CONEGLIANO - Da quando il padre la portò per la prima volta in palestra da bambina, Valentina Fiorin non ha mai mollato. Nemmeno dopo l'infortunio che le costò la nazionale e quasi due stagioni di lento e progressivo recupero.

Ora, a 26 anni, è pronta a raccogliere i frutti di tanta pazienza.

“L'infortunio è stato il momento più brutto della mia carriera. Già nel 2004 avevo avuto problemi con l'ernia del disco, e l'anno scorso, a gennaio, si è ripresentato il problema, solo dieci volte peggiorato - dice l'ex azzurra che dopo l'infortunio ha dovuto impegnarsi molto per ritornare in campo -.

In quel periodo non sapevo neanche se sarei potuta tornare a giocare.

Sono stata operata e sono stata lontano dal campo per otto mesi. Poi c'è voluto altro tempo per riprendere a camminare e recuperare la forma. Non ho mai avuto paura di lavorare duramente e per la rieducazione ho fatto tutto quello che dovevo fare, seguendo alla lettera il programma. Sono fortunata se oggi posso tornare a giocare“.

Che a Valentina piaccia lavorare per raggiungere i propri obiettivi lo dimostrano anche il modo in cui gestisce la tensione delle partite, e la parte del "mestiere" di atleta che ama di più:

“Prima della partita penso alle azioni che ci possono essere, penso alle situazioni di gioco. Mi aiuta a concentrarmi e entrare nel clima. La parte che più mi piace della mia professione è invece il lavoro, proprio analitico. Mi piacciono anche le vittorie che sono frutto di studio e di lavori particolari e mirati”.

Come guarda agli ultimi due anni?

“Gli ultimi due anni li vedo come una scommessa vinta. Anche se non sono state tutte cose negative. Ad esempio ho bei ricordi della finale di Coppa di Francia dell'anno scorso. Non mi hanno schierato nella mia posizione abituale, ma c'era bisogno di me e sono stata all'altezza”.

Ci sono delle sensazioni particolari per questo ritorno ai campi da gioco da titolare?

“Mi mancava giocare e sono contenta di potermi mettere in discussione di settimana in settimana, ma non ho emozioni particolari. Non mi sento né particolarmente agitata, né particolarmente emozionata, voglio solo essere all'altezza”.

Ritiene di poter tornare ai livelli che aveva prima dell'infortunio?

“Penso di essere in grado di raggiungere i livelli precedenti, anche se so benissimo che sarà dura e che dovrò lavorare tanto”.

 “A Cannes non avevo più interesse a restare. Volevo comunque ritornare in Italia, e il progetto era interessante. Non c'ero mai stata a Conegliano, ma ne avevo sentito parlare. I miei genitori sono venuti a vedere delle partite qui durante la scorsa stagione e mi hanno parlato del pubblico e dell'atmosfera di questo palasport pieno. Poi, valutando la possibilità di venire alla Spes, ho capito che c'è un modo di fare pallavolo diverso che in altre città.

E credo che questo modello possa dare tanto a tutto il movimento. Penso che alla prima di campionato, contro Bergamo, il palasport sarà pieno e che anche da parte mia ci sarà tanta curiosità, forse più per l'emozione e l'ambiente che per le avversarie. Inoltre, sulla mia scelta di venire a Conegliano hanno contato moltissimo anche le possibilità di essere vicino a casa e di giocare di nuovo da titolare”.

Si è già fatta un'idea su quello che sarà il punto forte di questa squadra e su quali potranno essere le ambizioni?

“Sarei soddisfatta con un piazzamento di metà classifica. Credo che un punto importante di questa squadra sia la difesa. Dovremo provare a difendere tutto. L'impressione è che si possa migliorare ancora tanto e che se riusciremo a interpretare ciò che ci chiede il coach potremo andare lontano”. ^{(spesvolley.it)}