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28 marzo 2024

Esteri

Argentina, no all'aborto. Scontri in piazza

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Argentina, no all'aborto. Scontri in piazza

I senatori argentini hanno respinto la proposta per la legalizzazione dell'aborto, mettendo fine alle speranze delle organizzazioni femministe, anche se il disegno di legge era stato approvato a giugno dalla Camera dei deputati. Al termine di un dibattito durato 16 ore, 38 senatori hanno detto 'No' al testo che prevedeva interruzione volontaria della gravidanza durante le prime 14 settimane, 31 hanno votato a favore e due si sono astenuti.

Dopo il voto sono scoppiati violenti scontri a Buenos Aires: i manifestanti pro-aborto hanno lanciato pietre e bottiglie e dato fuoco a cumuli di immondizia a pochi metri dall'ingresso del parlamento argentino. La polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni; diverse persone arrestate. Il gruppo che ha causato i disordini è stato tuttavia una minoranza rispetto alla dimostrazione pacifica con la quale decine di migliaia di persone - sia favorevoli che contrari alla legge - hanno atteso, nonostante il maltempo, l'esito del dibattito-fiume al Senato.

Tra i senatori che hanno votato a favore c'è stata Cristina Fernandez de Kirchner, presidente della Repubblica argentina dal 2007 al 2015, che ha affermato di essersi opposta in precedenza, ma che "le migliaia di ragazze che hanno manifestato per le strade" a sostegno della legge le avevano fatto cambiare idea. "Non è una questione di credenze, ma di un problema che esiste" ha detto Fernandez.

IN PIAZZA - A Buenos Aires la piazza era divisa tra gli attivisti abortisti che indossavano sciarpe verdi e gli oppositori, con indosso fazzoletti celesti. Raduni sono stati organizzati anche nei capoluoghi di provincia argentini, in Spagna e in altre città straniere.

Centinaia hanno manifestato in Messico e Costa Rica a sostegno degli attivisti pro-aborto argentini. Il motto della campagna era 'L'educazione sessuale deve essere in grado di decidere, i contraccettivi per non abortire e l'aborto legale per non morire'. Secondo l'arcivescovo di Buenos Aires, Mario Poli, "il disegno di legge mette degli esseri umani indifesi e vulnerabili che si trovano in gestazione in una strada senza uscita, senza possibilità di difendersi, senza giudizio né processo".

MACRI - Il presidente Mauricio Macri, dal canto suo, aveva incoraggiato il parlamento a discutere la questione, nonostante si fosse detto personalmente "a favore della vita": "Non importa quale sarà il risultato" nel voto, ha twittato Macri. "Oggi vince la democrazia" ha aggiunto, definendo il voto "trascendentale" e incoraggiando gli argentini ad "accettare che ci siano altri che la pensano in modo diverso".

Attualmente l'Argentina consente di interrompere una gravidanza solo in caso di stupro o rischio per la vita della madre. La nuova legislazione avrebbe permesso alle donne di abortire negli ospedali pubblici gratuitamente fino alla 14esima settimana. In base alla legge argentina, con il 'No' del Senato tali proposte non potranno più essere presentate al Congresso per un anno, ossia fino al 2019, quando terminerà l'attuale legislatura.

I DATI - Le organizzazioni della società civile hanno stimato che 500.000 aborti illegali vengono eseguiti ogni anno nel Paese sudamericano, anche se gli esperti hanno messo in discussione la cifra. Secondo i dati ufficiali, nel 2016 il Paese ha registrato 245 casi di mortalità materna. Di questi, 43 erano dovuti ad aborti o aborti spontanei.

 



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