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29 marzo 2024

Treviso

Voucher, Confcommercio: "Si al controllo sull'abuso ma si vada avanti"

Salvadori: "La flessibilità è una esigenza vera e va gestita"

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TREVISO - Nati in origine per regolarizzare il lavoro accessorio, i servizi alla persona e per l’agricoltura, i voucher oggi sono utilizzati in tutti i settori, e, secondo i dati diffusi dalla Cgil di Treviso, il loro largo utilizzo spesso crea danno a sfavore dei lavoratori, non sempre adeguatamente informati su questo strumento.

Non la pensa così 'Ascom Confcommercio che sostene: “Ogni strumento  se non adeguatamente regolamentato e controllato, può prestarsi ad abusi, ma da ora in poi le comunicazioni dovute sull’ora lavorata da parte di chi utilizza adeguatamente i voucher sono una risposta vera e sana a tutto ciò che prima era sommerso, una leva di sviluppo per l’integrazione del reddito di alcune famiglie, una base sicura per molti studenti, una regolarizzazione dei tanti lavori accessori e del lavoro domestico”.

“Come sempre capita nella giungla normativa che regola il mondo lavoro, soprattutto quello esposto a picchi e cali”- dichiara la Confcommercio- “quando uno strumento viene calato dall’alto e largamente utilizzato come unica soluzione per sanare agevolmente una vasta gamma di situazioni occupazionali, subito dopo viene demonizzato perché il suo largo utilizzo diventa anomalo. La realtà è che non si può pretendere di irrigidire tutto il mercato, le esigenze di flessibilità delle imprese vanno riconosciute e tutte le parti sociali hanno il dovere di concorrere per regolamentare la flessibilità al meglio, soprattutto se si tratta di imprese del settore turistico o ricettivo, particolarmente esposte ai picchi”.

“La flessibilità nel terziario, ma soprattutto nel turismo” - secondo il presidente di Confcommercio Renato Salvadori- “è un’esigenza vera. Il nostro dato sul lavoro a chiamata – unico strumento che prima dei voucher consentiva un lavoro normato e flessibile- la dice lunga. Nel 2011 le attivazioni del lavoro a chiamata erano, in provincia, quasi 9000, poi sono diventate, nel 2013, quasi la metà: 3950. Pertanto è ben chiaro che la flessibilità va gestita. Come Associazione provinciale, fino a quando non c’è stata una liberalizzazione dello strumento voucher, abbiamo sempre chiesto alle imprese estrema cautela nell’utilizzarlo preferendo regolamentare a livello territoriale forme contrattuali agili e flessibili però ricomprese nell’ambito del lavoro dipendente che abbiamo contrattato fornendo ogni possibile garanzia di legalità. Dal 2004 ad oggi, “il sistema Confcommercio è riuscito a siglare, sia per commercio che per turismo (due comparti essenziali dell’economia), ben 4 accordi integrativi territoriali, grazie ai quali abbiamo visto un incremento dell’occupazione con: il lavoro a chiamata, la trasformazione in tempo determinato dei contratti di apprendistato, i part-time ridotti dei fine ridotti dei fine settimana e non solo. Tutti strumenti che la nostra provincia per prima è riuscita a normare con ottime relazioni sindacali proponendo l’innovazione contrattuale dieci anni prima rispetto ai tempi del Governo”.

“Per questo motivo”- conclude Salvadori- “occorre scegliere da che parte stare: o si cerca di regolamentare la flessibilità in maniera chiara e corretta, o si sceglie di fare i processi e di bloccare lo sviluppo, tarpando le ali alle aziende che cercano di resistere nel mercato e togliendo opportunità a donne e giovani, creando confusione tra flessibilità vera e precarietà diffusa”.

 



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