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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

"Aprire la sezione archeologica o vendere palazzo Torres"

Il presidente del consiglio comunale Santantonio è stato diretto

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

VITTORIO VENETO – «Dopo 35 anni la sezione archeologica del Museo del Cenedese o si apre oppure si mette in vendita palazzo Torres». La provocazione è del presidente del consiglio comunale Paolo Santantonio (Fi). Prendendo la parola nel consiglio comunale di lunedì 15 giugno, Santantonio ha posto l’accento su svariati «problemi e opportunità della città». Ha parlato di due «eventi epocali» che si materializzeranno nei prossimi mesi: l’elettrificazione della linea ferroviaria Conegliano-Vittorio Veneto e l’apertura del traforo di Santa Augusta che darà «nuove opportunità turistiche e culturali per Serravalle».

 

«Di fronte a novità epocali, servono adeguamenti epocali – ha evidenziato in aula Santantonio -. Con l'apertura del traforo, Serravalle potrà diventare un museo a cielo aperto. E dentro al museo a cielo aperto c’è lo spazio per un nuovo, grande, unico complesso museale delle arti, della cultura, della storia locale». Da qui il suo auspicio a degli investimenti. «Perché – si è chiesto - non tentiamo di cogliere le opportunità che il traforo ci offre per ripensare il nostro sistema museale lanciando un rinnovato e ampliato complesso museale? Perché non pensare a cosa potrebbe nascere da un complesso unitario Cenedese-Torres-Todesco, per di più con Palazzo Minucci a poche decine di metri, e tentare magari di concordare con gli eredi la valorizzazione della collezione Paludetti proprio a Serravalle, risolvendo così una volta per tutte il problema della “cattedrale nel deserto” che è Villa Croze?».

 

Infine la presa di posizione su palazzo Torres: «Ritengo sia giunta l’ora che si adotti una doverosa e non più rinviabile decisione» l’auspicio dell’esponente di Forza Italia. «Gli amministratori della prima metà degli anni ’80 lo acquistarono con lungimirante visione per la creazione della sezione archeologica del Cenedese, spendendo circa 500 milioni di vecchie lire – ha ricordato -. Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 fu ristrutturato per una spesa di 1 miliardo e 50 milioni di vecchie lire. Negli anni Duemila furono fatti due interventi per arredi e spazi espositivi, uno da 130mila euro e l’altro da 203mila euro. A 35 anni dall’acquisto e dopo tante risorse investite da amministrazioni di diversi colori politici, la sezione archeologica non è mai stata aperta al pubblico. Certo, ci sono ancora dei problemi da risolvere, migliorie da apportare, nuovi adeguamenti da fare. Penso però che sia ora di affrontare questa annosa vicenda una volta per tutte, o ampliando finalmente il museo con l’apertura della sezione archeologica, o con scelta dolorosa e forse miope, ma in ogni caso legittima, inserendo il palazzo nell’elenco dei beni alienabili del Comune e lasciando le cose così come stanno».

 


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Claudia Borsoi

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