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24 aprile 2024

Treviso

Si innamora su una panchina e se la porta a casa: "Qui ho incontrato l'amore della mia vita"

Un 47enne ha chiesto al comune di Villorba di avere la panchina di piazza Aldo Moro, il sindaco Serena:"Non sono io ad ostacolare Cupido"

| Isabella Loschi |

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Si innamora su una panchina e se la porta a casa:

VILLORBA - Si conoscono su internet, via chat. Si piacciono e decidono di incontrarsi di persona, dandosi appuntamento in piazza Aldo Moro a Carità di Villorba, dove restano a lungo a chiacchierare su una panchina, oggi simbolo del loro amore. Per questo Romano De Marchi, 47 anni, di Marcon, ha scritto al sindaco di Villorba chiedendo di poter portare a casa la panchina in cui ha incontrato l’amore della sua vita, e di sostituirla a sue spese con una nuova, identica.

Il sindaco Serena non ha voluto certo ostacolare questa richiesta tanto insolita quanto romantica. “Le storie belle, quelle a lieto fine esistono ancora - ha detto il sindaco Marco Serena - Due mesi fa è giunta una lettera in Comune da parte di un cittadino di Marcon che ci chiedeva la possibilità di sostituire una panchina di piazza Aldo Moro di Carità di Villorba con una nuova e che avrebbe pensato lui a tutto. Il motivo? Vi era legato affettivamente, perché lì seduto aveva parlato, per ore con colei che ora è la sua compagna. Se Cupido aleggia in piazza, non desideravo di certo ostacolarlo e così, ho dato parere favorevole allo scambio delle panchine che è avvenuto oggi”.

“Sono davvero felice che il sindaco abbia accettato la mia proposta, - ha detto soddisfatto l’innamorato - così potrò rivivere insieme con la mia compagna, ogni sera, e nel giardino di casa quel 26 ottobre 2016 quando decidemmo di incontrarci di persona dopo esserci frequentati per mezzo di una chat. Cornelia, così si chiama la mia compagna, abitava a Spresiano e mi diede il primo appuntamento qui vicino alla piazza, davanti alle Poste, poi dopo una lunga camminata, decidemmo di sederci su questa panchina. Lì seduti parlammo tutta la sera riscontrando che le affinità virtuali erano anche reali. Quella magia e quella panchina, unica per noi, desideravamo davvero custodirle”.

 


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Isabella Loschi

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