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20 aprile 2024

Castelfranco

“Un tavolo per la città” in vista delle prossime amministrative del 2020

È la proposta di Mario Bertolo coordinatore di “Articolo 1” della Castellana

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

“Un tavolo per la città” in vista delle prossime amministrative del 2020

CASTELFRANCO – Le grandi manovre per le prossime elezioni comunali a Castelfranco Veneto sono già iniziate. Negli ambienti della politica locale emergono già alcuni nomi di candidati ma soprattutto si affilano le armi per una campagna elettorale oramai alle porte, ciascuno ben saldo nella propria posizione di “combattimento”. A venire allo scoperto per primo è Mario Bertolo, già consigliere comunale del centro sinistra e ora coordinatore di “Articolo 1” della Castellana che propone “un tavolo per la città”. Bertolo apre quindi il dialogo alla società civile “contro nessuno, per una Castelfranco alternativa” all’attuale maggioranza di governo, come spiega nel suo documento d’intenti.

“Siamo entrati nell'ultimo anno della “amministrazione Marcon” e nel 2020, insieme con le regionali, anche Castelfranco andrà al voto. Sembra manchi un periodo abissale ma per la politica no, infatti già si cominciano a vedere i primi movimenti: i soliti “calcoli” in casa di ogni forza o movimento politico, ipotesi di alleanze, qualche nome di candidato sindaco – scrive Bertolo -. Niente di nuovo: chi governa cercherà di continuare per altri 5 anni, le opposizioni agiranno per mandarli a casa. Le prime impressioni non sono “entusiasmanti”: elenco delle promesse disattese da chi governa, tanti buoni propositi, poche idee a largo respiro, modalità di partecipazione dei cittadini vecchie e superate. Conclusioni: dopo le elezioni ci troveremo con il solito “tran-tran per galleggiare” come succede da circa 25 anni nella nostra città, con le “drammatiche” conseguenze che ogni giorno sono sotto gli occhi di tutti”.

Quindi prosegue: “Fino all'inizio degli anni novanta la situazione era questa: Montebelluna un bel paesotto cresciuto lungo una statale, Cittadella veniva citata perché aveva le mura, Camposampiero si doveva attraversare per andare a Padova. Contemporaneamente Castelfranco era il “riferimento” del Veneto Centrale per i servizi che possedeva e soprattutto per la loro qualità: l'Ospedale e relativi servizi nel territorio, una invidiabile offerta di percorsi scolatici Superiori, l'Istituto case popolari, il Tribunale, l'Agenzia delle Entrate, gli sportelli Enel e Telecom, la Camera di Commercio, l' Ufficio di Collocamento, la stazione F.S. con lo scalo merci, una straordinaria offerta culturale e sportiva, non ultimo un P.R.G. che calmierava il consumo di territorio, ecc.”.

La sua analisi quindi prosegue: “Una volta a Roma, un alto dirigente ministeriale mi disse: «Tu abiti nella città di Don Camillo e Peppone». In primo momento pensavo si fosse confuso, poi capii che si riferiva a Domenico Sartor e Piero Bresolin. Aveva ragione: Sartor e Bresolin, con personalità, culture, riferimenti politici diversi, se non proprio opposti, avevano trovato il “denominatore comune” nell'amore per la loro città e lo avevano messo al primo posto del loro impegno personale e sociale. Un “amore” che non si limitava al “tran tran quotidiano” ma in grado di pianificare e costruire nel concreto il futuro di Castelfranco. Montebelluna, Cittadella e anche Camposampiero hanno fatto passi da gigante sotto molti aspetti. Castelfranco invece, salvo qualche piccolo maquillage, è ferma lì. E stare fermi vuol dire che gli altri ti superano, ti sottraggono quello che hai costruito, in pratica ti fanno retrocedere. Questo purtroppo è successo”.

“Il cardine della mia lunga militanza politica e amministrativa è stata una collocazione di sinistra, responsabile, di proposta e di governo – afferma Bertolo -. Ho sempre cercato di anteporre i problemi delle persone agli interessi di partito o peggio ancora personali. Ho sempre combattuto le posizioni radicali, alla mia sinistra o al centro, perché non portano a niente anzi sono funzionali alla destra. Cosa che sta succedendo anche a livello nazionale. Valorizzando quello che è successo nel passato e partendo dal presente, l'unica precondizione che può far ripartire la nostra città è un clima sociale, culturale e politico “alternativo”. Insieme e contro nessuno, dobbiamo ricreare il clima “dell'Ulivo” dove partiti di centro e sinistra, le forze sindacali, movimenti, gruppi, associazioni, comitati, frazioni, le stesse parrocchie nella loro autonomia e senza pregiudizi, seppero contribuire al successo del 1996. Una straordinaria esperienza amministrativa che aprì una fase nuova e diversa per la nostra città, che purtroppo si concluse dopo alcuni anni non per i limiti della proposta bensì perché andava a mettere in discussione le certezze dei molti interessi di parte”.

Quindi conclude: “Non si tratta di ricostruire l'Ulivo, bensì il clima di allora perché Castelfranco merita di più! Per questo invito le forze e i movimenti politici di centro e di sinistra, a cominciare dal PD e gli M5S che attualmente sono i maggiori "azionisti", a non ripetere gli stessi errori, ad anteporre equilibri interni ai problemi dei cittadini. La politica non è solo razionalità ma è anche sogno. Mi permetto allora di lanciare la proposta di un “tavolo per la città” al quale sono invitati prima di tutto i singoli cittadini, tutte le forme organizzate del sociale e quanti immaginano una Castelfranco “alternativa” per disegnare, senza pregiudizi ed esclusioni, assieme alle forze e ai movimenti politici di centro-sinistra il futuro della nostra città. Perché “scervellarci” su cosa intitolare alla memoria di Tina Anselmi, faremmo cosa più utile dedicare a lei, come a Domenico Sartor e Piero Bresolin, un futuro diverso alla loro e nostra città”.

 



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Ingrid Feltrin Jefwa

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