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29 marzo 2024

Montebelluna

10 ispettori ministeriali hanno esaminato per 2 ore i reparti Covid dell’Ospedale di Montebelluna

Il gruppo di minoranza M5S, intanto chiede formalmente chiarimenti

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

ospedale di Montebelluna

MONTEBELLUNA – Sono arrivati in 10 all’ospedale San Valentino di Montebelluna, verso il primo pomeriggio di ieri e introno alle 16.30 hanno ultimato l’ispezione ministeriale chiesta dal titolare del dicastero della salute, Roberto Speranza. Bocche cucite con i giornalisti e al termine dei controlli la ripartenza per Roma, con le tre auto che li hanno condotti nella Marca.

I dieci commissari ministeriali formalmente ora dovranno redigere un relazione, dopo aver valutato dati e informative attinte durante la loro visita montebellunese. Il documento con le valutazioni maturate dall’ispezione finirà quindi sulla scrivania del ministro Speranza.

Intanto in città, il clamore non si spegne e dubbi e timori permangono. Il consigliere di minoranza Claudio Franco del Movimento 5 Stelle ha deciso di chiedere ufficialmente lumi su quanto sta accadendo nel nosocomio cittadino: “A seguito delle recenti informazioni discordanti e delle polemiche da esse suscitate relative alla situazione sanitaria all’interno dell’ospedale di Montebelluna, il gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle ha presentato all’amministrazione comunale una interrogazione urgente a risposta scritta per conoscere quale sia la reale situazione in cui verte il San Valentino.

Il recente arrivo di ispettori ministeriali fa supporre che qualche opacità nell’informazione ci sia stata e riteniamo pertanto che sia necessario fare chiarezza e comunicare ai cittadini alcuni dati oggettivi quali ad esempio: numero dei ricoverati Covid, numero di decessi avvenuti durante la seconda ondata, limite di saturazione della capacità di accoglienza dell’ospedale, numero dei lavoratori che hanno contratto il virus.

Abbiamo poi chiesto se sia vera la notizia di una circolare interna che vieta agli operatori sanitari di parlare con gli organi di stampa senza specifica autorizzazione da parte della direzione sanitaria. Se così fosse, riteniamo intollerabile che venga posto un bavaglio alla circolazione di adeguate e corrette informazioni, in quanto solo chi lavora all’interno delle strutture sanitarie può conoscere quale sia la reale portata dell’emergenza con cui ci dobbiamo confrontare in questo periodo storico”.

 


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Ingrid Feltrin Jefwa

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