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16 aprile 2024

Treviso

“Una decisione di cui mi assumo tutta la responsabilità politica”

EDITORIALE - Le parole inedite a cui Conte ci ha abituati

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Giuseppe Conte

EDITORIALE – Lo ammetto senza alcuna reticenza, Giuseppe Conte all’inizio del suo mandato da premier non mi entusiasmava. Il suo curriculum poteva essere prestigioso ma così a pelle mi sembrava poco determinato, inesperto e costantemente tirato per la giacchetta senza che la stizzosa pratica lo facesse adeguatamente reagire.

Nel tempo ho cominciato a notare che parlava un italiano forbito: prerogativa oramai di pochi in un panorama di rappresentanti istituzionali dove sempre più spesso il buon livello culturale sembra essere un optional. Quanto alla sua partecipazione ai meeting internazionali, l’ho percepita quasi come un riscatto: sfoderando un inglese impeccabile finalmente ci aveva redenti dal vergognoso tormentone dello “shish”.

Lo ammetto, i modi forbiti, il linguaggio sempre corretto, mai volgare, in più occasioni mi hanno fatto pensare ad un uomo d’altri tempi: tempi in cui c’era maggior consapevolezza del proprio ruolo e soprattutto sacro rispetto per le istituzioni. Intendiamoci, stiamo parlando di tasselli che avevano solo in parte composto il mosaico. Già perché la forma non è sostanza checché se ne dica e di concretezza ancora difettava, il nostro Premier. Quando poi, con un’arguta manovra, si è liberato d’interlocutori con i quali condivideva poche affinità, devo dire che ho cominciato a sospettare che oltre ai modi garbati ci potesse essere di più.

A confermare definitivamente il mio sospetto il suo approccio nell’affrontare la pandemia. Una crisi sanitaria epocale, indiscutibilmente un periodo funesto per il nostro paese che si può accostare solo a eventi drammatici come i conflitti bellici. Scelte impopolari, decisioni difficili ma su tutto una frase inedita che non ricordavo di aver mai sentito prima, in bocca a un politico italiano.

“Una decisione di cui mi assumo tutta la responsabilità politica”: quest’affermazione mi ha lasciata da prima sorpresa, per poi ispirarmi una sorta di rassicurazione. “Allora esiste qualcuno in questo meraviglioso e sventurato paese che ha il coraggio di fare qualcosa e di assumersene la responsabilità”: mi sono detta. Era l’inizio delle restrizioni per il Covid, poi arrivò il lockdown e la frase venne ripetuta ancora e ancora.

Io non so se Giuseppe Conte sia uno statista, se sia stato tra i migliori premier della storia italiana, sicuramente non è esente da errori (qualcuno anche molto grave) ma di certo è stato quello che ha dovuto governare in uno dei momenti più difficili del paese e gli va riconosciuto di non essersi sottratto a decisioni impopolari e ardue. Ad oggi non ho ancora capito perché il suo governo sia caduto ma se ho una certezza è l’opinione poco edificante che da tempo nutro per l’artefice di questa crisi.

Conte può non rappresentare l’ideale di politico di alcuni, può essere accostato ad un movimento che non persuade tutti ma di sicuro ha dimostrato il coraggio di fare e dire cose che non erano finalizzate al proprio tornaconto e prestigio personale: sport molto in voga di questi tempi. Di certo non ha cercato di essere popolare (o meglio populista) e anche dopo la sua caduta non ha sentito il bisogno di gridare al complotto (per il politico medio italiano, è sempre colpa di qualcun altro) o di inveire contro gli antagonisti.

Francamente l’arrivo di Draghi al suo posto, pur se persona di valore, mi ha messo malinconia, nonostante la consapevolezza che il buon Mattarella non avesse molte alternative. Vedere un attempato signore alla guida di un paese che da sempre cerca di essere traghettato verso la modernità, scrollandosi di dosso pratiche obsolete e rituali burocratici deleteri, non è edificante.

Cara Italia, ti auguro comunque il meglio. Al solito spero di sbagliarmi nei miei limitati sentimenti di ottimismo e al premier Conte dico grazie. Grazie per averci ricordato che si può rappresentare questo paese anche con dignità e rispetto del proprio ruolo istituzionale ma soprattutto per averci abituati ad un linguaggio inedito. In una terra in cui pure chi è sorpreso in flagranza di reato si professa innocente, Giuseppe Conte si è pubblicamente assunto la RESPONSABILITÀ delle sue decisioni: altro evento epocale in questo paese già flagellato dalla pandemia!

 


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