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25 aprile 2024

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I 25 anni di Oderzo Città Archeologica

L’organizzazione, rinviato l'evento all’autunno per l’emergenza Coronavirus, trasmetterà su YouTube la telecronaca dell’edizione 2019

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Oderzo città archeologica

ODERZO - Venerdì 1° maggio sarebbero stati 25 anni di spettacolo ed emozioni. L’emergenza sanitaria ha rinviato all’autunno il tradizionale appuntamento in piazza, ma la corsa internazionale Oderzo Città Archeologica, insieme al Trofeo Opitergium – European Road Race Under 20, non si ferma.

Nelle pagine social dell’evento, nei giorni scorsi, gli organizzatori della Nuova Atletica Tre Comuni hanno pubblicato le foto, le classifiche e i ritagli di giornale delle 24 edizioni della manifestazione opitergina, a cui dal 2017 è abbinata la rassegna dedicata alle Nazionali europee under 20.

Il 1° maggio, invece, sul canale YouTube dell’evento, a partire dalle 16, sarà ritrasmessa l’intera telecronaca Rai (commentata da Franco Bragagna e Orlando Pizzolato) dell’edizione 2019.

“Invitiamo tutti gli appassionati, gli atleti, i dirigenti, gli allenatori, a condividere con noi il ricordo di una delle tante grandi giornate che abbiamo trascorso insieme, il 1° maggio, in Piazza Grande”, spiega Piero Martin, organizzatore e memoria storica di un evento con pochi eguali nel panorama delle corse su strada italiane.

Pochi lo sanno, ma la corsa Oderzo Città Archeologica ha avuto una sorta di padre nobile: Salvatore Bettiol. “Fu lui - conferma Martin - a consigliarci di organizzare una gara nello splendido scenario della nostra piazza”. Era il 1° maggio del 1996, quando la gara debuttò all’ombra del Torresin, la caratteristica torre dell’orologio, incoronando il keniano Philemon Kipkering Metto e Rosanna Munerotto.

La passerella dei campioni si è poi allungata sino a coinvolgere gran parte delle stelle azzurre: da Genny Di Napoli a Francesco Panetta, da Vincenzo Modica a Daniele Meucci, da Silvia Sommaggio a Silvia Weissteiner, trionfatrice per ben sette volte (cinque consecutive) in Piazza Grande. Quindi i grandi veneti: in primis, Gabriele De Nard e Ruggero Pertile. E gli stranieri. Due nomi su tutti: il fuoriclasse ucraino del cross, Sergey Lebid, e il norvegese Sondre Moen, arrivato a Oderzo da primatista europeo della maratona.

Con molti è nato un rapporto di amicizia che dura nel tempo. “Uno su tutti? Il vincitore della maratona di New York, Giacomo Leone, ma anche Francesco Bona ed Elena Romagnolo. Sono loro i migliori ambasciatori della nostra gara. Con tutti cerchiamo di instaurare un rapporto che vada al di là di questioni tecniche o di ingaggio. Una delle ragioni del nostro successo, forse la principale, risiede proprio in questo. A Oderzo gli atleti vengono volentieri perché sanno di trovare gare di qualità e un grande ambiente”.

Non manca neppure un pizzico di nostalgia: “Il ricordo dolcissimo di Maura Viceconte, con cui siamo rimasti a lungo in contatto. E di Cosimo Caliandro, un altro campione grande e sfortunato che corse a Oderzo”.

Grazie all’amicizia con Alvise De Vidi, la corsa internazionale Oderzo Città Archeologica è stata anche una passerella per i migliori esponenti dell’atletica paralimpica: “Abbiamo contribuito a far conoscere l’atletica dei diversamente abili in anni in cui non si parlava così tanto di loro. Ci siamo fermati quando le handbike sono passate sotto l’egida della federazione ciclistica”.

La migliore edizione di sempre? “Impossibile dirlo, ma la differenza l’hanno fatta più le donne che gli uomini: ci sono stati anni in cui il podio femminile equivaleva, e forse superava, quello della Avon Running di Milano. Per noi era motivo d’orgoglio”.

In questo periodo, alla guida della Nuova Atletica Tre Comuni si sono succeduti quattro presidenti: Sergio Furlan, Giampaolo Carrer, Guglielmo “Renato” Marcuzzo e Francesca Ginaldi. “Abbiamo sempre pensato che il coinvolgimento di tante persone, magari con esperienze diverse, fosse l’unica strada per dare continuità all’evento, ragionando sempre in grande. Non l’avessimo fatto, non saremmo arrivati a un quarto di secolo”.

 

Foto credit Roberta Radini

 

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