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23 novembre 2024

Montebelluna

I “tesori” del ministro Bertolini saranno custoditi in biblioteca a Montebelluna

Il Sindaco: “Un tesoro che, come amministrazione, avevamo il dovere di proteggere”

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

I “tesori” del ministro Bertolini saranno custoditi in biblioteca a Montebelluna

MONTEBELLUNA – Finalmente una svolta positiva nella vicenda dei tanti e preziosi documenti storici conservati ancora nello studio del ministro Pietro Bertolini, in quella che fu la sua casa di famiglia in via Santa Caterina a Montebelluna: la villa è stata da poco ceduta ad altri. Ora l’annuncio del Comune che questo patrimonio culturale sarà custodito dalla Municipalità in comodato d’uso gratuito per 5 anni, rinnovabili. “Sarà trasferito nei locali della biblioteca di Montebelluna, il complesso archivistico denominato “Archivio Pietro Bertolini” – fanno sapere dal Municipio - Uno spostamento atteso e fortemente voluto dall’amministrazione comunale che in questi mesi, attraverso il proprio personale, si è interfacciata costantemente con gli eredi del Senatore Pietro Bertolini, proprietari dell’archivio e con la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Veneto e del Trentino-Alto Adige per arrivare ad un accordo soddisfacente che consentisse la custodia e la fruizione dell’Archivio”.

Va precisato che l’Archivio è stato oggetto dichiarato di notevole interesse storico con un provvedimento emesso dall’allora Soprintendenza archivistica del Veneto nel 1971, successivamente rinnovato su sollecitazione dell’Amministrazione comunale, tendente ad estendere il vincolo all’intero archivio e conclusosi con provvedimento del 3 luglio scorso, con la revisione del perimetro del vincolo precedentemente emanato, costituito inscindibilmente da materiale archivistico e materiale librario a stampa, così come descritto nella relazione tecnico-scientifica allegata allo stesso comodato.

“Ecco, quindi, perché nella seduta di ieri la giunta comunale ha approvato la bozza di contratto di comodato gratuito che – si precisa dal Municipio -, prevede la cessione dell’archivio per cinque anni al Comune, tacitamente rinnovabili, che lo conserverà nei locali della Biblioteca Comunale che presentano i necessari requisiti per la conservazione dell’Archivio secondo quanto previsto dalle normative in materia di beni culturali e dalle prescrizioni della Soprintendenza”. Il trasferimento potrà avvenire dopo la formale autorizzazione allo spostamento da parte della Soprintendenza per consentire il definitivo sgombero della Villa diventata di proprietà della società DC Group S.r.l. a seguito di procedura esecutiva.

Commenta il sindaco, Adalberto Bordin: “Ringrazio gli eredi del senatore Bertolini, così come la dirigente Lissandron ed i tecnici comunali che, in un incessante lavoro di mediazione che ha coinvolto anche la Soprintendenza, sono riusciti a realizzare quella che era un dovere morale dell’amministrazione comunale: evitare lo smembramento e la dispersione dell’Archivio Bertolini e al contempo garantirne la conservazione, la promozione e la fruizione. Parliamo di un patrimonio importante per la comunità ed in particolare per gli studiosi che potranno accedere all’archivio e consultarne i documenti: un tesoro che, come amministrazione, avevamo il dovere di proteggere in una fase delicata come questa in cui con il passaggio di proprietà della Villa anche il destino dell’archivio avrebbe potuto essere incerto”.

Complesso archivistico
L’archivio è costituito in prevalenza da documentazione - raccolta in buste da lettere di diverse dimensioni, album, registri, quaderni e raccoglitori di diverso formato - legata allo svolgimento dei diversi incarichi politici e ai vari ruoli istituzionali ricoperti da Bertolini nel corso della sua trentennale esperienza parlamentare e di governo. È presente anche materiale bibliografico: si tratta prevalentemente di edizioni di scritti del Bertolini e di alcune pubblicazioni commemorative, uscite in occasione della morte dello stesso o in occasione di convegni organizzati per ricordarne la figura e l’operato. Presenti anche numerosi estratti di articoli che hanno visto la luce in importanti riviste di carattere economico-giuridico.

Il materiale archivistico ha un’estensione di circa 6-7 metri, quello bibliografico all’incirca di 10 metri lineari; il complesso documentario riguarda un arco cronologico che va dalla seconda metà circa del XIX secolo alla prima metà circa del XX secolo, con seguiti ai primi anni del XXI secolo (i seguiti si riferiscono a materiale documentario legato alle commemorazioni di Bertolini). Allo stato attuale non è disponibile una descrizione analitica dell’archivio Pietro Bertolini. Benito Buosi, ex amministratore comunale e studioso di storia locale, è autore di uno strumento di ricerca datato 1999: si tratta del risultato di una prima ricognizione sommaria delle unità conservative dell’archivio collocate all’interno dei mobili “Libreria” e “Secretaire”. Nel corso del sopralluogo del 14 dicembre 2022 la Soprintendenza archivistica e bibliografica ha redatto un elenco delle pubblicazioni visionate collocate sui ripiani della Libreria addossata alla parete est dello studio Bertolini.

Aggiunge l’assessore alla Cultura, Maria Bortoletto, autrice anche di due libri dedicato a Bertolini: “L’archivio risulta di interesse storico particolarmente importante perché fondamentale per lo studio della biografia di Pietro Bertolini, della sua attività parlamentare e di governo, e anche perché fonte utile per lo studio della politica del Regno d’Italia tra la fine del XIX secolo e il primo Ventennio del XX secolo e per la storia dell’amministrazione coloniale in Italia. Attraverso il materiale a stampa, infatti, possiamo ripercorrere le tappe più significative e più rappresentative della carriera di Bertolini, sia come studioso che come uomo politico, come uomo di governo, come sagace amministratore pubblico, un protagonista dell’Italia giolittiana”.

PIETRO BERTOLINI
Pietro Bertolini nasce a Venezia il 24 luglio 1859 da Camillo, di origine mantovana e magistrato di Corte d’Appello, e da Ludovica Bigaglia, erede di una delle famiglie di commercianti più ricche di Venezia. Si laurea in legge presso l'Università di Padova, conseguendo successivamente la libera docenza in diritto amministrativo. Nel 1884 diviene Sindaco di Montebelluna e nel 1891 viene eletto a deputato nel collegio di Treviso. Il suo esordio parlamentare avviene con la presentazione di un progetto di legge inteso a regolare la questione, pendente sin dal 1885, dell'alienazione a un consorzio di comuni del bosco demaniale del Montello, progetto di legge che viene fatto proprio dal ministro dell'Agricoltura Chimirri e approvato nel 1892. Per Bertolini è un grande successo politico. Tra giugno 1894 e marzo 1896 Bertolini ricopre la carica di sottosegretario al Ministero delle Finanze durante il quarto governo di Francesco Crispi e sottosegretario al Ministero dell’Interno dal 1899 al 1900 durante il secondo governo di Luigi Pelloux. Tra il 1893 e almeno il 1906 si lega al gruppo di parlamentari che fa capo a Sonnino, del quale egli condivide gli orientamenti conservatori e con il quale si associa per fondare Il Giornale d'Italia, periodico di cui sarà un assiduo collaboratore.

Nel novembre 1907 viene nominato ministro dei Lavori pubblici nel terzo governo Giolitti. Nel 1912 viene nominato, con Guido Fusinato e Giuseppe Volpi, rappresentante dell’Italia nelle trattative coi turchi per la pace in Libia che si concretizzano con la firma a Ouchy (Svizzera) del trattato di pace (18 ottobre 1912). Nel medesimo anno diventa ministro delle Colonie (di nuova istituzione) nel quarto governo Giolitti, carica che mantiene fino al 1914 (nel dettaglio, Bertolini è ministro delle Colonie dal 20 novembre 1912 al 19 marzo 1914). Dopo la caduta di Giolitti e lo scoppio del primo conflitto mondiale, quando si profila la possibilità di un intervento in guerra dell'Italia a fianco delle potenze dell'Intesa, Bertolini assume un atteggiamento sempre più apertamente neutralista. Nel 1919 egli viene designato da Nitti a rappresentare l'Italia nella commissione interalleata per le riparazioni. Nominato senatore con decreto del 3 ottobre 1920, mentre rientra in patria per prestare giuramento e riferire sulla sua attività parigina, viene colto da grave malore in treno e, trasportato a Torino, vi muore il 28 novembre 1920.



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