Breton avviata la procedura di crisi aziendale, oltre 200 esuberi annunciati
La preoccupazione del Sindacato dei metalmeccanici per l’impatto occupazionale sul territorio
CASTELLO DI GODEGO / VEDELAGO – La Breton Spa, leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine e impianti per la pietra naturale e composita, ha avviato una procedura di crisi aziendale che porterà a 216 esuberi tra i suoi 832 dipendenti. La decisione, che coinvolgerà 198 lavoratori della sede di Castello di Godego e 18 di quella di Vedelago, è stata presa per far fronte alla difficile situazione economica attuale. Massimo Baggio della FIOM CGIL di Treviso ha confermato la notizia, spiegando che l'organizzazione sindacale chiede l'attivazione della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi. "È necessario riconoscere incentivi alla risoluzione del rapporto di lavoro, modulati per età e tempistica di uscita, per salvaguardare il reddito dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare quelli prossimi al pensionamento", ha dichiarato Baggio. L'obiettivo è anche favorire la ricollocazione e ridurre l'impatto sul territorio.
La crisi aziendale si è acuita a partire dalla metà di quest'anno. Nonostante Breton abbia registrato una crescita in termini di clienti e progetti, il contesto macroeconomico attuale ha determinato un rallentamento nelle commesse e uno slittamento degli ordini, rendendo insostenibile la saturazione della capacità produttiva. L'azienda ha attribuito il calo non solo all'inflazione e all'aumento dei costi delle materie prime, ma anche ai recenti fattori geopolitici. A gennaio 2024, Breton aveva già attivato la cassa integrazione ordinaria. Ora, con l'annuncio dei 216 esuberi, l'azienda punta a recuperare efficienza e redditività, contenendo i costi fissi e sviluppando una strategia di riposizionamento, consolidamento e innovazione per il medio termine.
“Non proprio un fulmine a ciel sereno ma consci di un contesto difficile avremmo voluto scongiurare gli esuberi, che ci è stato notificato il 5 luglio scorso e che abbiamo rigettato in sede di confronto con i vertici di Breton - prosegue Massimo Baggio della FIOM CGIL di Treviso -, chiedendo contestualmente l’apertura dello stato di crisi aziendale e dunque la richiesta di tutela del reddito attraverso la cassa integrazione straordinaria della durata di un anno a partire dal 15 luglio. In solo pochi giorni siamo riusciti a definire con Breton un piano di esuberi che metta a terra somme a titolo di riconoscimento incentivante all’esodo, modulate per periodo (entro il 30 novembre 2024, entro il 28 febbraio 2025, entro il 30 aprile), per età anagrafica, per anzianità aziendale, per avvicinamento alla maturità dei requisiti per il pensionamento, da una a 15 mensilità - per i soggetti più esposti - a dipendente. L’accordo per la gestione degli esuberi connesso all’ammortizzatore sociale che abbiamo presentato ieri all’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici, contempla, inoltre, l’incarico da parte di Breton a società specializzate di ricerca di occupazione e la predisposizione di un progetto di ricollocazione, formazione e riqualificazione supportato anche da Enti Pubblici”.
“È indispensabile contenere nella misura massima possibile il numero degli esuberi e, quindi, di utilizzare tutti gli strumenti di protezione attiva dei dipendenti e dei lavoratori in esubero con lo scopo di tutelare i redditi delle famiglie e assorbire l’impatto sociale derivante dalla situazione di crisi - aggiunge Manuel Moretto, segretario generale della FIOM CGIL di Treviso -. Non nascondiamo la preoccupazione emergente in termini di occupazione e sviluppo. Le difficoltà di un’impresa di tali dimensioni mettono a rischio la crescita economica dell’area nella quale insiste. Per tale ragione, anche all’interno di un confronto più ampio con le istituzioni del territorio, vigileremo puntualmente che la ricollocazione dei lavoratori e delle lavoratrici avvenga e che le strategie, compresa questa drammatica della riduzione del personale, ottengano i risultati di consolidamento al quale mirano”.
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