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19 aprile 2024

Vittorio Veneto

LA TERAPIA DEL DO

Dai concerti in Messico ai dipinti. Ritratto di un musicista-artista, Marco De Biasi

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Vittorio Veneto - Una passione smodata per la musica dall’età di dieci anni, un sogno che si avvera e poi l’inghippo, la malattia, dalla quale guarisce, dopo quattro anni, con coraggio. E’ la storia di Marco De Biasi, vittoriese, 30 anni, musicista stimato e vincitore di primi posti in numerosi concorsi nazionali ed internazionali (tra questi il “Concorso Nazionale Città di Asti”, nel 1991, il “Concorso Internazionale Città di Varenna”, nel 1999, il “Concorso Internazionale Rospigliosi” di Pistoia, nel 2005, il XXI Concorso “Lilian Caraian” per la musica di Trieste e il Concorso Internazionale “Città di Gorizia” nel 2007).

Diplomatosi presso l’Accademia di Interpretazione Chitarristica “F. Tarrega” di Pordenone, contemporaneamente alla quale ha frequentato le mastreclasses dei Maestri David Russel, Manuel Barrueco, Oscar Ghiglia, Alberto Ponce e Stefano Grondona, nel 2000 Marco è costretto al ritiro dall’attività concertistica in seguito alla comparsa di una malattia neurologica, la distonia focale. Alcuni anni dopo, grazie a un programma di riabilitazione motoria presso l’Istituto di Medicina e dell’Arte di Barcellona, ricomincia a suonare.

Oggi tiene regolarmente tournèe in Messico e suona nei più importanti festival in Italia e all’estero. Ha registrato sia per la radio che per la televisione di diversi stati messicani, per la RAI e per diverse radio private. I suoi brani sono pubblicati dalla VP Music Media e dalla casa editrice Farandola. Negli anni di inattività concertistica si è dedicato allo studio della composizione e alla pittura partendo dalle teorie di Kandinsky e dagli scritti di Klee, dando vita all’album Fonocromie.

Quando è nata la tua passione per la chitarra?

Ho iniziato a suonare a dieci anni ma la passione è nata già a tre. Mia mamma è stata la prima ad incoraggiarmi, ha capito che non era un capriccio da bambino. Per me lei è un sostegno costante, è stata l’unica della famiglia veramente dalla mia parte. Devo molto anche ai miei insegnanti di musica, il maestro Stefano Viola e il maestro Paolo Pegoraro, e ad Adriano Del Sal, un amico che ha iniziato a suonare con me e che rappresenta un punto di riferimento.

Hai ottenuto molti primi posti a concorsi nazionali e internazionali, sei soddisfatto?

Si, certo. Anche se vincere dei premi spesso non è un trampolino di lancio verso la fortuna e il successo, non è un modo per diventare un concertista. Non credo molto in questo tipo di competizioni: non è in una gara che si rivela lo spirito del musicista. I concorsi si fanno perché sono l’unico mezzo per farsi conoscere e perché permettono di organizzare una serie di concerti. E proprio qui risiede il problema: purtroppo è un giro che si esaurisce in se stesso. Per chi suona la chitarra è ancora più complesso. Dipende tutto dagli agenti e dagli organizzatori dei festival.

La chitarra è bistrattata rispetto agli altri strumenti?

10-15 concerti all’anno sono tanti per la chitarra. C’è un po’ di diffidenza verso questo strumento: il repertorio è considerato di nicchia e solitamente non entra nei festival di musica classica ma rimane all’interno di un circolo chiuso. In realtà la chitarra può contare su un repertorio di tutto rispetto. All’estero è diverso, c’è più considerazione e si è pagati molto di più. In Italia spesso non si considera il tempo necessario allo studio e la fatica per la preparazione di un concerto.

Cosa fai per vivere oltre al musicista?

Sono un insegnante di sostegno alla scuola media Cosmo. Sto aspettando di poter passare a una scuola media a indirizzo musicale per poter insegnare musica e chitarra.

Parlaci della tua malattia: nel 2000 sei stato colpito dalla distonia focale. Di che cosa si tratta?

Mi sono diplomato a 21 anni e poi per quattro anni non ho potuto suonare a causa della malattia. Ne ho sofferto moltissimo. La distonia è una malattia neurologica causata dalla ripetitività del movimento, frequente tra i musicisti, i chirurghi e gli scrivani: succede che il cervello manda due messaggi contemporaneamente ed è impossibile usare le dita. Generalmente viene curata con una tossina botulinica ma è un palliativo. La distonia è poco conosciuta e ho scoperto di esserne affetto solo dopo un anno e mezzo, durante una visita medica a Savona. Ho fatto tante cure che non sono servite a nulla. Un medico di Rovigo mi aveva addirittura detto che dovevo cambiare mestiere, che non avrei mai più suonato la chitarra. Ma io non volevo arrendermi. Attraverso amici spagnoli musicisti, sono venuto a conoscenza di una clinica specializzata nella cura di questo male, a Barcellona, l’Istituto di Medicina e dell’Arte: attraverso un programma di riabilitazione sono guarito completamente.

Anche se non hai potuto suonare per quattro anni ti sei dedicato ad altro, per esempio alla pittura: come è nato il tuo progetto di creare un sistema fono-cromatico?

Dopo aver visitato una mostra di Kandinsky a Villa Manin, ho preso i suoi libri e ho studiato le sue teorie. Da lì ho cercato di creato un sistema fono-cromatico, basato sul rapporto suono/colore, che prevede una precisa corrispondenza tra i colori della gamma cromatica e le note della scala. Ogni colore e ogni forma, relazionati in vario modo tra loro, creano movimento ed emozione e generano energia. La musica amplifica il suono interiore di questi elementi, la cui essenza è strettamente legata alla vibrazione sonora. Da qui nasce il mio ultimo lavoro, Fonocromie, che ho presentato al festival Comodamente a gennaio. In quest’album, il brano “Eud Eires” è associato ad un quadro, mentre i tre pezzi di “Music From Brakehage” sono stati scritti su altrettanti cortometraggi astratti dell’ omonimo regista statunitense Stanley Brakehage.

Quali sono le tue influenze pittoriche e musicali?

Il mio è uno stile pittorico contemporaneo ma non d’avanguardia, mi ispiro a Vasarely, a Kandinsky, a Mondrian. Per la musica devo molto al compositore argentino Alberto Ginastera.

Compositore, musicista, pittore…come ti piace definirti?

Mi definisco una persona che cerca attraverso varie forme artistiche di sviluppare le idee e di liberarle. Pittura e musica sono solo un mezzo attraverso il quale accumulare e sprigionare energia. Sono sicuramente un musicista al quale, tuttavia, piace colorare la musica che scrive.

Cinzia Agrizzi

 

Marco De Biasi - Energia n°1 120x120 Acrilico su tela

 


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