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28 marzo 2024

Treviso

BUONA DOMENICA "Io sono Giorgia", a testa in giù

La Meloni presa di mira da un altro accademico. Alberti Casellati minacciata di morte. Indagati gli undici autori dei post contro Mattarella. Gli odiatori dei social in servizio permanente effettivo.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

BUONA DOMENICA

TREVISO - C’era già andato giù pesante, nello scorso mese di febbraio, un docente di un’altra università, quella di Siena. Giovanni Gozzini, nel corso di una trasmissione radiofonica, aveva definito “vacca e scrofa” l’onorevole Meloni. L’altro ieri ci ha riprovato un ricercatore della Ca’Foscari, docente di Storia contemporanea che ha messo “a testa in giù”, negli scaffali della libreria Feltrinelli (anche se non rivendica i diritti d'autore della foto postata), la copertina dell’ultima fatica letteraria della presidente di Fratelli d’Italia: “Io sono Giorgia”. Una “creativa” rievocazione di Piazzale Loreto, poco felice e tanto biasimevole.

Che poi non si capisce perché qualcuno nel mondo accademico ce l’ha tanto con l’onorevole Meloni, che all’università non ci ha mai peraltro messo piede - come molti altri di ogni schieramento - e che quindi “pendenze” (o nemici) non dovrebbe averne. L’aggressione verbale, come modalità di comunicazione politica, sta però diventando un problema. Perché a brandire l’arma contro i politici non sono soltanto gli odiatori dei social. A ogni latitudine, gli insulti non si lesinano: “buffone” appartiene al genere classico-elegante. Ma ci sono stili molto più casual. Altri ancora di ricercato non hanno proprio niente: “Boldrini puttana, devi morire bruciata” e “Salvini maledetto ti aspettiamo a piazzale Loreto” (un evergreen).

Insomma nel campionario c’è solo che l’imbarazzo della scelta. Al punto che il portale italiano di sicurezza informatica “Al Ground” ha pensato bene di pubblicare delle avvertenze destinate ai cultori del genere: i casi sono contemplati al 595 del Codice penale e prevedono la reclusione fino a un anno e multa di 1032 euro. Dall’11 maggio scorso sono intanto indagati gli undici autori delle offese al presidente della Repubblica Mattarella. Ha scritto Adnkronos: “I post e i contenuti multimediali fanno riferimento al periodo tra aprile 2020 a febbraio 2021, anche in relazione al lockdown e alle scelte per il contenimento del Covid 19, anche grazie all’impiego del Reparto Indagini telematiche e web, che ha ricostruito la rete relazionale e le abitudini social delle persone coinvolte nelle azioni delittuose, di età compresa tra i 44 e i 65 anni, tra i quali figurano impiegati e professionisti”. Dalla prima alla seconda carica dello Stato, un’altra indagine scatterà adesso per le minacce di morte ricevute proprio ieri dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati.

Offese e insulti non sono però unidirezionali: volano parolacce da politico a politico e anche da politico a cittadino (ma non quando si è sotto elezioni perché qui scatta il silenzio... elettorale). Si dirà: “È la politica bellezza!”. È vero, “darsele e dirsele” di santa ragione è il sale della dialettica. Ma la forma è sostanza, e i maestri del bon ton da riscoprire non mancano, soprattutto nel mondo anglosassone. Wiston Churchill a un suo oppositore alla Camera dei Lord: “È uno di quegli oratori dei quali si può dire a ragione che prima di prendere la parola non sanno cosa stanno per dire; mentre pronunciano il loro discorso non sanno cosa stanno dicendo; e quando si rimettono a sedere non sanno cosa hanno detto ”. Disraeli, rivolto a Gladstone: “Non ha un solo difetto che si possa redimere”. Lord St. John of Fawsley su Margareth Thatcher: “Quando parla senza pensare dice ciò che pensa”.

 

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