29 novembre 2024
- Tags: zucchero, obesità infantile, diabete, etichette
Eva Da Ros | commenti |
(David after a short stay in the USA)
Il veleno più potente al mondo? Lo zucchero. Provocazione? Scopriamolo insieme.
La storia dello zucchero è piuttosto recente rispetto alla nostra evoluzione, scoperto in epoche diverse dalle varie civiltà, arrivò a conquistare l'Europa in modo massiccio a seguito della disponibilità di colonie produttrici di canna da zucchero (dettagliato approfondimento nel libro “Sugar Blues, il mal di zucchero”, Macroedizioni). I consumi procapite annui aumentarono rapidamente e con loro le malattie da zucchero (carie, disturbi d'umore, diabete, ...). Nel documento "Il diabete in Italia" «...a livello di popolazione il diabete rimane una delle principali cause di morte a causa della sua grande diffusione...».
Non agirà dunque rapido come il veleno delle rane azzurre dell'Amazzonia, ma ogni anno migliaia di persone muoiono per colpa dello zucchero.
Lo zucchero raffinato, ottenuto dalla barbabietola o dalla canna da zucchero, è un disaccaride ossia due molecole (glucosio e fruttosio) legate insieme, che in tempi brevissimi dall'ingestione arriva nel sangue. L'aumento vertiginoso del glucosio nel sangue (glicemia) crea una serie di conseguenze metaboliche tra cui il relativo aumento dell'insulina, che ha il compito di riportare i valori nella norma. Se tutto funziona bene.
In molti persone, infatti, si instaura una condizione definita insulino-resistenza, base di partenza per molte malattie, tra cui il diabete. Semplificando potremmo paragonare l'insulina ad una chiave che serve ad aprire le cellule e farci così entrare il glucosio. Nell'insulino-resistenza alcune “serrature” sono bloccate e l'insulina non riesce a lavorare come dovrebbe.
Per prevenire e curare questa condizione, frequente nell'obesità addominale, è fondamentale saper scegliere i cibi adeguati, ovvero alimenti che non contengano zuccheri raffinati, preferendo sempre i cibi integrali. La struttura dei cereali integrali, infatti, rende più lenta la digestione dei carboidrati in essi contenuti, consentendo un rialzo glicemico minore e stabile nelle ore successive al pasto.
La difficoltà che spesso si incontra nella riduzione/eliminazione degli zuccheri raffinati sta nella dipendenza che molti individui sperimentano, una condizione di “sugar addiction” dovuta all'abuso di prodotti zuccherati fin dalla più tenera età. Quanti tra noi da piccoli hanno ricevuto in premio una caramella per essere stati buoni? un gelato per esserci fatti male? Qualcuno ha avuto, come me, una nonna che offriva pane, burro e zucchero come merenda del pomeriggio? Tutto in buona fede. Ma il danno inizia lì, creando un'appagamento sensoriale immediato che crea il desiderio di mangiarne ancora e ancora, una sorta di dipendenza da zucchero da cui non si esce.
L'industria alimentare ha capito il trucco: mettendo buone dosi di zucchero i prodotti si vendono di più. Persino nel ketchup c'è lo zucchero...
Fortunatamente oggi i consumatori sono più attenti (per lo meno iniziano ad esserlo) e leggono le etichette. Ma quanti tra voi sanno che gli ingredienti sono in ordine decrescente di quantità?
Se nella marmellata il primo ingrediente è zucchero sappiate che il suo quantitativo è superiore alla frutta utilizzata per fare quella marmellata.
Per depistare il consumatore/indagatore utilizzano lo stratagemma di diversificare le fonti zuccherine, sperando nella ignoranza dei termini, quindi non solo zucchero o zucchero di canna, ma anche glucosio, destrosio, sciroppo di mais, maltodestrine, saccarosio, maltosio, lattosio... e non compare più tra i primi ingredienti!
Continua così a crescere il numero di bambini e adulti obesi, contemporaneamente sovralimentati e malnutriti.
Per approfondire:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2235907/
Eva Da Ros
Dietista con perfezionamento nel trattamento dell'obesità e master in disturbi dell'alimentazione in età evolutiva. Da alcuni anni studio con interesse l'alimentazione vegetariana.
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