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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

Ragazzi bengalesi in Val Lapisina, i residenti: "Abbiamo paura"

Il consigliere Fasan parla a nome degli abitanti: "Perché dobbiamo rischiare?"

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Ragazzi bengalesi in Val Lapisina, i residenti:

VITTORIO VENETO - Era chiuso da oltre 20 anni, l'hotel Winkler di San Floriano. Sabato sera è stato riaperto per dare ospitalità ad alcuni ragazzi provenienti dal Bangladesh. La struttura, di proprietà dell'impresa Tonon, è stata rimessa a nuovo in pochi giorni: è stata riallacciata l'energia elettrica, l'impianto idraulico ed è stata data una bella pulita a quelle stanze che, da vent'anni, non vedevano anima viva. I giovani bengalesi sono stati sistemati nella struttura per decisione della Prefettura che, in accordo con l'impresa proprietaria dell'immobile, ha scelto l'albergo dismesso quale rifugio per i richiedenti asilo. I nuovi ospiti, però, non sono piaciuti a qualche residente della Val Lapisina, tra cui il consigliere leghista Bruno Fasan che abita vicino all'immobile e che, in seguito ai nuovi arrivi, non ha tardato ad attaccare la giunta, ricordando "come si stava bene con l'ex sindaco Da Re".

 

"Quando c'era Da Re - ricorda Fasan - non arrivavano profughi in città. Hanno cominciato a venire dopo un mese dall'elezione del sindaco Tonon. E è inutile che il Pd sostenga che la giunta non c'entra nulla con i nuovi arrivi perché, affermando che il motivo di tali entrate è il diniego dei vicini comuni leghisti ad ospitare due migranti per ogni mille abitanti, sottintende che, una voce in capitolo, i primi cittadini ce l'hanno eccome". Fasan attacca, ma si sente anche minacciato. "In Val Lapisina siamo 700 abitanti - spiega il consigliere leghista - ci sono già 150 immigrati insediatisi negli anni e ora, tra il Ceis che ne ospita 120 e il Winkler che ne ha appena accolti 30 ci sono 300 extracomunitari tra la Val Lapisina e Serravalle Nord. Mi sembra davvero eccessivo".

 

Eccessivo in che senso?

"Abbiamo paura: il 65% dei carcerati sono extracomunitari e questo dato ci spaventa. Non siamo tranquilli ad avere come vicini di casa dei 20enni del Bangladesh che non fanno nulla tutto il giorno, e che ci guardano mentre passiamo. Potrebbero essere preoccupazioni ingiustificate ma perché rischiare?"

Vi spaventano: quindi cosa farete?

"Tempo fa in consiglio comunale avevo presentato un'interrogazione chiedendo se in Fadalto stessero arrivando dei migranti. Il sindaco Tonon mi aveva assicurato che non ne sarebbero più arrivati, mentre ora ci sono 30 ragazzi del Bangladesh arrivati di nascosto, senza che nessuno venisse avvisato. Verificherò cosa è successo tra Comune, Impresa Tonon e prefettura e stiamo valutando di promuovere delle manifestazioni per far capire la nostra contrarietà". Bruno Fasan e altri residenti della Val Lapisina hanno paura. Paura di quei 30 ragazzi del Bangladesh che, secondo il consigliere leghista "sono qui perché hanno voglia di soldi, di denaro, e non fanno nulla dalla mattina alla sera. Non mi risulta - continua Fasan - che in Bangladesh ci sia una guerra in questo momento. Loro dicono di essere rifugiati, ma se non fuggono da una guerra non lo sono e vengono qui a farsi mantenere".

 

Fasan, evidentemente, non è ben informato. In Bangladesh, infatti, una guerra c'è eccome. E' la guerra dell'odio, che non è fatta di eserciti ma di continue manifestazioni, spesso violente, tra le due principali fazioni, che affossano l'economia del paese (già precaria) e mettono a repentaglio la vita dei civili. Il Bangladesh, inoltre, è uno dei paesi più poveri al mondo: nel 2012 il reddito pro-capite è stato di 1.963 dollari (a parità di potere d'acquisto) rispetto a una media mondiale di 11.750 dollari. E anche la condizione della popolazione per quanto riguarda i diritti umani è estremamente critica: nel paese vige la pena di morte e i condannati sono per la maggior parte sostenitori dell'opposizione; persiste il problema della tortura nelle carceri e è gravissima la condizione lavorativa degli operai, soprattutto nel settore tessile (e pare che dopo la tragedia di Dakha, nonostante le aziende si siano impegnate a versare somme come risarcimento, non sia cambiato poi tanto). Come se non bastasse, il Bangladesh è soggetto a continue inondazioni, che negli ultimi anni sono state più violente e che, insieme all'estrema povertà, ai golpe, agli attacchi, alla limitazione della libertà e all'oppressione della democrazia contribuiscono all'ondata di profughi che negli ultimi anni è partita dal paese. Si stima che in questi 20 anni ci sia stato un movimento di 40 milioni di profughi provenienti dal Bangladeh. Nel 2014 il Paese è al 17° posto nella lista dei paesi produttori di richieste d’asilo.

E se dunque non c'è una guerra tra eserciti forse questi ragazzi, che hanno attraversato l'Asia, sono giunti in Libia e sono poi saliti su mezzi di fortuna per raggiungere l'Italia, rischiando la vita, non sono proprio in cerca "di soldi".

E, forse, non dovrebbero nemmeno spaventare.

 



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Stefania De Bastiani

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