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24 aprile 2024

Vittorio Veneto

“Fate i test sierologico nelle strutture pubbliche”

Lo spassionato invito del Comitato Sanità Alta Marca Trevigiana

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Test sierologici

VITTORIO VENETO – Da diversi gironi sta emergendo la nuova tendenza, soprattutto da parte delle aziende, di a fare autonomamente il test sierologico affidandosi a strutture private, circostanza che ha indotto il Comitato Sanità Alta Marca Trevigiana a lanciare un monito poiché taluni pensano in questo modo di: “ottenere una specie di "patente di immunità", che consenta loro di riprendere il lavoro e una vita normale”.

Innanzitutto, il Comitato precisa che: “In questi giorni il Ministero della Salute ha annunciato l'acquisto, con requisiti di qualità molto stringenti, di un grande numero di test sierologici, che serviranno per fare un'indagine-campione sulla diffusione del coronavirus e per pianificare gli interventi futuri. L'obiettivo è "avere un quadro della circolazione del virus nel Paese, ma non una patente di immunità". Invece il test sierologico eseguito nel singolo individuo a fini diagnostici non è raccomandato dal Ministero della Salute, come da circolare del 3 aprile, basata sulle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. L'esame, eseguito su prelievo del sangue, rileva gli eventuali anticorpi sviluppati durante la fase acuta della malattia (IgM) e successivamente (IgG)”.

Un ulteriore aspetto non trascurabile: “Il nuovo coronavirus è studiato da poco tempo e ancora non si conoscono le tempistiche con cui si sviluppa la reazione anticorpale nei soggetti contagiati. È sicuramente presente un "periodo finestra" (periodo iniziale dell'infezione) di circa una settimana in cui il soggetto è infetto e contagioso, ma non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale IgM (il test in questo caso darebbe un risultato "falso negativo"). Inoltre, se effettuata in assenza di criteri clinici, la ricerca delle IgM potrebbe dare luogo a "falsi positivi", per possibili errori di laboratorio. Per quanto riguarda le IgG non sappiamo esattamente dopo quanto tempo si sviluppano e hanno il grosso limite di non garantirci con sicurezza la futura immunità al virus”.

A fronte di queste considerazioni l’invito del Comitato Sanità Alta Marca Trevigiana: “Per quanto detto, riteniamo opportuno che i cittadini si rivolgano prioritariamente al loro medico curante o al Servizio Igiene del Distretto, in grado di dare le indicazioni sanitarie corrette in base alla singola situazione di rischio. Eseguire accertamenti in modo autonomo a fini diagnostici potrebbe avere delle ripercussioni negative. In caso di falsi negativi per le IgM nel "periodo finestra" il soggetto potrebbe avere una falsa sicurezza di essere sano e porre a rischio contagio le altre persone, oltre che sottovalutare l'eventuale sintomatologia. In caso di falsi positivi per le IgM si genererebbero inutilmente ansia nelle persone, isolamenti non necessari, richieste ingiustificate di tamponi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, in un contesto di dichiarata carenza di reagenti. In caso di riscontro della presenza di IgG, il soggetto potrebbe pensare di essere immune, mentre al momento attuale non c'è nessuna garanzia di ciò, anzi addirittura potrebbe essere ancora contagioso.

Inoltre, va tenuto presente che il test eseguito una tantum dà la fotografia dello stato anticorpale in quel momento, che potrebbe cambiare anche nelle ore successive. Ribadiamo l'importanza di un Servizio Sanitario Nazionale pubblico forte che sia in grado di gestire anche in futuro situazioni delicate come l'emergenza COVID, sia rafforzando il sistema ospedaliero e territoriale, sia attivando programmi di prevenzione, in un'ottica esclusiva di tutela della salute pubblica”.

 



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