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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

A rischio sismico le case con più di 30 anni

Della Libera: "Preoccuparsi del terremoto è una scelta politica"

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

A rischio sismico le case con più di 30 anni

Anotnio Della Libera, geologo

VITTORIO VENETO – «Dobbiamo cambiare logica: non spendere per riparare, ma fare prevenzione». Il recente sisma che ha colpito il Centro Italia porta nuovamente all’attenzione il fatto che il territorio vittoriese non è esente da questo rischio, come non lo è il resto del territorio italiano. E l’attenzione di noi cittadini, e di coloro che fanno politica e che hanno a cuore la comunità, dovrebbe essere posta sul concetto di vulnerabilità, cioè se e come case, scuole, edifici pubblici, capannoni e ospedali resistano ad un terremoto.

 

«Tutto il territorio italiano è sismico, Vittorio Veneto incluso – spiega il geologo Antonio Della Libera -. Analisi puntuali del territorio si possono fare con la micro zonazioni simica, cioè uno studio che indica le zone dove il rischio sismico potrebbe essere maggiore o più contenuto. Uno studio che alcuni comuni stanno facendo, studi finanziati anche dalla regione Veneto. Lo ha fatto ad esempio Fregona e Sarmede, Vittorio Veneto no».

 

Fare questo studio è una scelta politica? «Evidentemente è una scelta politica nel significato di preoccuparsi della propria città – sottolinea Della Libera -. Tutto parte da un dato culturale: c’è chi ha una maggiore e chi una minore sensibilità verso questo problema. Dopo il recente terremoto in Centro Italiano sembra si stia facendo un passo avanti culturale: prevenire i danni che un terremoto può causare. Mi auguro che a partire dal Governo si orientino importanti risorse per intervenire in quella che Renzo Piano ha definito “ricucitura”, cioè in interventi per ridurre i danni».

 

La faglia da Valdobbiadene prosegue lungo la Valle del Soligo e arriva fino a Porta Cadore (Vittorio Veneto) e qui un ramo sale verso il lago di Santa Croce, l’altro ruota sotto il Pizzoc, per dirigersi verso Montaner e poi il Friuli. «Dopo il terremoto del 1936 – fa memoria il geologo -, i nostri comuni avevano fatto richiesta a Roma di essere inseriti tra le zone sismiche. Nel 1937 venne emanato il decreto in cui Vittorio Veneto veniva inserito tra i comuni sismici. Finita la guerra, con il problema della ricostruzione e i costi maggiori che ci sarebbero stati alla luce di rientrare in zona sismica, l’allora vescovo e il sindaco chiesero a Roma di essere tolti dall’elenco. E così fu: dal 1946 fino al terremoto del Friuli questo territorio non rientrò più in zona sismica».

 

Sotto alla lente, quanto a vulnerabilità, finiscono oggi tutte quelle case costruite prima degli anni Ottanta. Ora, in base alla normativa, il progetto di costruzione o ristrutturazione di un edificio deve essere accompagnato da una perizia geologica, che va inviata al Genio Civile che rilascia poi il permesso. «Se utilizzata la legislazione esistente, la nostra casa è a posto dal punto di vista sismico. Il problema è tutto il vecchio» non nasconde Della Libera.

 



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Claudia Borsoi

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