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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

Un tavolo tecnico bipartisan per la questione derivati

Lo chiedono le minoranze a sindaco e assessore: «Vogliamo capire la reale situazione»

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

Un tavolo tecnico bipartisan per la questione derivati

VITTORIO VENETO – La questione derivati, a una decina di giorni dal consiglio comunale e dal successivo botta e risposta tra il consigliere comunale Giorgio De Bastiani e l’amministrazione, è ancora aperta. I cinque capogruppo di minoranza, Giuseppe Costa (Lista Costa), Roberto Tonon (Pd), Adriana Costantini (Sinistra Vittoriese), Giorgio De Bastiani (PdL) e Nazzareno De Nardi (Lista De Bastiani), sono unanimi: la questione derivati va affrontata al più presto e coinvolgendo esperti in materia.

 

«Chiediamo l’istituzione di una commissione ad hoc per capire la reale situazione del derivato sottoscritto dal comune, perché i punti di domanda sull’operazione realmente ci sono» afferma Giorgio De Bastiani che, stamane, con una conferenza stampa ha voluto rendere pubblica quella che è la proposta dei consiglieri di minoranza. «Non si tratta di una questione politica, ma tecnico-giuridica, per questo chiediamo venga istituito un tavolo tecnico con contradditorio. Siamo pronti come consiglieri di minoranza a autotassarci per far eseguire una perizia tecnica, perché c’è di mezzo il futuro dei vittoriesi. Nonostante la chiusura del sindaco e dell’assessore al bilancio – ha poi aggiunto De Bastiani a nome anche dei colleghi –, vogliamo lanciare un patto trasversale di collaborazione e sappiamo che anche una parte della maggioranza in consiglio vuole vederci chiaro».

 

Non si tratta di una questione politica, ma tecnico-giuridica

Se la proposta dei consiglieri fosse bocciata dall’amministrazione Da Re, i cinque capigruppo si dicono pronti, comunque, «ad andare avanti». L’operazione derivati, hanno ricordato, «è nata in buona fede», ma ora è giunto il momento di «togliere la testa da sotto la sabbia» e «se c’è stato un errore, di ammetterlo».

 

A far nutrire i tanti dubbi ai consiglieri comunali di Pd, Pdl e SV sull’operazione derivati non è solo quel dato del valore del “mark to market” che la banca Intesa non ha voluto fornire al comune a sei anni dalla stipula del contratto, ma anche il valore del tasso di interesse sull’operazione. «Mentre l’assessore Caldart ha parlato di un tasso fisso del 4,8%, in una risposta che ho ricevuto dal segretario Traina questo tasso è indicato al 5,412% - spiega De Bastiani -. Senza dimenticare che a distanza di sette anni è curioso che la banca non abbia il valore del “mark to market” al momento della stipula. Appare chiaro che su questa operazione ci siano dei problemi e per questo chiediamo di affrontare la questione al più presto per il bene dei cittadini».

 

I consiglieri evidenziano, dunque, una «mancanza di dati dal fascicolo dell’operazione» e per questo con «un tavolo bipartisan» va ri-analizzata l’operazione. «In base a quello che emergerà – spiega De Bastiani – si vedrà se sarà necessario chiedere l’annullamento o la rinegoziazione del derivato».

 

Ci troviamo indebitati per il futuro

Dal 1° gennaio 2016, e fino al 2024, il comune di Vittorio Veneto si troverà a pagare il suo debito per quei soldi, 6,2 milioni di euro, che verranno liberati fino al 31 dicembre 2015. «L’assessore Caldart ha detto che essendo il tasso fisso sapremo cosa andremo a pagare – aggiunge De Bastiani -, ma in realtà questa affermazione è parzialmente vera. Oltre ai 10,5 milioni di euro che dovremo restituire, e mi domando se il comune avrà questi soldi, c’è una somma che non sappiamo a quanto ammonti e che si relazione al valore del “mark to market”, cioè quei costi di accensione, di rischio di mercato, legali a carico del comune per l’avvio dell’operazione».

 

«Ci troviamo indebitati per il futuro» denunciano De Bastiani, Tonon, Costa, Costantini e De Nardi, una situazione che a loro avviso si sarebbe potuta evitare «con una gestione più oculata delle risorse, basti pensare al milione e mezzo sprecato per la Mafil, o agli 800 mila euro non incassati dalla Cerfim o altri 300 mila euro di Tosap non incassati. Senza tutto questo ambaradan, e con una gestione più oculata, non sarebbe stato necessario liberare quei 4,2 milioni di euro che ad oggi il comune ha ricevuto» chiude la minoranza.

 


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