A tavola con i riflessi ambrati della memoria

Alla scoperta del Colli di Conegliano Torchiato di Fregona DOCG “Piera Dolza”

| Alice Montagner |

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Ero con amici al Ristorante Al Migò e alla fine lo chef Mirco Migotto, per ben abbinare una sua rivisitazione della tradizionale “pinza”, ci propose un calice di Torchiato di Fregona DOCG Piera Dolza. Sublime visione e indimenticabile esperienza sensoriale! Io, trevigiana, non avevo mai conosciuto questo nettare né tantomeno collocato a Fregona, che conoscevo per le magiche Grotte del Caglieron, tanta sensibile storia fatta di uomini e di natura incontaminata. Esperienza fortunata anche perché lo chef, colpito dal mio entusiasmo, mi regalò un libro-ricettario, il libro del Torchiato, che lessi tutto d’un fiato, provando anche qualche ricetta fra le tante consigliate e decidendo poi che quelle testimonianze andavano approfondite e raccontate.

Mi misi in viaggio per conoscere Alessandro Salatin, giovane presidente della Cooperativa Cantina Produttori di Fregona e i suoi soci, i veci. Volevo conoscerli personalmente questi giovani e questi veci e volevo scoprire quanto i loro occhi e le loro mani sapessero raccontarmi. E così all'appuntamento, nel Centro di Appassimento a Osigo di Fregona, ho conosciuto Francesco Tomasi e Claudio Dell'Antonia, due dei sette soci della Cooperativa. I loro occhi già mi parlavano e la loro carnagione scura, imbrunita dalla vita in vigna, mi fecero capire subito che avevo davanti qualcuno a cui il lavoro duro non aveva mai fatto paura.

Il racconto di Claudio, comincia con un aneddoto dei lontani anni ‘60 quando lui, un bocia di 8 anni, riesce ad intrufolarsi con il suo cuginetto nella camera del nonno dove, accanto al letto, era custodita gelosamente la piccola botte di Torchiato. …Me la ricordo bene quella volta! Mentre la famiglia era a lavorare sui campi, io e mio cugino ne abbiamo spillato un po' troppo e “gavemo fatt ‘na baea”! In mezzo al borgo c'era la vasca usata per abbeverare le mucche e “sen cascai dentro”! Eheheh ricordo ancora che quella sera la nonna ci diede da mangiare prima che a tutti gli altri per farci smaltire la sbornia... e il nonno non venne mai a saperlo!

Continua Francesco …il 2 agosto era il giorno tradizionalmente dedicato alla spillatura, un grande momento in cui gli uomini si recavano in paese con la caraffa del loro Torchiato nuovo per confrontarsi con gli altri capofamiglia. In quella giornata tutti quanti, bambini e bambine compresi, potevano, anzi dovevano, assaggiare il Torchiato. Sai che era chiamato "el vin de le paiolane" ? cioè delle puerpere, che dopo le fatiche del parto lo usavano come ricostituente.

Il Torchiato di Fregona viene ancora oggi prodotto completamente in modo artigianale, “naturale” oserei dire: la vendemmia che deve essere delicatissima per non rovinare gli acini, la lenta essiccazione sui graticci, la torchiatura con strumenti manuali di legno fanno di questo vino passito un prodotto unico e prezioso che non raggiunge le nostre tavole se non dopo 3 anni dalla raccolta.

Continuo a parlare con Alessandro, Francesco e Claudio, e mai mi staccherei, immersa nelle loro storie che sono anche storie di donne perché sono ancora loro che presiedono la particolarissima fase della selezione degli acini migliori, e di vecchi saggi, mai sostituiti dalla tecnologia, che sanno dialogare con la natura e con quell’aria fredda e asciutta che da sempre scende dalla Foresta del Cansiglio e che crea attorno alle vigne e alle case di Fregona un micro clima davvero unico e irripetibile, raccontato dalle splendide foto che arricchiscono lo sfogliare del libro.

Il libro “Torchiato di Fregona DOCG. A tavola con i riflessi ambrati della memoria - Ed. Terra Ferma" è disponibile presso le migliori librerie ma è meglio spingersi fino a Fregona, nel Centro d’Appassimento, dove si può anche degustare e acquistare il prodotto, conoscendone tutti i segreti.

Le foto sono tutte pubblicate nel libro e tratte dagli archivi de: FAST (Foto Archivio Storico Trevigiano) foto 1-3-4 , Giuliano Casagrande foto 2-6 , Francesco Galifi foto 5 

 

 



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Alice Montagner

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