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25 aprile 2024

Treviso

Veneto e vino? stessa radice e (forse) stesso futuro

Zaia si augura che ciascuno dei 12 milioni di turisti che il Veneto registra ogni anno diventi ambasciatore nel mondo dell'enologia della Regione

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Pubblichiamo l'intervento che il vicegovernatore Luca Zaia ha realizzato sul rapporto tra il Veneto e il vino. Una realtà che - a suo giudizio - rappresenta una risorsa anche turistica di impareggiabile valore.

"Tra leggenda e realtà, c’è chi ha sostenuto che il nome stesso del Veneto si rifà alla radice indoeuropea della parola “vino”. Di certo nel cuore della regione è stata trovata l’impronta fossile di una foglia di vite risalente a 50 milioni di anni fa.
Di sicuro la vite e il vino sono parte integrante della storia, della cultura e del paesaggio della nostra regione, che oggi è il più straordinario distretto mondiale del vino di qualità con una produzione che si aggira sui 7 milioni di ettolitri, quasi un terzo dei quali a Denominazione di Origine Controllata, con una varietà di tipologie in grado di rispondere a ogni tipo di richiesta.
Solo il Veneto può offrire, in un contesto unitario di identità territoriale, storica e culturale, un vino per ogni tavola e ogni assaggio: un’anima sola per tante differenze, che derivano dalla presenza di vitigni autoctoni, la cui origine si perde nei secoli, accanto a quelli di più recente introduzione, coltivati in terreni vocati, ma diversi per struttura, microclima e composizione. Questa straordinaria varietà si propone con vini bianchi, rossi, rosati, giovani e a lungo invecchiamento, tranquilli, frizzanti e spumanti, passiti, secchi e dolci.
E il vino veneto è davvero quanto di più straordinario si possa gustare perché racchiude in sé il territorio, la sua cultura e la sua storia, l’amicizia, il piacere conviviale del popolo che lo produce, senza tralasciare che rappresenta anche una componente importante dell’economia regionale, soprattutto nel settore delle esportazioni.
Il Veneto, infatti, nel 2005 ha venduto all’estero oltre 4 milioni 474 mila ettolitri di vino, per un valore di quasi 814 milioni di euro, pari a oltre il 28 per cento dell’intero export vinicolo italiano.
Questi dati sono sicuramente confortanti e sono indicatori dell’apprezzamento di cui godono i nostri vini, ma che, a livello internazionale, spesso, vengono snobbati dalla preferenza accordata a nomi più noti e pubblicizzati. E mi riferisco, per esempio, alla recente classifica dei primi cento vini di Wine Spectator, prestigiosa rivista americana, dove la nostra produzione è assente. In molti allora si chiedono come sia possibile una cosa del genere, ma io a questo proposito, ho una spiegazione.
Bisogna valorizzare di più i nostri grandissimi vini, è necessario fare squadra, presentandosi sul mercato in maniera meno parcellizzata e con un’immagine forte e unificata.
Nella nostra regione ci sono ottime cantine con vini di qualità che non hanno niente da invidiare ad altri, meno noti, ma che si ritrovano poi nelle classifiche. Questo dipende dal fatto che, chi stilla le graduatorie non tiene conto solo della qualità del prodotto, ma considera anche la sua diffusione sul mercato e, al momento di trarre un giudizio, si trova di fronte a sistemi di produzione e promozione molto strutturati.
Se analizziamo, ad esempio, il caso degli Stati Uniti, scopriamo che 5 aziende controllano l’80 per cento circa del mercato vinicolo. In Veneto, invece, solo nella provincia di Treviso, la dimensione media di un’azienda agricola è di 1 ettaro e 85. Capite che i numeri hanno un valore. L’offerta veneta si presenta troppo spesso, molto frazionata rispetto a quella dei nostri concorrenti.
Altro discorso, ma a questo collegato, è quello della promozione. Non si può pensare di promuovere un prodotto senza legarlo alla propria terra di provenienza. Fare marketing territoriale non è cosa immediata, ma certo è la via migliore per farsi conoscere nel mondo. Mettere in sinergia turismo e agricoltura significa creare le condizioni affinché i turisti in visita nel Veneto portino a casa il ricordo delle nostre  montagne, del mare, dei laghi, dei parchi, delle città d’arte, delle terme, ma abbiano ben chiaro che, ad ognuna di queste realtà sono strettamente connessi uno o più prodotti tipici. Si deve collegare nell’immaginario di chi ci fa visita il vino al territorio che lo produce, forti della qualità che sappiamo offrire grazie alle nostre 24 aree Doc e alle 3 Docg.
Ogni anno vengono da noi oltre 12 milioni di turisti e fanno registrare 60 milioni di pernottamenti: ciascuno di loro dovrà diventare l’ambasciatore nel mondo della nostra enologia!"
Luca Zaia

 



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