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28 marzo 2024

Cronaca

San Ferdinando, fiamme in nuova tendopoli: un morto

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San Ferdinando, fiamme in nuova tendopoli: un morto

Un migrante è morto nell'incendio divampato nella nuova tendopoli di San Ferdinando. Il rogo scoppiato all'alba non ha lasciato scampo alla vittima che non è stata ancora identificata. La struttura coinvolta dalle fiamme ospita parte dei migranti che sono stati sgomberati due settimane fa dalla baraccopoli. "Speravamo di non dover più raccontare episodi come questi ma purtroppo è accaduto ancora". A dirlo all'Adnkronos il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi che si trova nella nuova tendopoli, gestita dalla Caritas, dove erano stati trasferiti una parte dei migranti sgomberati dalla baraccopoli due settimane fa. "Le cause del rogo, che ha interessato una tenda, non sono ancora chiare - spiega il sindaco - e sono al lavoro i vigili del fuoco e la polizia Scientifica. Ora siamo in attesa di capire come sono andati i fatti. Certo è che è accaduto quello che non doveva accadere".

Il prefetto di Reggio Calabria ha convocato a San Ferdinando il Comitato per la Sicurezza, alla presenza del procuratore di Palmi. La baraccopoli abusiva aveva ospitato fino a 3mila immigrati: contestualmente allo sgombero del 7 marzo scorso, tutti gli stranieri con permesso di soggiorno, ricorda il Viminale, hanno avuto una sistemazione alternativa e controllata. Il rogo di questa notte si è innescato in una tenda. L'area è attrezzata con servizi igienici, presidio sanitario e vigilanza: il rapido intervento dei soccorsi ha evitato una tragedia di dimensioni maggiori. Al 5 marzo scorso, la presenza stimata di immigrati nella baraccopoli era di 1.592 persone. Di queste, 200 sono state trasferite negli ex Sprar e Cas, circa 460 si sono spostate volontariamente e 900 hanno trovato sistemazione nella tendopoli vigilata e attrezzata.

"Non ce lo aspettavamo, è una tragedia inattesa, un fatto che non doveva succedere e che ci addolora", dice all'Adnkronos don Vincenzo Alampi, direttore della Caritas di Oppido Mamertina Palmi. "Questo luogo non è l'inferno della baraccopoli ma nemmeno il paradiso, è solo un luogo temporaneo - sottolinea don Alampi - che va superato. Diocesi, Caritas, Comune, Prefettura stanno portando avanti un lavoro importante che non deve interrompersi. All'interno della tendopoli - racconta - dove convivono pacificamente persone di almeno dieci nazionalità diverse, abbiamo cercato di rendere le condizioni di vita il più dignitose possibili in attesa di una soluzione più stabile, con un'accoglienza diffusa nei comuni della Piana. Poi la notizia di questa mattina all'alba che ci colpisce e ci addolora".

 



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