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28 marzo 2024

Acqua salata

Categoria: Notizie e politica - Tags: acqua, aumenti, investimenti, AEEG, Federconsumatori, ANEA, Federutility

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Valentina Piovesan | commenti |

Il miraggio estivo dell’urbano cittadino, qualunque sia la sua giungla d’asfalto surriscaldato d’origine, generalmente si può riassumere in una manciata di orecchiabili strofe anni ’60: “Con le pinne, fucile ed occhiali, quando il mare è una tavola blu, sotto un cielo di mille colori ci tuffiamo con la testa all’ingiù”.

 

Dico “generalmente” perché ci sono anche gli irriducibili dediti alle vette (gruppo di cui faccio parte io), che possono altresì contare su un quadretto “vianellesco” non meno promettente e pittoresco per le proprie estive visioni a occhi aperti: “Dal cucuzzolo della montagna sotto a un cielo tinto col blu […] Scenderemo sempre più giù”.

 

Un po’ come succedeva a Fantozzi vittima di allucinazioni a sfondo mistico, bramiamo la situazione che più si confà alle nostre esigenze.

 

Che si tratti del mare ristoratore dove gettarsi con un sospirato “splash” previa cottura in stile fettina panata o della cascatella montana in cui immergere timidamente la mano e il cui solo scroscio è sufficiente a ritemprare dopo Km e Km di ardimentose scarpinate, l’acqua è sempre nei nostri pensieri, dunque.

 

E in questo particolare frangente, vacanziero o meno, lo è ancora di più, dato che in termini di costi l’acqua a uso domestico potrebbe risultare più salata di quella del Mar Morto.

 

Già da qualche mese leggiamo sui giornali che l’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas) ha stabilito dei criteri per la quantificazione delle tariffe volti a promuovere interventi sulle strutture esistenti (basti pensare che le perdite degli acquedotti sono pari al 30% dell’acqua immessa in rete) nonché la realizzazione di nuove opere, come depuratori e impianti per gli approvvigionamenti idrici in condizioni di siccità. Il fronte della depurazione è particolarmente critico, a causa della condanna da parte della Corte di giustizia UE per il mancato trattamento dei reflui urbani, che potrebbe risolversi in multe da 20 mila a 700 mila Euro al giorno, comportare la sospensione dei finanziamenti europei nonché costarci una figuraccia a livello mondiale pari a quella fatta in tema rifiuti.

 

La questione è davvero spinosa: per sostenere gli investimenti del settore idrico occorrerebbero 65 miliardi di Euro da qui a 30 anni.

 

Sul sito di Federconsumatori possiamo leggere che Il C.R.E.E.F. (Centro Ricerche Economiche Educazione e Formazione della Federconsumatori), ha rilevato che per l’energia elettrica, il gas, l’acqua ed i rifiuti la spesa complessiva nel 2013 ammonterà a 2.488 €, il 75% in più rispetto al 2000, il doppio rispetto all’aumento del tasso di inflazione dal 2000 ad oggi, pari al 32,6 %.

 

Rispetto al 2012 l’aumento risulta pari al 5%, ovvero 113 Euro in più.

 

Nel caso specifico dell’acqua, le proiezioni di spesa per il 2013 prevedono un aumento del 10%, risultato di una stima che si basa sul limite dell’aumento del 6,4% sancito dall’AEEG nel nuovo metodo tariffario transitorio relativo al servizio idrico e sullo studio A.N.E.A che ha analizzato le tariffe di 61 Autorità d’ambito territoriale, rilevando un aumento medio del 13,7% (in alcuni casi superiore al 20%).

 

Il 14 maggio 2013 Confservizi Cispel Toscana, A.N.E.A (Associazione Nazionale Autorità e Enti di Ambito) e Federutility (la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici locali che operano nei settori energia elettrica, gas e acqua) hanno dato vita al convegno “Effetti contrattuali e finanziari della nuova regolazione idrica: verso il metodo tariffario definitivo”, dibattendo sulla necessità di individuare un sistema in grado di rispettare il referendum del 2011 e il diritto comunitario, di tutelare il consumatore da un lato e dall’altro di promuovere gli investimenti.

 

In un comunicato stampa datato 4 luglio Federutility ribadisce la necessità di investire in acquedotti, reti fognarie, impianti di depurazione, reti energetiche intelligenti.

 

Il 9 luglio a Roma presso l’Auditorium GSE nel corso dell’Assemblea Generale di Federutility, alla quale presenzieranno, fra gli altri, Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Guido Bortoni, Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, verranno presentati dei dati sugli investimenti in ambito di acqua ed energia, operati sul territorio dalle aziende di servizi pubblici locali; l’obiettivo è investire secondo la cosiddetta “logica del melograno”, attraverso la quale si possa raggiungere la crescita economica nazionale grazie ai risultati positivi dei singoli territori, ai fini di uno sviluppo nazionale omogeneo.

 

È nostro costume dare per scontata la fruizione dell’acqua quasi ci fosse dovuta per diritto divino e in determinati casi scialare alla follia come se non esistesse un domani, ma è sufficiente recarsi, anche solo col pensiero, in determinate zone pure nostrane per renderci conto che la realtà è ben diversa: due italiani su dieci non sono collegati a una fogna e tre su dieci non sono collegati a un depuratore, come possiamo leggere in un comunicato stampa di Federutility datato 14 maggio 2013 (badate bene, non 2013 a.C.!).

 

Sento spesso dire che le prossime, inevitabili guerre saranno per l’oro blu, anche se è più corretto utilizzare il presente e non il futuro: questi scontri difatti sono già in atto, basti pensare alla contesa fra Etiopia ed Egitto per lo sfruttamento del Nilo.

 

A causa del brusco aumento demografico, dei cambiamenti climatici, di una cattiva gestione della risorsa, del crescente fabbisogno di energia destinato ad aumentare da qui al 2035 del 50 %, siamo tutti a rischio; secondo il 4° Rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche mondiali entro il 2030 metà della popolazione mondiale soffrirà per la scarsità d’acqua, Asia e Africa in testa.

 

Mi vengono i brividi solo a pensarci. E a voi?



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