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28 marzo 2024

Cronaca

"Senza frattura vertebra forse non sarebbe morto

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Stefano Cucchi "è morto 'per una concatenazione' di diverse cause, non abbiamo mai detto che l’epilessia fosse l’unica causa della sua morte. Un ruolo lo hanno avuto anche la frattura dell’osso sacro, con l’iperdistensione della vescica, come il passato di tossicodipendenza". Lo ha detto il collegio di periti nominati dal Gip, sentiti all’aula bunker di Rebibbia al processo sul caso Cucchi.

La dichiarazione si riferisce alla perizia da loro redatta nel 2016, sulla quale sono stati chiamati a fornire chiarimenti. Il collegio di esperti nominati dal Gip aveva parlato di "morte improvvisa e inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici". Oggi, però, ha sottolineato: "Siamo nel campo delle ipotesi, non abbiamo certezze".

"Nessuno può avere certezze - ha detto poi il professor Francesco Introna, medico legale del Policlinico di Bari, membro del collegio dei periti - però se Stefano Cucchi non avesse avuto la frattura della vertebra S4 non sarebbe stato ospedalizzato. Era immobile nel letto e non riusciva più a muoversi per problemi connessi alla frattura. Cucchi non avrebbe avuto la vescica atonica (disturbo che comporta ritenzione urinaria, ndr), probabilmente avrebbe avuto lo stimolo alla diuresi e verosimilmente la morte o non sarebbe occorsa o sarebbe sopraggiunta in un momento diverso". "Ci sono voluti 10 anni - ha affermato al termine dell'udienza Ilaria Cucchi, sorella di Stefano - sono invecchiata in queste aule di tribunale, e finalmente oggi per la prima volta sento un perito affermare che se Stefano non fosse stato vittima di quel pestaggio che gli ha causato quelle lesioni non sarebbe mai finito in ospedale e quindi non sarebbe mai morto".

"Ora nessuno potrà dire che Cucchi è morto per colpa propria", ha aggiunto l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia.

Di tutt'altro avviso la difesa. "I periti hanno sottolineato oggi che la lesione del nervo vescicale, che determina lo stimolo ad urinare, ha scatenato, in mancanza della minzione, il nervo vagale. Il problema è il rigonfiamento della vescica causata dal catetere non funzionante. - ha sostenuto Antonella De Benedictis, legale di Alessio Di Bernardo, uno dei carabinieri imputati di omicidio preterintenzionale - Se in ospedale il catetere avesse fatto il suo dovere la vescica si sarebbe svuotata. Certo non possiamo essere accusati di omicidio preterintenzionale per un catetere non funzionante".

 



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