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28 marzo 2024

Politica

Rosatellum, ok governo a fiducia. Ira M5S

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Rosatellum, ok governo a fiducia. Ira M5S

Il governo ha posto la fiducia sul Rosatellum bis. Lo ha detto in aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro. La richiesta del voto di fiducia - arrivata dopo l'autorizzazione del Consiglio dei ministri - è sugli articoli 1, 2 e 3 della legge elettorale.

I lavori inizieranno domani alle 13:45 con le dichiarazioni di voto sulla fiducia sull'art.1. Alle 17:30 dichiarazioni sulla fiducia sull'art.2 e appello dalle 19:30. Giovedì mattina alle 9 dichiarazioni sulla fiducia sull'art.3 e appello dalle 11. A seguire voti sugli art.4 e 5 e quindi dichiarazioni sul voto finale che, secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo della Camera, sarà giovedì nel tardo pomeriggio.

Il Rosatellum bis approda a Montecitorio, dando così il via all'iter: la fiducia serve per blindare il testo contro ogni rischio di tenuta dell'intesa tra Pd, Ap, Forza Italia e Lega sul sistema misto che prende il nome dal capogruppo dem a Montecitorio, Ettore Rosato.

E' stato proprio Rosato a chiedere a nome della maggioranza l'opportunità del voto di fiducia: "Ho chiamato Gentiloni per dirgli che in una valutazione che abbiamo fatto con i gruppi di maggioranza è emersa la necessità e l'opportunità che si proceda con il voto di fiducia. Su questo ci siamo confrontati anche con la Lega e Forza Italia. Il testo va preso così com'è, non si può prenderlo a pezzettini - ha detto ai cronisti in Transatlantico -. Il rischio che ci siano dei cambiamenti nei voti segreti era un rischio che avrebbe affondato la legge elettorale".

M5S - Subito è scattata la rivolta tra le file della sinistra e, soprattutto, fra i 5 Stelle: "E' una vergogna, un atto indegno. Per la seconda volta nella legislatura un governo vuole blindare una legge elettorale, vietando il dibattito in Parlamento", dice il leader di 'Possibile' Pippo Civati, seguito da quello di Mdp Speranza ("mettere la fiducia sulla legge elettorale a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia") - e dal Cinquestelle Toninelli, che su Twitter parla di "atto eversivo e incostituzionale fatto da chi ha paura dei suoi" mentre invita gli italiani a scendere in piazza per protestare.

DI BATTISTA - "Tutto questo fa vomitare. Io l'ho chiamato un 'colpo di stato istituzionale' fatto a 'norma di legge' da dei fuorilegge! Ci opporremo in ogni modo. Spero che, al di là delle proprie appartenenze politiche, il Popolo italiano sappia reagire", rincara la dose il compagno di Movimento, Alessandro Di Battista.

DI MAIO - "Convocheremo il popolo in piazza" promette il candidato premier, Luigi Di Maio. "Chiameremo i cittadini in piazza domani pomeriggio. Sarà un momento importante, protesteremo contro questo scempio", ha poi confermato all'AdnKronos il capogruppo M5S a Montecitorio, Simone Valente.

QUIRINALE - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pur non esprimendo ovviamente valutazioni nel merito del testo in esame in Parlamento o di scelte diverse in materia e neppure sul voto di fiducia che attiene al rapporto Parlamento-governo, continua a considerare positivo l’impegno in Parlamento per giungere a una nuova legge elettorale, auspicando che questo avvenga con ampio consenso. E' quanto si apprende in ambienti del Quirinale.

EMENDAMENTI - Circa 200 gli emendamenti che saranno sottoposti all'esame dell'aula, tutti o quasi dei partiti che si oppongono al provvedimento: 55 solo quelli presentati dal M5S, 28 di Mdp, 18 di Sinistra Italiana. Sette quelli presentati da Forza Italia, che lo sostiene. E, per votarli, si chiederà con ogni probabilità il voto segreto.

LA LEGGE - Cinque i punti essenziali della legge elettorale sottoposta al giudizio dei deputati: la scheda unica (nella quale il nome del candidato nel collegio è affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono); i collegi (con il 36% dei seggi assegnato con un sistema maggioritario basato su collegi uninominali e il 64% assegnato con criteri proporzionali); la soglia di sbarramento (al 3% per le singole liste e al 10% per le coalizioni a livello nazionale sia alla Camera che al Senato); le pluricandidature, che salgono a 5; le firme da raccogliere per la candidatura (circa 750, dimezzate rispetto al testo originario della legge).

 



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