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29 marzo 2024

Conegliano

“Il governo se la prende comoda? Noi di più”

Gli operai dell’Electrolux protestano sulla Pontebbana. A 10 chilometri all’ora.

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

SUSEGANA - Devono (anche) aver pensato: “Ci vogliono licenziare? Ci vogliono abbassare lo stipendio?. E noi abbassiamo i limiti di velocità. Percorriamo 30 chilometri di Pontebbana in tre ore. E vediamo che succede”. Questa mattina i lavoratori dell’Electrolux di Susegana hanno rallentato (meglio sarebbe dire: paralizzato) la viabilità sulla trafficatissima Statale 13. Quella che congiunge Susegana a Porcia; quella che collega – senza neppure troppe rotonde di mezzo – i due grandi stabilimenti del colosso svedese che sono ancora (e tuttora) a rischio chiusura e/o delocalizzazione.

Ore 7.30: la partenza. Non è proprio una gita, anche se l’atmosfera può sembrare quella. Qualcuno chiede a un altro “Ti sei portato una giacca? Magari fa freddo”. Oppure: “Abbiamo un posto sul camper: chi si aggrega?”. Sul piazzale/parcheggio antistante l’Electrolux di Susegana, questa mattina, alle sette e mezza, gli operai (uomini e donne) dell’Electrolux timbrano il cartellino al contrario. Sono entrati in fabbrica alle sei (quando albeggiava), hanno indossato la tuta o la felpa in pile col logo dell’azienda, si sono sistemati di fronte alla catena di montaggio (dove – dicono – hanno in media 45 secondi per compiere una mossa-produttiva) e, dopo un’ora e mezza, sono scesi in sciopero. Via la tuta, via la paga (chi sciopera non piglia nulla), via dalla fabbrica. Hanno timbrato il cartellino in uscita e sono saliti su un centinaio di automobili, furgoni, camper per immettersi sulla Pontebbana e raggiungere, piano piano, i colleghi di Porcia, nello stabilimento-gemello situato appena al di là del confine del Veneto.

 

“Il governo – dichiara Mauro Sperandio (foto a sinistra), delegato Rsu Fim Cisl – fa la lumaca nei confronti della questione Electrolux? Bene, noi facciamo le lumache sulla strada. Manifestiamo sfiorando appena l’acceleratore.” Come per dimostrare che non è vero che chi va piano va sano: chi non si affretta a prendere decisioni necessarie all’occupazione, frena (o blocca) l’economia, che – lo sappiamo tutti – coincide con la vita.

 

Quote rose e catena di montaggio. Tra gli operai che manifestano, sono tantissime le donne. All’Electrolux non ci si accapiglia per la “questione Quote rosa”: uomini e donne fanno lo stesso lavoro. Stanno otto ore (con pausa pranzo in mensa) alla catena di montaggio.

 

Tra le operaie c’è Carmen (54 anni) (sopra a destra), Danila (45 anni), Manuela (52 anni), tutte residenti a Santa Lucia di Piave. In fabbrica hanno passato gli ultimi vent’anni della loro vita. Accettando il lavoro come una benedizione, perché – dicono tutte – stare alla catena di montaggio è dura, ma ci sono lavori peggiori, sottopagati, non riconosciuti. “All’Electrolux – dice Danila – qualche tutela c’è. Devi lavorare duro, ma almeno porti a casa uno stipendio, paghi le bollette, ti concedi una vita fuori “dalla linea di produzione”.

Daniela e Manuela

A che pensate mentre siete al lavoro? Risponde Manuela (tre figli – due operai come lei – e un nipotino): “Abbiamo dei periodi di rigetto; delle giornate in cui ci verrebbe da bestemmiare per ogni frigo che esce dall’azienda. Ma il lavoro in catena di montaggio spesso non lascia spazio al pensiero: devi stare attenta a quello che fai, senza perdere la concentrazione. E tutto quello che sta fuori dalla fabbrica, spesso, resta fuori anche dalla tua mente. Se devi mettere 5 viti su 556 porte di frigorifero al giorno, non hai tempo di pensare a nulla. Vedi il lavoro, e basta. Se invece ti spostano dalla "linea" e diventi un jolly (cioè fai operazioni non in serie) magari ti puoi permettere di viaggiare con la fantasia: sogni, ti crei dei film alternativi alla tua vita: pensi a ciò che potresti o avresti potuto fare, oltre il rullo del macchinario che scorre di fronte a te”.

Il governo si sta accapigliando sulla questione Quote rosa: in fabbrica è penalizzante essere donne? Sempre Manuela: “L’esperienza annulla le differenze di genere. Uomini o donne sono sullo stesso piano di fronte alla catena di montaggio, che livella ogni personalità. Però prima di acquisire una parità reale le donne devono darsi da fare più degli uomini: dimostrare di essere forti, instancabili. E digerire qualche boccone sessista, perché c’è sempre qualcuno (ma sono pochi, per fortuna) che dice “Quella è stata promossa perché gliel’ha data a chi conta”.

 

Il colore non fa differenza. C’è anche Drame Nfamara (foto a sinistra) tra gli operai che manifestano. Nella Renault color ghiaccio che imbocca len-ta-men-te la Pontebbana, Drama viaggia con due lavoratori di origine senegalese come lui. Drama, come tutti i 300 operai che questa mattina hanno fermato il ciclo produttivo, è ottimista: “E’ giusto manifestare per il diritto al lavoro, ma siamo fiduciosi. Pensiamo che tutto si risolverà per il meglio”. D’altra parte, Drama non può pensare che dopo 16 anni di catena di montaggio qualcuno gli possa dire “Vai a casa, non abbiamo più bisogno di te”. Per lui (anche se continua a parlare l’wolof con i suoi connazionali) il Senegal è la terra degli affetti lontani. I suoi tre figli (di 11, 10 e un anno) sono nati e cresciuti a Vittorio Veneto e Drama non può ipotizzare per loro un futuro diverso dal presente.

 

Le istituzioni. Alla manifestazione di questa mattina hanno preso parte anche alcuni assessori di Susegana, Santa Lucia e Conegliano. “Floriano Zambon (raggiunto al telefono) ci spiega che lui stesso avrebbe voluto essere al fianco degli operai perché “questa volta hanno proprio ragione”. “Ma in questo momento – ci dice Zambon – sono a Berlino e sto per recarmi a Cracovia: ogni anno infatti l’amministrazione di Conegliano organizza un pellegrinaggio ad Auschwitz e tra poche ore incontrerò gli studenti che visiteranno il lager più tristemente famoso della storia”.

 

Emozioni in corteo. Paola Morandin (foto a sinistra), delegata Rsu di Electrolux, non cela l'emozione. “A Porcia – commenta - abbiamo manifestato, per la prima volta, insieme ai colleghi friulani, e a quelli di Solaro e Forlì. Sul palco allestito di fronte allo stabilimento sono intervenuti in tanti, compresa la Serracchiani (Zaia non ha potuto essere presente, ma ci ha manifestato solidarietà). Ciò che è emerso è che siamo in tanti a lottare, a condurre una battaglia per la dignità del lavoro. Domani festeggeremo insieme l’otto marzo, perché metà delle lavoratrici Electrolux sono donne.”

 


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