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30 dicembre 2024

Treviso

I BUFFET INDIGESTI DELLA PROVINCIA

Opposizioni scatenate contro le "spese folli" di Muraro. Ma c'è chi dice: "E' marketing territoriale"

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

I BUFFET INDIGESTI DELLA PROVINCIA

TREVISOLa magnada la è restada sul grop.

I 200 mila euro che la Provincia ha speso per i buffet e le cene di gala, che durante il mandato hanno accompagnato inaugurazioni, gemellaggi, eventi vari ora risultano più che mai indigesti. Il boccone luculliano non è andato giù alle opposizioni, mentre per la Lega non c’è nessuno scandalo: sul piatto c’è solo “promozione del territorio”.

In questi giorni di mezza estate trevigiana, il dibattito politico è sul tavolo. E non in senso metaforico. Dopo che Floriana Cesellato, responsabile del Pd provinciale, ha invitato Muraro a contenere le spese per buffet e banchetti “pubblici”, sul menù, anzi: sul tema, si è imbandita una bella polemica.

Il capogruppo della Lega Nord, prendendo le difese della politica conviviale del presidente Muraro, ha detto che brindisi, pranzi e cene servono a promuovere Treviso e le sue eccellenze.

E con lui si sono accomodati, cioè: accodati, i responsabili di alcuni consorzi agrioalimentari, come Paolo Manzan – presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso e di quello variegato di Castelfranco Veneto Igp, che ha sbottato: “Non facciamo di tutta un’erba un fascio. Non vanifichiamo anni di lavoro e di promozione del nostro prodotto: i buffet organizzati alla Provincia sono spesso strumento di valorizzazioni dei prodotti tipici. Proprio come avviene per il radicchio”. “Parlando delle attività che riguardano i produttori di radicchio – ha ribadito Manzan - posso solo dire che l’aiuto della provincia di Treviso e degli altri enti è determinante ancor di più in questo momento in cui i nostri mercati rischiano di essere invasi di prodotti a basso prezzo, ma ad alto pericolosità per la salute dei consumatori”.

Di un’altra opinione è Luigi Amendola, capogruppo consiliare di Sinistra Ecologia Libertà a Treviso. “Le giustificazioni della Lega in merito alle spese folli dei ricevimenti di Muraro e della sua giunta – dice Amendola – sono ridicole. Spendere 200 mila euro di soldi pubblici in buffet e cene sarebbe un’operazione di marketing territoriale? Cosa c'entrano le iniziative come "le immagini dell'Etna", "i 150 anni di una banda", "l’invecchiamento attivo" e il "Rural net - Italia Austria" con lo sviluppo del territorio? Nulla. E’ ora che la provincia elimini gli sprechi e dia rispetto e ascolto ai trevigiani”.

L’indignazione di Amendola è ripresa anche dal capogruppo provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà, Luca De Marco, che già lo scorso ottobre aveva fatto un elenco degli “sprechi” provinciali, molti dei quali erano relativo al nuovo Sant’Artemio.

Luca De Marco invita Muraro, ma soprattutto Zaia – come presidente leghista della Regione – a inaugurare una “poltica della sobrietà e di attenzione all'essenziale che sostituisca una crescita vorace, illimitata e consumistica”. Secondo Muraro, Zaia da ministro dell’agricoltura ha avuto una caduta di stile, facendosi sempre fotografare col bichhiere in mano o con qualche pietanza a portata di bocca.

“Figuriamoci oggi –contesta De Marco al governatore veneto - se Zaia può mancare di finanziare sagre e sagrette. Mentre si tagliano servizi primari, si continua a spendere e spandere per i buffet. Molte delle spese per rinfreschi si riferiscono al settore delle politiche sociali, retto dal clan Sernagiotto che ora è in guerra contro Muraro- ricorda De Marco. - Assessore al sociale era Alessio De Mitri, che ha organizzato i convegni che poi terminavano con i lauti rinfreschi. Quell'Alessio De Mitri che ora fa il cascato dalle nuvole e pare scoprire adesso com’era l'andazzo in Provincia. Le contestazioni che da sinistra muovevamo all'assessorato alle politiche sociali, retto per quasi tutta la consigliatura dall'assessore Barbara Trentin e poi da De Mitri, era quello di essere un convegnificio. Un sacco di convegni, tutti con il rinfresco finale o con il coffee break, ma poco di politiche concrete".

 


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Emanuela Da Ros

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