CASTELFRANCO/MONTEBELLUNA - Un intervento lampo, messo a punto in tempi strettissimi, con il primo gruppo del Paese, il Banco Santander, che ha varato un aumento di capitale da 7 miliardi (grosso modo quanto messo in campo da tutto il sistema bancario italiano per Atlante e le quattro good bank) per rilevare il Banco Popular e farsi carico di 37 miliardi di crediti deteriorati (l'equivalente degli Npl in pancia a Mps e alle due banche venete).

A Vicenza e Montebelluna, sede di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, c'è chi guarda con invidia a quanto accaduto in Spagna. Non certo per la dichiarazione di "probabile fallimento" del Banco Popular da parte del Single Resolution Board, che ha fatto scattare per la prima volta in Europa le procedure di risoluzione. Quanto per la rapidità dell'intervento, che ha dimostrato un efficace coordinamento tra governo, sistema bancario e Bce, permettendo di trovare una soluzione che ha evitato costi per i contribuenti, salvaguardato depositi e obbligazionisti senior e mantenuto in vita, facendola confluire nel Santander, la sesta banca del Paese.

Un'evoluzione della crisi ben diversa da quella in cui da mesi restano impastoiate le due banche venete, in trattativa con Bce e Dg Comp per ottenere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale da parte del Tesoro. E che si è molto complicata dopo la richiesta da parte di Bruxelles di un contributo di 1,2 miliardi a carico di investitori privati. Il Mef assicura di lavorare solo alla ricapitalizzazione precauzionale escludendo, oltre al bail in, anche l'ipotesi di 'liquidazione ordinata'.

Ma il tempo stringe perché l'incertezza rischia di far evaporare i depositi e asciugare la liquidità, sotto controllo solo grazie a 10 miliardi di bond con garanzia statale. Tra chi invoca un nuovo contributo del sistema bancario ricordando che l'intervento di Atlante ha sollevato i garanti degli aumenti di Bpvi (Unicredit) e Veneto Banca (Intesa) dall'accollarsi le due banche o un'azione di forza del Mef, che dovrebbe concedere gli aiuti di Stato anche senza un accordo con la Ue, il messaggio che arriva dal veneto è univoco: fare presto, prima che sia troppo tardi.