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18 aprile 2024

Oderzo Motta

“Meduna a boje”: arrivati i nuovi cartelli che fanno discutere

Sono stati installati alla presenza del sindaco Pitton venerdì mattina

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il cartello posizionato ieri

MEDUNA DI LIVENZA - “Meduna a boje”, si agita, freme. Ieri è stato messo, nero su bianco (Benvenuti nel paese de “a boje”) sotto i cartelli nelle quattro vie principali di ingresso nel paese. Sono stati posizionati ieri alla presenza del sindaco Arnaldo Pitton.

Oltre al cartello, c’è una targa che riporta la spiegazione del termine. Il testo è stato scritto dallo storico locale Mauro Fasan. «Il 12 ottobre 1881 - scrive Fasan - Meduna fu interessata da una dimostrazione di protesta contro l’allora Consiglio comunale, composto prevalentemente da persone estranee al paese, per far annullare una delibera in cui si chiedeva la soppressione del comune e l’annessione a quello di Motta.

Dalla documentazione conservata nell’archivio storico dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia, si scopre che a promuovere la sommossa fu il 19enne Giorgio Prosdocimo, figlio del più noto Francesco Prosdocimo, a cui è intitolata una via del centro.

Alla manifestazione partecipò tutto il paese, donne comprese. Qualcuno raccontò di aver preso di peso il Prefetto, giunto a Meduna per sincerarsi sull’entità della protesta. Lo portarono sul ponte in ferro e gli dissero: “Per di qua il comune non passerà mai”».

Ma “a boje” potrebbe riferirsi anche a un altro episodio. «L’anno seguente - continua Fasan - in occasione delle inondazioni che funestarono il paese, lo stesso Giorgio istituì una cucina per poveri e bisognosi. Nobile tentativo per far fronte alle condizioni di miseria in cui versava il paese e le zone limitrofe. La tradizione vuole che a mezzogiorno, pronta una minestra calda o qualche pietanza, fosse suonata una campana. Così tutti sapevano che era l’ora della distribuzione di ciò che bolliva in pentola.

In uno di questi due fatti va dunque ricercata l’origine del detto “Meduna a boje”, espressione che da decenni caratterizza il blasone popolare con cui gli abitanti dei dintorni hanno designato, deriso, canzonato, o invidiato, i medunesi».

Ieri dunque il nuovo cartello che sta provocando non pochi commenti in paese.

 



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