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20 aprile 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

"Averlo saputo che arrivavano i profughi non facevo la pista ciclabile"

Secondo il sindaco la presenza dei migranti è un deterrente per andare in bicicletta

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Alcuni richiedenti asilo del Ceis di Vittorio Veneto

CISON DI VALMARINO - Pare che accogliere 80 ragazzi in fuga da guerre, carestie, persecuzioni in una struttura vuota che altrimenti resterebbe tale non sia cosa da farsi. La notizia del probabile arrivo di profughi all’albergo ristorante Il Borgo di Cison di Valmarino ha fatto alzare le antenne e messo in allerta sindaci e cittadini.

“Cosa fanno qui? Non c’è lavoro per noi, figuriamoci per loro”, ha commentato qualche cittadino interpellato da Antenna3. Ovviamente i richiedenti asilo, per legge, non possono lavorare e ciò che chiedono non è un posto ma asilo politico. Ottenuto questo potranno sì cercarsi un impiego ma non a Cison, luogo da dove saranno allontanati una volta ottenuti i documenti (e la conseguente possibilità di lavorare). Del problema opposto si preoccupa al contempo un altro cittadino: “Starebbero tutto il giorno in giro. Come a Vittorio Veneto, dove sono sempre fuori: fumano e non fanno nulla”.

 

Per il sindaco di Cison di Valmarino Cristina Pin a questione è privata ma ”i problemi li avremo noi e saranno motivo di nuovo disagio sociale causato dal malessere dei cittadini”. “Averlo saputo che Il Borgo era destinato a diventare centro di accoglienza - spiega il sindaco - non avrei speso 300mila euro per realizzare la pista ciclabile che porta a Soller”. Un discorso che non fa una piega: a che serve una pista ciclabile se nei paraggi vivono dei ragazzi africani?

“Voglio sfidare chiunque, i turisti americani e australiani che adesso arrivano a farsi il giro in bicicletta lungo la ciclabile…voglio scommettere chi ci andrà più”, commenta un cittadino convinto che i turisti extracomunitari non avranno nessuna intenzione di percorrere una pista ciclabile adiacente a un luogo dove vivono altri extracomunitari.

 

Anche per il sindaco del Comune vicino, Miane, l’arrivo di 80 migranti è un bel problema. “Tutti quegli stranieri andranno a impattare fortemente nelle nostre piccole comunità – commenta Angela Colmellere – e lo faranno tanto più se, come certificato lunedì scorso dalla stampa, il 96% di loro è maschio e giovane. Mi chiedo pertanto: dove sono le donne? Dove i bambini? Questi son davvero fuggiti dalla guerra, e perché hanno lasciato a casa le famiglie? Prima di ospitare queste persone sconosciute nei nostri paesi, noi sindaci vogliamo conoscerne i nomi, le intenzioni, la provenienza, la storia”.

Ovviamente non tutti sono fuggiti dalla guerra: molti sono scappati dalla miseria, si sono poi trovati in Libia, dove la guerra è scoppiata più tardi e sono stati costretti a prendere un barcone. Tanti sono perseguitati politici, altri sono colpevoli di essere cristiani in paesi estremisti islamici. Molti sono fuggiti da dittature, da situazioni in cui i diritti umani vengono calpestati e il futuro viene loro tolto. Altri da paesi dove non c'è una guerra ma gli attacchi armati sono all'ordine del giorno. Molti, la famiglia, l’hanno persa. E se sono soprattutto uomini è perché il viaggio viene affrontato da loro con la speranza, una volta giunti in Europa, di guadagnare abbastanza per permettere alla famiglia di raggiungerli.

Ma per Colmellere è necessario dare le proprie generalità, raccontare il proprio passato, annunciare le proprie intenzioni prima di trasferirsi a Cison di Valmarino o nei comuni limitrofi.

 

Di loro non sappiamo nulla, ma i pregiudizi hanno preceduto i ragazzi. “E’ un’idea malata - dichiara il consigliere regionale pievigino Alberto Villanova - La maggior preoccupazione è per eventuali disordini e ‘fastidi’ per gli avventori della pista ciclabile, soprattutto se donne”. “Non si tratta di razzismo - ci tiene a precisare Villanova - ma dobbiamo essere realistici: certi concentramenti di profughi sono un deterrente per un territorio che vive di turismo”. “Il problema - continua il consigliere - non è l’arrivo di famiglie che cercano normalità di vita e integrazione, ma i migranti che arrivano da noi sono tutti maschi adulti (cfr. 96 su 100) che non sempre scappano solo dalla guerra perché altrimenti si porterebbero dietro le famiglie”.

Migranti uomini che lasciano la propria terra, la propria casa, che rischiano la vita attraversando il NordAfrica e il Mediterraneo e che arrivano qui, sopravvivendo al mare e ai soprusi. “Per non fare nulla e dar fastidio alle donne”.

 



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Stefania De Bastiani

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