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28 marzo 2024

Ciclismo

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Viviani vince a Nervesa

Dopo quasi quattro ore di corsa lo sprinter già oro olimpico vince la tappa trevigiana del Giro d'Italia

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Viviani sul traguardo di Nervesa

NERVESA DELLA BATTAGLIA - Elia Viviani ha vinto la tappa giunta a Nervesa della Battaglia.

Da Israele alla 'sua' terra, il Veneto, il veronese Elia Viviani vince e tutto sommato convince a ogni latitudine, confermando il proprio valore, dimostrando una volta di più di essere il re delle volate in questo Giro d'Italia. Al netto dei Kittel, dei Kristoff, dei Cavendish, dei Gaviria, dei Demare, dei Greipel, degli Ewan, è l'alfiere della Quick-step Floors l'uomo da battere; non è un caso che indossi la maglia ciclamino di leader della classifica a punti.

L'obiettivo dell'olimpionico nell'Omnium ai Giochi di Rio di due anni addietro era di vincere almeno tre tappe e di cucirsi addosso la maglia ciclamino.

Detto, fatto. Almeno finora. Se Viviani sarà in grado di non naufragare oltre il tempo massimo nelle tappe di montagna, difficilmente perderà la leadership nella speciale classifica. A meno di clamorosi e imprevisti rovesci.

 

Resta inspiegabile l'atteggiamento del velocista veneto sul traguardo e anche dopo, quando ha lanciato con rabbia la bicicletta, come a voler liberare una rabbia covata chissà quando e soprattutto perché. Forse perché qualcuno ieri si chiedeva i motivi della sua mancata presenza nello sprint di Imola, non resta altra spiegazione.

"Ci vuole un po' di calma prima di giudicare, ma fa rabbia sentire la gente dire che fine avessi fatto", il commento di Viviani". Sarà. Resta il fatto che Viviani, ancora una volta, ha bruciato tutti in un'altra tappa della memoria che si è conclusa a Nervesa della Battaglia, tra il Piave e il Montello, due luoghi che, durante la Prima guerra mondiale, furono teatro di violenti scontri tra gli opposti schieramenti causando la morte di numerosi soldati e la totale distruzione dell'abitato.

 

Fa rabbia sentire la gente dire che fine avessi fatto

 

Cento anni dopo la conclusione della Grande guerra, il Giro ha onorato quelle vittime con il successo dell'enfant du pais.

 

Viviani ha battuto Sam Bennett, che ieri aveva pareggiato i conti nei successi di tappa. La volata fra il meglio della velocità che questo Giro può offrire ha un solo dominatore e ha la maglia della Quick-step Floors. Nella marcia di avvicinamento alle tappe-verità (domani il 'mostro' Zoncolan emetterà una sentenza inappellabile), Simon Yates continua a indossare la maglia rosa. Il britannico adesso dovrà svelare le proprie strategie: pedalerà in difesa?

Oppure preferirà attaccare per rimanere sul tetto della corsa italiana? Dumoulin, Froome, Aru, Pozzovivo, Pinot, Lopez, in ordine sparso, sono pronti a stringerlo in una morsa, sperando di provocargli la prima, vera crisi. Finora Yates ha pedalato quasi in scioltezza, vincendo senza fare sfracelli sul Gran Sasso e sullo strappo di Osimo, mentre sull'Etna ha lasciato l'onore del successo di tappa al compagno Chaves; da domani, però, dovrà soffrire, dimostrando di poter arrivare fino a Roma davanti a tutti.



Gli esperti sostengono che il Giro inizi domani, anche se i distacchi sono già notevoli: Aru è a 3'10", Froome lamenta un ritardo di 3'20", meglio Pozzovivo, che ha solo 1'18" da recuperare, per non parlare di Pinot a '1'04" e di Dumuolin a 47".

Per alcuni i giochi sono ancora aperti, per altri invece no. Aru, per esempio, ai 3'10" di ritardo dalla vetta, dovrà sommare almeno altri 2'30" che verosimilmente sarà costretto a cedere nella cronometro di martedì prossimo, da Trento a Rovereto. Prima, però, bisognerà scalare lo Zoncolan. Come lui dovranno farlo tutti.

 

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