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19 aprile 2024

Castelfranco

“Lo smartphone acceso e disponibile rende più stupidi"

È quanto emerge dall’ultima ricerca del professor Daniele Pauletto che ha raccolto i dati degli ultimi studi in materia

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

smartphone

CASTELFRANCO – Secondo una recente ricerca del professor Daniele Pauletto di Castelfranco, il 90% dei ragazzi si affretta a rispondere appena il cellulare squilla/vibra evidenziando quello che alcuni ricercatori (Robert Rosenberger Georgia Institute of Technology) l’hanno definita "Phantom Vibration Syndrome" (PVS) sindrome da vibrazione, un'epidemia che contagia molti giovani e non ossessionati nel consultare immediatamente lo smartphone al primo squillo o vibrazione.

Il docente ha raccolto i dati dei più prestigiosi istituti scientifici per tracciare una panoramica sull’uso degli smartphone. “L’UCSF (Università della California, San Francisco) dimostra come l’uso eccessivo degli smartphone, privi il cervello delle micro-fasi di riposo, togliendo spazio così alla creatività, all’inventiva e alla memoria – spiega Pauletto -. Altre ricerche evidenziano come un frenetico uso dello smartphone sia correlato (rapporto di reciprocità, di interdipendenza) con la diminuzione della memoria e, della creatività.

Trascorriamo mediamente 5 ore al giorno sui nostri smartphone, prevalentemente in attività di comunicazione sui social e texting scrittura su social (ricerca Flurry). Viviamo così uno tsunami di informazioni, che spesso diventano disinformazione, che si diffondono rapidamente da persona a persona, comportandosi proprio come "meccanismi virali" (B.W. Burroughs) nutrendosi e diventando più forti mentre si diffondono.

L’Università del Texas, mostra in una sua ricerca che anche la sola presenza dello smartphone acceso e disponibile rende "più stupidi", (effetto brain drain) per lo "sforzo" richiesto nel controllare/non controllare il proprio smartphone/computer. Tale sforzo mentale utilizza una parte del nostro cervello e, per questo motivo, che la sola presenza dello smartphone è sufficiente per ridurre le nostre capacità cognitive”.

Fenomeni interessanti e inquietanti al tempo tesso sui quali il professore di Castelfranco aggiunge: “Il problema non è l’oggetto in sé ma il suo utilizzo. In un test effettuato (Media multitaskers pay mental price, Stanford study shows), studenti multifunzionali (che svolgono più attività contemporaneamente) non riuscivano a ignorare ciò che non era/era importante peggiorando le loro capacità cognitive.

Tali fenomeni di iperinformazione raggiungono spesso aspetti di viralità, tanto che alcuni arrivano a dire che stiamo ormai vivendo una pandemia di informazioni (R.Watson), sopraffatti da dati compilati frettolosamente, di provenienza scadente e non verificati. Ci sono troppe informazioni e opinioni che circolano, e circolano troppo velocemente, con il risultato paradossale di essere scarsamente informati se non addirittura disinformati, (vedi il fenomeno fake news).

Quale mascherina, disinfettanti, vaccini di protezione possiamo/dobbiamo utilizzare? Il distanziamento dai social media, al fine di sedare la prima pandemia postmoderna. Si consiglia di leggere le notizie lentamente (meno scrolling veloce e superficiale), leggere con spirito critico, meno risposte di impulso , indagare sulle fonti delle notizie , fermarsi spesso e leggere e rileggere la notizia magari su carta ogni volta che è possibile, soprattutto sulle questioni complesse, fare maggior attenzione a ciò che si posta e si condivide nei social e nella cerchia dei gruppi di amici”.

Ma ci sono anche delle strategie che gli stessi social potrebbero attuare oltre alla oramai poco usata pratica del libero arbitrio, come conclude Pauletto: “Altri autori si spingono oltre: le piattaforme dei social media dovrebbero costruire una certa distanza sociale nelle loro interfacce. Potrebbero implementare un design antivirale (Mirani) creando deliberatamente "attrito" per l'utente che rende più difficile la condivisione delle informazioni, per altri la soluzione sta nell’ imporsi serate/giornate senza social media tutto a beneficio della nostra salute mentale. Ognuno di noi può limitare questa diffusione di InfoPandemia, le nostre azioni possono diffondere il virus o promuovere il benessere mentale. A voi la scelta attraverso un impegno attento e responsabile”.

 



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Ingrid Feltrin Jefwa

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