I TUAREG SI SONO FERMATI QUI
Membri dell'antica comunità nomade del Sahara fatto tappa a Vittorio Veneto
Vittorio Veneto - Uno dei popoli piu' magici e misteriosi, i commercianti della mitica carovana del sale fatta su dromedari instancabili e ciondolanti, i fieri guerrieri , gli indiscussi padroni del deserto sono passati in una serata organizzata dal C.A.I. in collaborazione con l'associazione Via Montereale a Vittorio Veneto.
Dietro visi, per tradizione celati dai turbanti, poesie e racconti di terre misteriose e lontane, cariche di fascino e di tradizioni orali, di racconti impastati di sole e di sabbia, come il loro pane, sabbia di un deserto infinito che loro attraversano orientati da un gps fatto di stelle.
I rappresentanti del popolo Tuareg con la signora Ludovica Cantarutti
Chiamati gli uomini blu, perché il caldo scioglie sulla loro pelle l'indaco con cui colorano i vestiti, hanno origini misteriose ma con discendenza berbera: oggi contano circa un milione di stanziali attorno le citta' di Agadez, Tahova, Zinder e Dosso, più un numero imprecisato tuttora nomade nel deserto del Niger. Sopravvissuti alle terribili siccità degli anni '70/80, coinvolti in rivolte sanguinose a difesa della loro identita', la prima nel 1987, questi musulmani atipici, le donne non portano veli e la societa' e' su scala matriarcale, hanno trovato nell'associazione Via Montereale un prezioso alleato.
Instancabile promotrice dei progetti (due filoni, l'handicap e l'integrazione) Ludovica Cantarutti, che spiega la nascita dell'associazione dopo l'esperienza di una vita condivisa con la figlia autistica, dando di questo una definizione spiazzante:" Mia figlia ha parlato per la prima volta a vent'anni, vivere con lei è un'esperienza straordinaria, le cose che riceviamo vanno ritornate...". Ecco dove nasce la sua determinazione, la forza che ha permesso all' associazione di costruire una decina di pozzi nelle terre Tuareg fondamentali per la loro sopravvivenza.
Serata preziosa quella organizzata dal C.A.I di Vittorio Veneto a conclusione di un bel ciclo di quattro appuntamenti, che fanno ricordare le parole di Marcel Proust:".. un viaggio non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi.."
Paolo Pagotto