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28 marzo 2024

Montebelluna

Torrente Curogna a Pederobba, no a vasca di laminazione

Il consigliere del Pd Zanoni: "Evitato scempio ambientale"

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Torrente Curogna a Pederobba, no a vasca di laminazione

PEDEROBBA - “Finalmente anche la Regione si è arresa all’evidenza e sul Curogna non sarà realizzata nessuna vasca di laminazione”. A dirlo è il consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni (in foto), da tempo in prima linea contro la costruzione a Pederobba del bacino artificiale per contenere le esondazioni del torrente.

 

“La Commissione VIA regionale mercoledì 12 luglio ha bocciato all’unanimità il progetto dando la risposta che volevamo, probabilmente l’unica possibile, visto anche il duro parere della Sovrintendenza che circa un mese fa l’aveva messo nero su bianco: ‘La realizzazione del bacino di laminazione per la messa in sicurezza del Torrente Carogna risulta incompatibile con il paesaggio tutelato, in quanto viene drasticamente alterata la morfologia naturale del sito’. Quello della Via è un no doppiamente giustificato: da un lato la vicinanza con le storiche ex Fornaci Tomasi, dall’altro la sproporzione tra il milione di metri cubi da scavare per estrarre argilla e la vasca, da realizzare in un’area complessiva di 142mila metri quadri, come contropartita ambientale. Ma il progetto di Emaprice, è stato dimostrato dagli studi idraulici e idrogeologici promossi dal Coordinamento ‘Aria che voglio’ era inutile: le simulazioni avevano chiarito come fosse sufficiente, in caso di piena, la cassa di espansione già esistente. E nella zona non si sono mai registrati alluvioni”, afferma il vicepresidente della commissione Ambiente di Palazzo Ferro Fini.

 

“Spero che questa autorevole bocciatura possa segnare un cambio di marcia per la realizzazione di opere inutili, tranne a chi ci guadagna, e assai dannose per il territorio, l’ambiente e la biodiversità. Dobbiamo fermare la cementificazione in Veneto, la quarta regione d’Europa per suolo ‘mangiato’, anche se con la legge approvata in Consiglio, l’obiettivo del consumo zero entro il 2050 appare un’utopia. Adesso l’amministrazione comunale prenda atto del gravissimo errore commesso nell’aver sostenuto questa opera dichiarata da tutte le autorità preposte incompatibile e dannosa all’ambiente e dia le spiegazioni del caso.

Ora la ditta potrà effettuare delle controdeduzioni sul preavviso di rigetto, ai sensi dell’articolo 10 bis della legge 7 agosto 1990, la numero 241 e poi la Giunta Regionale, forte della bocciatura all’unanimità della VIA, potrà emanare la delibera del diniego definitivo dell’autorizzazione”.

 



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