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25 aprile 2024

Castelfranco

Scuola degradata, preside minaccia la chiusura

Nella sede di via Riccati del “Maffioli” sabato assemblee aperte al pubblico

| Matteo Ceron |

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Scuola degradata, preside minaccia la chiusura

CASTELFRANCO – La sede di via Riccati dell’Istituto alberghiero “Maffioli” nel degrado. E la preside, Alessandra Fusaro, che ha assunto l’incarico all’inizio dell’anno scolastico, minaccia di chiudere l’istituto se qualcuno non interviene per risanare la struttura.

Nella sede distaccata dello storico istituto castellano, ritenuto uno dei migliori a livello nazionale, fanno lezione 326 studenti (dei 1.600 totali del “Maffioli”). Entrano tutti i giorni in un edificio che, oltre ad essere vecchio, con crepe ovunque, muri scrostati e finestre pericolanti, non si sa nemmeno se sia a norma.

 

A sottolinearlo è la stessa dirigente. «Non mi sono ancora stati forniti i documenti che attestino la sicurezza dell’edificio – afferma Alessandra Fusaro – Per quanto risulta a me non è a norma e non ci sono le vie di esodo che dovrebbero garantire un’evacuazione sicura in caso di emergenza. Se non fanno qualcosa io chiudo la scuola».

Proprio per far conoscere la grave situazione in cui versa l’istituto, per sabato sono previste delle assemblee degli studenti aperte al pubblico: dalle 11,30 alle 13,30 chiunque potrà accedere a scuola, vedere coi propri occhi in che condizioni si trova e sentire direttamente dagli studenti quali sono le criticità con cui convivono tutti i giorni.

 

«Al rientro dalle vacanze un genitore è arrivato a scrivermi che avrebbe fatto un esposto in quando si sentivano degli scricchiolii in aula – spiega ancora – Ho fatto intervenire i tecnici per effettuare delle verifiche sulla tenuta statica dell’edificio, temiamo che la scuola possa non essere sicura.

Sentiamo delle vibrazioni continue, qualche anno fa è caduto un vetro da un lucernario sul tetto, mancando per poco una persona che stava lavorando. Ci sono degli infissi in vetro che ho fatto incollare e sigillare con una pellicola proprio perché erano rotti, almeno così non fanno male a nessuno».

 

(foto Gianni Desti)

 


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Matteo Ceron

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