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19 marzo 2024

Castelfranco

“Riportate i ricoveri Covid a Castelfranco: a Montebelluna la pressioni è intollerabile”

Lo chiede il Pd provinciale che auspica il rapido ritorno ai ricoveri Covid in area non critica al San Giacomo

| Margherita Zaniol |

| Margherita Zaniol |

“Riportate i ricoveri Covid a Castelfranco: a Montebelluna la pressioni è intollerabile”

CASTELFRANCO Giovanni Zorzi e Nicolò Rocco, rispettivamente segretario e responsabile per la sanità del Pd provinciale lanciano l’allarme sulla situazione di emergenza Covid nell’area Castellana e Montebellunese: “Il direttore dell’Ulss 2 Francesco Benazzi spieghi perché, contrariamente a quanto successo durante la prima ondata in primavera, l’ospedale di Castelfranco non ospita più ricoveri Covid in area non critica. Considerata la progressione impressionante di contagi nella zona, la pressione sull’ospedale di Montebelluna è diventata intollerabile e il personale medico e infermieristico è allo stremo. Vanno subito riaperte le porte del San Giacomo ai pazienti Covid non critici, così come è stato fatto in marzo nella più totale sicurezza degli ospiti dell’Istituto Oncologico Veneto, in modo da dare sollievo a Montebelluna e dedicare il Guicciardini di Valdobbiadene anche ai numerosi ‘ricoveri sociali’, di anziani soli, senza reti familiari, che non hanno più necessità di cure sanitarie ma che devono comunque rimanere in un luogo protetto, liberando così posti letto negli altri ospedali della provincia”.

Zorzi e Rocco, quindi incalzano: “Benazzi, illustrando i dati dei ricoveri ospedalieri e degli accessi ai pronto soccorso in provincia, ha dichiarato che la Castellana, l’area dell’ex Ulss 8, è l’area più colpita in riferimento ai contagi. Si conferma dalle sue parole quello che i cittadini delle zone di Castelfranco e Montebelluna hanno percepito da giorni semplicemente assistendo alla diffusione straordinaria del virus tra i propri conoscenti. Per questo chiediamo che si intervenga subito, tornando ad ospitare i pazienti affetti da Coronavirus in area non critica al San Giacomo di Castelfranco”.

I due esponenti trevigiani del Pd aggiungono poi: “In questo contesto di forte criticità non aiuta l’atteggiamento di quei sindaci della zona, in particolare Castelfranco, che si rifiutano, nonostante l’evidenza della tragica necessità, a rendere pubblici i numeri di quanti concittadini sono attualmente contagiati. È una mancanza di trasparenza gravissima, perché rischia di alimentare due fenomeni opposti ma altrettanto pericolosi: l’allarmismo, che diventa poi inquietudine e angoscia, e la sottovalutazione del fenomeno, che invece porta a riempire i bar, le piazze e i portici del centro città senza le necessarie precauzioni. Se Stefano Marcon, sindaco del comune più grande della zona e presidente della provincia, continua con questo atteggiamento e il Prefetto non interviene, porteremo noi la questione direttamente all’attenzione del Ministero dell’Interno. Lasciamo alla valutazione dei cittadini ogni considerazione sull’incoerenza di un sindaco che in campagna elettorale non si è dimostrato invece così zelante con quelle che lui definisce questioni di privacy”.

“Il punto – chiudono - è che c’è un territorio della nostra provincia che sta pagando un prezzo altissimo nella battaglia al virus per mancanza di trasparenza da parte dei sindaci leghisti, Marcon in testa, a cui si aggiunge la mancanza di strategia di chi ha in mano la gestione dell’emergenza sanitaria”.

Interviene sull'argomento anche Claudio Beltramello, medico e responsabile sanità per il Pd Veneto: “La situazione dell’Ospedale di Montebelluna in relazione all’epidemia Covid è a dir poco drammatica – afferma Beltramello -. Si è arrivati gestire 140 pazienti malati di Covid. Pazienti anche molto complessi a fronte di una dotazione di personale assolutamente insufficiente. I medici dei reparti di medicina e pneumologia (in totale una decina!) hanno anche scritto una lettera al direttore generale per segnalare che non potevano più reggere. Il rapporto medici-pazienti e infermieri-pazienti è sotto qualsiasi parametro indicato dalle linee guida nazionali. Inoltre, proprio per l’esiguo numero di pneumologi ed internisti, le guardie notturne sono garantite anche facendo turnare medici di altre specialità incluse quelle chirurgiche che poco-nulla hanno a che vedere con la gestione di pazienti con problemi respiratori gravi. Ci chiediamo perché si è voluto portare ad un livello di criticità tale questi reparti di Montebelluna prima di pensare di aprire Valdobbiadene e perché, a differenza della prima ondata, non si sono accolti pazienti Covid anche nella medicina interna del San Giacomo di Castelfranco. A primavera non ci sono stati problemi tra i percorsi dei pazienti Covid e i percorsi dei pazienti oncologici dello Iov”.

“Ora che cosa sarebbe cambiato? Purtroppo, non ci aspettiamo risposte concrete ed esaurienti da un direttore generale che si permette di dire che solo il 15% delle morti classificate come Covid sono realmente tali e l’85% assegnate invece quando il paziente in realtà è deceduto per altre cause (addirittura parla di tampone post-mortem) – dichiara ancora Beltramello -. Dal momento che queste percentuali non sono vere (se fosse così starebbe dando del deficiente e incompetente a tutti gli esperti regionali e nazionali), ci chiediamo dove possa essere il limite di una narrazione volta a dimostrare sempre che va tutto bene comunque sia la realtà. Speriamo che la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 2 chieda ufficialmente e urgentemente spiegazioni”.

 



Margherita Zaniol

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