“Questo matrimonio non s’ha da fare", accade a Motta di Livenza
La consigliera di minoranza Tonel ed il compagno protagonisti di una vicenda manzoniana
| Gloria Girardini |
MOTTA DI LIVENZA - “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”, con le parole dei bravi mandati da Don Rodrigo per terrorizzare Don Abbondio si apriva la rocambolesca avventura di Lucia Mondella e Renzo Tramaglino per sposarsi. Questa volta però non ci troviamo “in quel ramo del lago di Como”, ma a Motta di Livenza, a sostituire i protagonisti dell’opera “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, la consigliera comunale di minoranza Giulia Tonel e il compagno e cantautore Pablo Perissinotto. I due avrebbero dovuto sposarsi civilmente il 10 ottobre a Motta di Livenza, ma a mettere i bastoni tra le ruote, a loro avviso, è stato il sindaco Alessandro Righi.
“Io e la mia compagna Giulia il 10 ottobre ci sposiamo. Avevamo deciso già un anno fa, prima del casino pandemico e purtroppo organizzare il tutto, non è stato facile-ha raccontato Perissinotto nel suo profilo Facebook- Dubbi fino all'ultimo per la paura di un altro lockdown, dover ridurre il numero di invitati per garantire il distanziamento nei vari contenitori. Altri ridimensionamenti e compressioni varie. Ad ogni modo, una volta valutate le difficoltà e limitazioni, abbiamo deciso di tirare dritto. Purtroppo abbiamo avuto altri problemi, che proprio non potevamo prevedere”.
Ha proseguito: “La nostra intenzione era quella di sposarci civilmente a Motta, il paese dove abitiamo, dove Giulia è nata e che oggi la vede impegnata politicamente in qualità di consigliere comunale di minoranza. Per questioni personali volevamo che fosse il nostro amico mottense, anch'esso consigliere comunale Francesco Marchese a sposarci e non il sindaco. Per questo abbiamo chiesto, già a gennaio prima delle pubblicazioni, al primo cittadino Alessandro Righi la concessione della delega affinché potesse svolgere Marchese la celebrazione, visto che è a sua discrezione. Sulle prime sembrava filare tutto liscio... Poi a pochi mesi dalla data il passo indietro: "Ci devo ancora pensare" ci dice il sindaco Righi. Vabbè, fai con calma pensaci... Il tempo passa e dopo un po' ci rivolgiamo all'anagrafe, chiedendo gentilmente di sollecitare sua maestà per avere una risposta in merito, ma quel "Ci devo ancora pensare", rimane l'unica frase. Passano giorni, settimane e ancora nessuna risposta a favore, lui ci deve sempre e comunque ancora pensare. A sto punto, a un mese dal matrimonio, siamo costretti a dare l'ultimatum. "Con preghiera gentile, per ovvie incombenze organizzative, chiediamo una risposta entro il 10 settembre" è ciò che diciamo in anagrafe a delle impiegate visibilmente imbarazzate. Niente da fare. Gennaio - settembre, nove mesi senza una risposta. Praticamente il tempo di gestazione utile che avrebbe fatto nascere in chiunque la leggerissima sensazione di essere presi un tantino per il culo. Non credete?".
Ma la "soluzione" alla fine è stata trovata dalla coppia: "Ed ecco che oggi, a meno di un mese dalla data del matrimonio succede il paradosso: una mottense doc titolata a consigliere comunale, costretta a chiedere asilo politico a Meduna di Livenza per sposarsi. Sapete qual è il vero problema in questi casi? Un matrimonio non riguarda solo due persone, riguarda anche i famigliari e dover spiegare alle loro facce allibite il motivo per cui non possiamo sposarci nel nostro comune di riferimento , mi ha messo addosso quel disagio che effettivamente, non avevo previsto.”