tue competenze, e di costruirti un futuro in una situazione complessivamente difficile”. 

“Deportati dalla Caserma Serena, che per alcuni disinvolti sono un modello, ma per me non sono altro che il simbolo della mercificazione della vita e l'avanguardia di ciò che non bisognerebbe fare nel mondo dell'accoglienza. Un modello in cui le persone diventano dei pacchi, senza dignità, senza rispetto, come se fossero semplici numeri abbandonati in un contesto nuovo e difficile e in cui anche i residenti si trovano spiazzati rispetto all'idiozia del sistema ministeriale. Continuare a perpetrare questa deportazione non fa altro che creare il terreno fertile per il conflitto tra gli ultimi e i penultimi, in cui poi i razzismi istituzionali sguazzano "affinché tutto cambi per non cambiare nulla".

 


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Isabella Loschi

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