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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

"39 cani rinchiusi", sgomberato il canile di Silvella

Enpa denuncia: "Perché i randagi non venivano affidati a noi che abbiamo il canile vuoto?"

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

CORDIGNANO - “39 cani rinchiusi in un canile che non aveva i requisiti per essere tale: randagi trovati nei Comuni dell’Ulss7 e fatti sparire in una struttura dove venivano lasciati in condizioni sporche, senza essere sterilizzati e senza che nessuno facesse qualcosa per darli in affido. Il tutto, mentre venivano mantenuti da noi cittadini”. Descrive così, Valentina dell’Enpa, la situazione del canile di Silvella di Cordignano che questa mattina è stato sgomberato dai volontari dell’Ente Protezione animali che hanno trasferito i 39 cani al canile di Borgo Chiaro a Cison di Valmarino.

 

“Perché - si chiede Valentina - il canile sanitario era vuoto mentre a Silvella, in quel canile che è anche un allevamento, c’erano 39 cani?” Ciò che l’Enpa non si spiega è come mai i randagi trovati sul territorio dell’Ulss7 venivano affidati dalla clinica venerinaria al proprietario dell’allevamento-canile di Silvella che non si prodigava a promuovere l’affidamento, a cercare di dare una casa e una famiglia a questi animali e che non apriva nemmeno al pubblico i locali dove erano stipati i cani.

La faccenda ha avuto conseguenze pesanti non solo sugli animali, che per anni sono rimasti abbandonati a loro stessi, privati del diritto di avere una famiglia, una casa, una vita, ma anche sulle tasche dei cittadini in quanto gli animali vengono mantenuti per tre euro al giorno con soldi pubblici.

 

Questa mattina i 39 cani sono stati prelevati da Silvella e portati al canile di Borgo Chiaro, che era vuoto. E i volontari hanno notato negli animali problemi di sporcizia e di salute. “Un terzo dei cani ha difficoltà di socializzazione - racconta Daniela Trevisan, volontaria del canile Enpa di Ponzano - non sono facilmente avvicinabili e da ciò deduciamo che ci siano problemi di manipolazione. Inoltre molti dei cani non sono stati vaccinati e tutti dovranno essere verificati in termini veterinari per la filaria. Ci sono inoltre animali con dermatiti e non riusciamo a capacitarci di come non siano stati sterilizzati. Anche in termini di pulizia la situazione non è delle migliori: tutti presentano sporcizia importante e non sappiamo se siano stati controllati in termini parassitari. Nei prossimi 15 giorni faremo tutte le verifiche nessarie, veterinarie e comportamentali, per dare tutte le informazione necessarie per procedere con l’affido, affinché questo vada a buon termine”.

Insomma, ora ci sono 39 cani che cercano casa. Che la cercano da tempo, in realtà, ma nessuno li ha mai aiutati a trovarla.

 

La vicenda, con la liberazione degli animali, non è conclusa: “E’ grazie alla conferenza dei sindaci, e al primo cittadino di Conegliano Floriano Zambon - spiega Valentina - che siamo riusciti a ottenere il permesso di portare i cani nel nostro canile: noi abbiamo sempre cercato di darli in affido ed è quello che faremo con questi 39 animali. Ora si tratta solo di capire perché negliultimi anni i randagi venivano affidati al proprietario dell’allevamento di Silvella mentre il canile sanitario era vuoto”.

 


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Stefania De Bastiani

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