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05 novembre 2024

Italia

Arrestato a Roma Angelo Rizzoli

La Procura gli contesta crac da 30 milioni

| Carlo De Bastiani |

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| Carlo De Bastiani |

Arrestato a Roma Angelo Rizzoli

ROMA - Il produttore televisivo e cinematografico, nonché ex editore, Angelo Rizzoli, è stato arrestato dai finanzieri del Comando provinciale di Roma, per un crac da oltre 30 milioni di euro, in qualità di amministratore unico della 'Rizzoli Audiovisivi Srl' (oggi Tevere Audiovisivi Srl) società holding in liquidazione, con l'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale per aver cagionato con dolo il fallimento di 4 delle società controllate: Produzioni internazionale Srl, Ottobre Film Srl, Delta Produzioni Srl e nuove produzioni Srl.

L'operazione rappresenta l'epilogo di complesse indagini del Nucleo Polizia Tributaria di Roma, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, avviate a seguito dell'istanza di concordato preventivo presentata il 30 aprile 2012 dalla Tevere Audiovisivi Srl, storica casa di produzione televisiva e cinematografica costituita e diretta da Rizzoli, capogruppo di una holding composta da altre società operanti nel medesimo settore, tutte fallite tra il gennaio 2011 e il marzo 2012.

Rizzoli per il momento non andrà in carcere ma sarà ricoverato provvisoriamente in un reparto dell'ospedale Sandro Pertini. Lo ha disposto il gip Aldo Morgigni raccogliendo una richiesta fatta dai difensori e anche dalla Procura della Repubblica, considerate le precarie condizioni di salute del produttore. Il giudice Morgigni si è riservato invece di decidere sull'istanza dei difensori perché Rizzoli venga mandato agli arresti domiciliari. La decisione sarà presa lunedì prossimo dopo che Rizzoli sarà sottoposto ad interrogatorio di garanzia.

Secondo una delle accuse mosse dagli inquirenti, Angelo Rizzoli avrebbe fatto fallire le società del suo gruppo "distraendo" e "dissipando" le risorse economiche della Rizzoli Audiovisivi per la costituzione di "un notevole patrimonio immobiliare" e non per salvaguardare l'equilibrio patrimoniale della holding, peraltro anch'essa in stato di insolvenza.

Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno evidenziato come Rizzoli "abbia fatto fallire le società del suo gruppo non per salvaguardare l'equilibrio patrimoniale della holding (peraltro anch'essa in stato di insolvenza) - sottolineano i finanzieri in una nota - ma per il profitto personale proprio e della sua famiglia".

''A prescindere dei risultati economici dell'attività produttiva infatti - si sottolinea - le risorse economiche della Rizzoli Audiovisivi sono state sistematicamente distratte e dissipate nel corso degli anni a favore della costituzione di un notevole patrimonio immobiliare, concentrato in un'altra società partecipata, la Gedia srl, quest'ultima amministrata dalla moglie del Rizzoli Angelo", la parlamentare del Pdl Melania De Nichilo, indagata per bancarotta fraudolenta.

Tale ultima società, secondo gli investigatori, avrebbe beneficato di continui finanziamenti, per oltre 6,7 milioni di euro, provenienti dalla Rizzoli Audiovisivi, per sostenere le spese per l'acquisizione, la ristrutturazione, la gestione ed il mantenimento delle possidenze immobiliari in uso ai coniugi Rizzoli, tra cui la residenza ai Parioli e la tenuta di Capalbio.

"Successivamente, con atto di scissione, la società Gedia srl, una vera e propria cassaforte di famiglia - scrivono i finanzieri in una nota - usciva dal gruppo Rizzoli, in modo da sottrarre ai creditori in sede di concordato il patrimonio immobiliare che avrebbe ben potuto garantire l'ingente buco del gruppo, pari ad oltre 30 milioni di euro".

Contestualmente all'esecuzione del provvedimento restrittivo nei confronti di Angelo Rizzoli, le Fiamme Gialle hanno eseguito, nei confronti dello stesso Rizzoli e della moglie, un decreto di sequestro preventivo di tutti i beni della famiglia, consistenti nelle quote del capitale sociale della Gedia Srl, in 7 immobili, tra cui la residenza ai Parioli e la tenuta 'ca' de dogi' e diversi terreni nell'Argentario, per un valore stimato di circa 7 milioni di euro. Per quanto riguarda il sequestro dell'immobile di via Pietro Paolo Rubens, di 21 vani, in Procura si sottolinea che resta a disposizione della moglie De Nichilo, in quanto il sequestro preventivo dei beni non deve limitare la sua libertà di movimento.

Tra le produzioni televisive realizzate dalle società poi fallite riconducibili ad Angelo Rizzoli ci sono anche le fiction tv 'Capri', 'Il generale Della Rovere', 'Ferrari', 'Cuore', 'Marcinelle' e l'opera cinematografica 'Si può fare'. Gli accertamenti compiuti e la ricostruzione dei fatti gestionali che hanno riguardato prima le società fallite in serie e poi la Rizzoli Audiovisivi in liquidazione, hanno consentito agli investigatori delle Fiamme Gialle di Roma di accertare come Rizzoli fosse "il dominus assoluto" di queste imprese, mentre gli amministratori di diritto delle stesse si limitavano unicamente a svolgere una funzione di 'prestanome'.

Questi ultimi infatti, secondo quanto accertato dai finanzieri, "erano privi di qualsiasi potere decisionale e percepivano per il loro ruolo solo saltuarie remunerazioni da Rizzoli stesso, che invece incamerava tutti gli utili". Dal 2004 al 2011 Rizzoli avrebbe "prelevato dalle casse della Rizzoli Audiovisivi, soltanto a titolo di compenso di amministratore, oltre 6 milioni di euro, in controtendenza rispetto all'andamento economico della società ed al progressivo aumento della sua esposizione debitoria".

"In pratica Rizzoli - spiegano i finanzieri - utilizzava le società controllate, poi dichiarate fallite, per la produzione in subappalto dalla controllante Rizzoli Audiovisivi di prodotti cinematografici e televisivi, i cui proventi venivano poi incamerati interamente dalla controllante stessa. Quest'ultima ometteva di pagare le fatture delle controllate operative, rendendo le stesse non in grado di far fronte ai debiti assunti nei confronti dei propri fornitori e soprattutto dell'Erario (per oltre 14,5 milioni di euro) e degli Istituti Previdenziali (Inps e Enpals), per oltre 6 milioni di euro. Da qui l'istanza di fallimento presentata dall'Agente della riscossione Equitalia".

(Adnkronos/Ign)

 



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Carlo De Bastiani

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