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24 aprile 2024

Treviso

Rischio autogol sulle pensioni degli ex consiglieri regionali del Veneto

Intervista al costituzionalista Sandro De Nardi

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

Rischio autogol sulle pensioni degli ex consiglieri regionali del Veneto

TREVISO - Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha pubblicato una interessante sentenza, la n. 1289 del 4 dicembre 2015, con la quale ha dichiarato inammissibile, per difetto di giurisdizione, il ricorso che era stato proposto da alcuni ex consiglieri della Regione Veneto ed ex parlamentari della Repubblica Italiana e/o ex deputati europei, tutti titolari, da diverso tempo, di un assegno vitalizio mensile (in sostanza: una pensione) pagato dalla Regione.

Precisamente, il ricorso era stato proposto dalle seguenti persone: Danillo Sante Riello, Lucio Pasqualetto, Fabrizio De Checchi, Mario Riccamboni, Giulio Fausto Veronese, Laura Biasibetti, Francesco Adami, Luigi Covolo, Alberto Tomassini, Luigi Capuzzo, Mariella Andreatta, Roberto Da Dalt, Aldo Bottin, Domenico Costa, Lorenzo Vigna, Giancarlo Rampi, Alberto Tomiolo, Buson Delfino, Fortunato Porrazzo, Gaudo Pedalino, Renzo Marangon, Giorgio Cerioni, Vittorio Tassinari, Antonino Parisi, Paolo Cadrobbi, Gianfranco Cremonese, Nadia Qualarsa, Giancarlo Renato Brunetto, Umberto Carraro, Mirco Marzaro, Michele Munaretto, Raffaele Bazzoni, Angelo Pietro Fiorin, Iles Braghetto, Giuliana Fontanella, Aldo Toffoli, Floriano Pra, Lucio Strumendo, Gian Pietro Favaro, Camillo Cimenti, Roberto Buttura, Luigi Basso, Giuseppe Pupillo, Mario Rossi, Giorgio Gabanizza, Luigi Marangoni, Giorgio Carollo, Franco Frigo, Maurizio Creuso, Luciano Righi, Severino Galante, Marino Cortese, Benito Pavoni, Luigi D’Agro’, Amalia Sartori, Luciano Falcier, Sante Perticaro, Giovanni Crema, Fabio Gava, Carraro Tiziana Lucia erede di Gallinaro Luciano.

 

Per aiutarci a fare un po' di chiarezza su una vicenda tecnicamente alquanto complessa, che riguarda un argomento al quale i cittadini elettori (e contribuenti) veneti sono sicuramente interessati, abbiamo intervistato il costituzionalista vittoriese Sandro De Nardi, professore associato di Istituzioni di Diritto pubblico all'Università di Padova e avvocato cassazionista.

 

1. Qual è stato per la precisione il motivo del contendere?

In soldoni il ricorso e' stato presentato da alcuni ex consiglieri regionali del Veneto che non ritengono conforme a Costituzione la legge regionale veneta n. 43/2014 tramite la quale un anno fa è stata decisa, a partire da gennaio 2015, una temporanea decurtazione degli assegni vitalizi loro corrisposti. Ritenendo pertanto di aver subìto una lesione dei loro diritti e interessi, si sono rivolti al Tribunale amministrativo regionale di Venezia impugnando formalmente il provvedimento con cui l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Veneto, applicando la predetta legge, ha concretamente sforbiciato i loro emolumenti.

 

2. Cosa prevede, nello specifico, la contestata legge veneta? E quanto concretamente va ad incidere sui vitalizi degli ex?

La legge regionale votata un anno fa stabilisce anzitutto che non siano minimamente toccati i vitalizi di cui godono quei titolari che, ai fini IRPEF, hanno un reddito annuo pari o inferiore ad Euro 29.500. Inoltre, il taglio che previsto è comunque variabile e progressivo, essendo per la precisione il seguente: - 5% dell'importo per assegni vitalizi sino a 2.000 Euro mensili; - 8% dell'importo per assegni vitalizi oltre i 2.000 Euro e fino a 4.000 Euro mensili; - 10% dell'importo per assegni vitalizi oltre i 4.000 Euro e fino a 6.000 Euro mensili; - 15% dell'importo per assegni vitalizi oltre i 6.000 Euro mensili. Infine, ma non certo per importanza, occorre sottolineare a dovere che tutte le riduzioni appena indicate sono comunque temporanee: valgono infatti soltanto per 3 anni, e cioè dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2017; dopodiché tutto tornerà come prima, nel senso che glie v consiglieri riprenderanno ad incassare l'intero vitalizio loro spettante.

 

3. Secondo lei contestata la legge regionale è davvero incostituzionale come sostengono le 'vittime' dei tagli?

Personalmente credo di no, per molteplici ragioni: mi limito qui ad indicargliene solo alcune. Anzitutto va detto che la legge in questione è stata espressamente approvata per ridurre la spesa pubblica regionale: in particolare, per contenere un pochino i costi della politica locale. Al riguardo è noto urbi et orbi che le casse pubbliche, ivi comprese quelle regionali, hanno la impellente necessità di reperire e liberare risorse da poter destinare ad altri interventi prioritari come la sanità, il sociale, i disoccupati, le imprese in crisi ecc.; pertanto, c'è sicuramente una obiettiva e contingente motivazione che sta alla base della decisione di sforbiciare i vitalizi degli ex politici regionali, i cui lauti importi, oltre tutto, erano stati fissati in tempi in cui le vacche erano molto, molto, grasse. Ebbene, visto che oggi le vacche sono praticamente ridotte a pelle e ossa appare costituzionalmente legittimo che i predetti importi siano stati rivisti al ribasso: il tutto anche in ottemperanza al principio solidaristico che, non dimentichiamolo, rappresenta una delle architravi su cui si fonda la nostra Costituzione. In secondo luogo, mi sembra che il taglio concretamente praticato sia, nel complesso, di buon senso e più che equilibrato: in fondo, viene chiesto un sacrificio mensile minimo solo ed esclusivamente a chi dispone di un reddito annuo superiore a 29.500 Euro e, lo ripeto, per un periodo comunque limitato di soli 3 anni.

 

4. C'è però chi sostiene che la Costituzione vieterebbe sempre e comunque di toccare i cosiddetti diritti quesiti, che nel caso di specie sarebbero i diritti degli ex consiglieri veneti ad incassare per intero gli importi dei vitalizi a suo tempo decisi: è davvero così?

No! Purtroppo questa è l'ennesima conferma che molto spesso la Costituzione viene invocata a sproposito, facendole dire ciò che in realtà essa non dice affatto: finendo per addossarle colpe che non ha. In effetti, chiunque abbia una conoscenza basilare della giurisprudenza maturata in materia sa perfettamente che i giudici della Corte costituzionale (che sono i massimi interpreti della nostra Carta fondamentale) hanno in più occasioni ritenuto legittimi - anche sulla scorta di quanto prevede la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e del cittadino - interventi del legislatore che hanno parzialmente modificato, addirittura in modo retroattivo, le regole del gioco allorquando la partita da giocare era già iniziata. Certo, per ovvie ragioni esistono dei paletti, dei limiti precisi che il legislatore - sia statale che regionale - deve rispettare: ma è indubbio che, ai fini che ci interessano, la Regione ha la piena facoltà di sacrificare - in minima parte - la certezza del diritto ed il legittimo affidamento di cui sono portatori i titolari del vitalizio di continuare a riscuotere le somme a suo tempo fissate. Ciò che più conta, sempre secondo l'opinione della Corte costituzionale, è che a monte vi sia una chiara ed adeguata giustificazione dell'intervento legislativo, che deve necessariamente avere come obiettivo finale quello di tutelare altri principi, diritti e beni di sicuro rilievo costituzionale. Ora, nel nostro caso, come ho già detto, la modifica al ribasso degli importi pagati appare sicuramente giustificata e comunque ragionevole visto il fine di interesse generale (il contenimento della spesa pubblica) che si intende perseguire, proprio alla luce della contingente situazione di grave crisi in cui versa il nostro Paese; inoltre, a ben vedere, la legge regionale in questione non ha nemmeno carattere retroattivo, al contrario di quanto spesso si suole affermare: dato che essa nel dicembre del 2014 ha sancito che i tagli scattassero solo per il futuro, e precisamente dal successivo mese di gennaio 2015, senza chiedere indietro un solo centesimo di quanto sino ad allora era stato elargito.

 

5. Torniamo allora alla sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Veneto: cosa è stato concretamente risposto agli ex consiglieri regionali?

Il giudice amministrativo non ha valutato il merito delle contestazioni sollevate dai ricorrenti, non ha cioè deciso se hanno ragione o se hanno torto nel lamentarsi dei tagli: si è fermato prima! In particolare, ha detto soltanto che lui non è il giudice competente a decidere simili controversie: e contestualmente ha invitato gli ex consiglieri regionali a bussare alla porta di un altro giudice, la Corte dei conti. E qui viene il bello. Difatti, a tale conclusione il Tribunale amministrativo è giunto dopo aver sposato la tesi secondo cui i vitalizi regionali, a prescindere dalla loro formale denominazione giuridica, sarebbero da qualificare - sotto il profilo sostanziale - come delle vere e proprie pensioni pubbliche: sulle quali per l'appunto giudica la Corte dei conti. Il che, a mio modo di vedere, potrebbe aprire uno scenario a dir poco eclatante: e se fossi un ex consigliere regionale sarei sul serio molto preoccupato.

 

6. In che senso?

Beh, se davvero passasse la tesi per cui il vitalizio regionale è una pensione e venisse effettivamente investita della relativa controversia la Corte dei conti, quest'ultima prima di valutare se i tagli recentemente disposti dal Veneto sono conformi o memo a Costituzione dovrebbe necessariamente porsi il seguente, semplicissimo, interrogativo preliminare: a che titolo la Regione del Veneto ha legiferato in materia di pensioni sin dal lontano 1973 (data a cui risale la prima legge che disciplina l'istituto del vitalizio)? La domanda non è affatto banale, ove si consideri che il testo della Costituzione rimasto in vigore sino al 7 novembre 2001 non attribuiva nessuna - ripeto: nessuna - competenza legislativa in materia pensionistica alle Regioni ordinarie come il Veneto: dunque tutte le leggi approvate in argomento sarebbero da qualificare come totalmente incostituzionali, e pertanto annullabili dalla Corte costituzionale. Dal 2001, con la nota riforma del Titolo V (che il popolo italiano ha condiviso, approvandola con un apposito referendum) alle Regioni ordinarie è stata sì ampliata la competenza legislativa concorrente ma solo e soltanto per la "previdenza complementare e integrativa", e non già per la "previdenza sociale" che continua ad essere di esclusiva spettanza del Parlamento nazionale (basti pensare al fatto che la cosiddetta riforma Fornero è stata per l'appunto varata tramite una legge dello Stato). In buona sostanza se i vitalizi fossero delle pensioni la Corte costituzionale li potrebbe dichiarare illegittimi in toto, togliendo agli ex consiglieri il diritto di continuare a percepire anche un solo euro a titolo di vitalizio.

 

7. Ma questo sarebbe un boomerang clamoroso ...

In effetti sarebbe un autentico autogol! In pratica, coloro che legittimamente hanno deciso di rivolgersi al giudice perché non hanno proprio digerito di dover sacrificare per 3 anni il 5%, l'8% ecc. del loro pregresso assegno mensile, rischiano di far saltare il banco, e cioè l'intero istituto del vitalizio: sia chiaro, non solo quello proprio ma anche quello percepito dai colleghi che non hanno fatto ricorso.

8. Un'ultima curiosità, che prescinde da ciò che, tra diversi anni, decideranno in via definitiva i competenti magistrati nei successivi giudizi: la riforma costituzionale che é sostenuta dal Governo Renzi si occupa per caso anche dei vitalizi degli ex consiglieri regionali?

In realtà tocca la problematica, ma solo indirettamente: il perché glielo spiego subito. Il testo della revisione costituzionale che è stato approvato dal Senato della Repubblica il 13 ottobre scorso - e che ora è all'esame della Camera dei deputati - contempla una interessante novità, che non è esplicitata ma si coglie tra le righe. All'art. 35, prevede che in futuro non sia più la Regione - e cioè, in pratica, gli stessi beneficiari! - a stabilire quanto può guadagnare un consigliere regionale, ma affida invece al Parlamento nazionale il compito di fissare con legge statale l'ammontare della loro "busta paga": che, in ogni caso, non potrà mai superare quella del Sindaco della Città capoluogo di Regione. Ora, poiché la vigente legislazione statale non riconosce agli ex Sindaci alcuna forma di pensione e/o vitalizio che dir si voglia, ne conseguirà necessariamente che anche gli ex consiglieri regionali, una volta terminato il mandato, resteranno a bocca asciutta: nel senso che non saranno più titolari di alcuna pensione e/o vitalizio a carico della collettività veneta vita natural durante. Insomma, se la riforma Renzi-Boschi andasse veramente in porto, la faccenda dei vitalizi degli ex consiglieri verrebbe risolta in radice ...

 

pietro.panzarino@oggitreviso.it

 

 

 


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