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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

“Guardia pediatrica gestita dalle coop: così si privatizza la sanità!”

È il monito del Comitato per la difesa della sanità pubblica alta Marca

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Ospedale di Vittorio Veneto

VITTORIO VENETO – A Vittorio Veneto e Oderzo il servizio di guardia pediatrica e ostetrico-ginecologica del Punto nascite è stato affidato per 5 mesi ad una cooperativa dall’Ulss 2 Marca Trevigiana. Una scelta che alle tasche della sanità regionale un milione di euro di cui 748mila per Vittorio e il restante per Oderzo ma la questione non è prettamente di natura economica poiché le incognite che si aprono sono di varia natura.

“La domanda che ci poniamo è questa: sarà questo il futuro della sanità pubblica Veneta? – chiede il Comitato per la difesa della sanità pubblica Alta Marca -. Il processo di precarizzazione/esternalizzazione del personale infermieristico e medico (cioè la sostituzione del personale assunto in forma stabile con quello assunto con contratti temporanei o tramite cooperative) è in atto da oltre un decennio e sta subendo negli ultimi tempi una forte accelerazione”.

L’organizzazione vittoriese quindi incalza: “La Regione sta privatizzando pezzi sempre più ampi della sanità veneta, con il preciso obiettivo di fare spazio allo sviluppo della sanità privata, ridimensionando/impoverendo le strutture e i servizi pubblici, a partire dalle aree più periferiche. Si tagliano posti letto negli ospedali, si centralizzano reparti e servizi negli ospedali più grandi, si costringono persone malate con prescrizione di visite urgenti (talora impossibilitate a guidare) a spostarsi da un capo all'altro della Provincia. Questo provoca disagi e disservizi (affollamento al pronto soccorso, prolungamento delle attese per visite, ricoveri e interventi, peregrinazioni dei pazienti da una struttura all'altra ...) e induce gli utenti a rivolgersi al privato”.

Timore quanto mai serio, poiché non tutti dispongono delle risorse economiche per rivolgersi alle strutture private, con il rischio che gli indigenti non possano accedere al servizio sanitario. Il Comitato quindi prosegue con ulteriori valutazioni: “In questo caso è evidente che l'affidamento a privati e per soli 5 mesi (fino alle prossime elezioni?) di un servizio così delicato, in cui è particolarmente importante il rapporto di fiducia medico-paziente, trasmette un messaggio di precarietà e provoca incertezza e malumore in donne e genitori (alla faccia di tanti discorsi a sostegno di famiglia, natalità e maternità!). Questo va a indebolire ulteriormente il Punto nascite di Vittorio, oggetto da anni di depotenziamento e di tentativi di accorpamento a Conegliano, senza che vi siano garanzie che il reparto coneglianese sia adeguato (per struttura, ubicazione e quantità di personale) a dare risposta alle esigenze di tutta l'area nord della Marca”.

“Va detto che la mancanza di medici specialisti, portata a giustificazione sia della privatizzazione sia della riduzione/centralizzazione di reparti e servizi, non è un evento inaspettato, ma è frutto di una grave mancanza di programmazione; da anni le proiezioni indicavano che le borse di studio necessarie per la frequenza delle scuole di specializzazione erano insufficienti per coprire il fabbisogno. Ora che il momento critico è arrivato, se si vuole davvero risolvere il problema, è necessario che la Regione, insieme allo Stato, stanzi più soldi per finanziare l'accesso alle specializzazioni. L'assunzione di pediatri e ginecologi tramite cooperativa dimostra inoltre che non è del tutto vero che mancano gli specialisti”.

Il passaggio dei professionisti al settore privato è un fenomeno in costante crescita ed ha un suo perché: “Probabilmente molti medici specialisti scelgono di esercitare nel privato, dove, a parità di trattamento economico, la pressione lavorativa è decisamente più sostenibile. Infatti, nei reparti degli ospedali pubblici i carichi di lavoro del personale sanitario aumentano, in un clima lavorativo scandito da tempistiche sempre più stringenti, determinando un preoccupante flusso di passaggio di personale dalle strutture pubbliche a quelle private, specialmente nelle aree periferiche, dove talvolta al personale non vengono adeguatamente riconosciuti in termini di carriera la qualità professionale e l'apprezzamento da parte dei pazienti”.

 



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Ingrid Feltrin Jefwa

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