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24 aprile 2024

Treviso

Sciabica, la pagina della memoria (di Lampedusa)

Fabrica lancia una rete per raccolgliere le testimonianze di chi, quella notte, c'era

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Sciabica, la pagina della memoria (di Lampedusa)

VILLORBA - "A un miglio dalla costa di Lampedusa, abbiamo bruciato una coperta: non c'era alternativa. La coperta ha preso fuoco e ci siamo spaventati. Ci siamo spostati tutti su un lato solo e così è colata a picco. Chi di noi era ancora vivo ha cominciato a nuotare". Zerit Gebray è uno dei sopravvissuti. 28 anni, eritreo, biologo marino, ha perso suo fratello in mare, la notte del 3 ottobre 2013.

Una notte di fuoco, di morte, sbattuta in prima pagina e poi cancellata. Da nuove, fresche, drammatiche notizie. Una notte che rischia di essere sepolta, insieme alle sue 400 vittime. Sommersa da un silenzio che non può essere permesso.

 

A dare voce ai protagonisti di quella drammatica vicenda ci ha pensato Fabrica, lanciando Sciabica, una rete interattiva che raccoglie testimonianze, pezzi di storia, frammenti di vita, idee, sguardi, ideali, rabbia. Sciabica, termine di origine araba che significa "rete da pesca" è una piattaforma dove le parole di chi è rimasto coinvolto nella tragedia rimarranno impresse.

 

Il team creativo di Benetton ha deciso di dare spazio a Zerit, a Vito, a Mussie, a Annalisa, a Costantino, e a tutti coloro che, anche se hanno salvato decine di vite umane, non si sentono "eroi" perché "hanno fatto solo ciò che andava fatto". Loro, sono uomini: non vogliono una medaglia, ma chiedono diritti, dignità, uguaglianza, fatti, azione.

"Smettetela di dare cittadinanza ai morti, cominciate a dare diritti ai vivi.", incalza Mussie Zerai, un prete cristiano nato in Eritrea. "Aprite i corridoi umani adesso. Oppure ce la fate a caricavi altri 300 morti sulla coscienza?", chiede Costantino Baratta, pescatore di Lampedusa, che non ha dubbi: Anche quando non ce la faremo più, quando su quest’isola non rimarrà più niente, noi continueremo ad aiutarli ugualmente."

 


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Stefania De Bastiani

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